«A scuola si parla ancora poco della tragedia delle foibe»

La lettera di Pietro Cremonesi

Gentile Direttore,

dopo l’importante Giornata della Memoria (27 gennaio) arriva la Giornata del Ricordo (10 febbraio), momento del dolore e della coscienza.

Il 10 febbraio è la data prescelta per il “Giorno del Ricordo”, una solennità civile italiana nata per conservare e rinnovare la tragedia delle vittime delle Foibe e l’esodo dalle loro case degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia.

L’istituzione di questo giorno venne, all’epoca, contestato dai comunisti che temevano questa celebrazione come contrapposizione al 25 aprile, giornata legata alla resistenza. Come sempre succede ogni schieramento politico scelse da che parte stare.

Ritengo invece che il Giorno del Ricordo sia stato progettato come possibile elemento unificante e legittimante di una nuova unità nazionale, per ben comprenderlo deve però, essere spiegato. I giovani devono sapere cosa sono state le Foibe e quale atroce violenza hanno rappresentato.

Purtroppo a scuola se ne parla poco, mentre tutti sappiamo come la tragedia delle Foibe sia di interesse nazionale. Infatti i nostri fratelli del confine orientale nel dopoguerra furono a migliaia infoibati e 300mila italiani di quella terra, nel vergognoso silenzio che ne è conseguito per oltre 70 anni, meritano rispetto e verità. Chi in qualche modo sdrammatizza tutto ciò aggiunge ancora violenza a questa tragedia. Chi dimentica il passato è condannato a ripetere gli errori. La memoria va curata e tramandata: noi adulti abbiamo il dovere della Memoria, i più giovani hanno il diritto alla Memoria.

Pietro Cremonesi

Castiglione d’Adda

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