LODI - Il direttore del Censis Valerii ospite del Festival “Sillabario di comunità”: il calo demografico rischia di avere gravi ripercussioni sulla nostra economia. Il sociologo Allievi: la paura degli immigrati va governata

L’iniziativa culturale de «il Cittadino» e della Fondazione Comunitaria per parlare di Popolo

Il calo demografico già in atto e che nei prossimi decenni sarà ancora più accentuato rischia di avere effetti molto gravi sulla nostra economia. Già oggi le aziende faticano a trovare forza lavoro e non a caso il tasso di occupazione è salito ai livelli più alti da quando esistono le serie storiche. Sono alcuni degli spunti forniti da Massimiliano Valerii, direttore del Censis, sabato pomeriggio a Lodi per intervenire al secondo appuntamento del “Sillabario di comunità - parole per tempi nuovi”, festival promosso da «il Cittadino» e dalla Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi.

L’Italia, nonostante si creda il contrario, anche oggi rimane terra di emigrazione, nel senso che anche in questi ultimi anni il numero di persone che lasciano il nostro Paese è superiore a quelle che vi arrivano. Se ne deduce che questo fenomeno, unito al calo delle nascite in corso dagli anni Novanta, rischia di svuotare le nostre aziende e le nostre attività economiche. Non a caso, se anche oggi dovessimo invertire il trend e puntare fortemente su politiche per favorire le nascite, non avremmo risultati immediati, con la conseguenze che nel mondo produttivo i problemi di manodopera rimarrebbero. Un segnale chiaro è che, a fronte delle pressanti richieste delle aziende che faticano a trovare personale, il governo più a destra della storia repubblicana è anche quello che ha previsto il maggior numero di ingressi di stranieri in Italia in maniera regolare attraverso il decreto flussi.

E proprio gli stranieri saranno un elemento che riuscirà almeno in parte a compensare il quadro appena descritto, perché i nuovi arrivi saranno inseriti nella forza lavoro e perché, al momento, le donne straniere fanno più figli delle italiane.

Certo, il tema dell’immigrazione rimane assai delicato, anche per il dibattito interno al nostro Paese. Ne è consapevole Stefano Allievi, sociologo dell’Università di Padova, che sabato ha parlato di “Popolo e migrazioni” e di come governare un fenomeno che è in atto e non si può fermare perché le migrazioni sono una caratteristica della nostra società. Su un punto, Allievi, è stato particolarmente efficace: non è saggio negare la paura degli stranieri insita in parte della nostra società e non sono utili ricette calate dall’alto, qualcuno direbbe “buoniste”; al contrario occorre cercare di comprendere queste paure e tentare una forma di dialogo che possa smussare le asperità.

La parola del giorno, per il “Sillabario”, era Popolo. Oltre al Valerii e Allievi, sono intervenuti, nella sede della Fondazione Comunitaria, davanti a un pubblico partecipe e interessato, il costituzionalista Michele Ainis che ha parlato di “Popolo, potere e costituzione” e il sociologo ed economista Mauro Magatti, che si è soffermato sul rapporto tra “Popolo e società”.

Interessante il riferimento di Ainis alle riforme costituzionali e al tema del presidenzialismo che oggi è all’ordine del giorno in Italia. Il professore ha illustrato alcuni modelli, da quello americano al quello francese, passando per l’esperienza israeliana.

Magatti invece si è soffermato, nel dialogo con Valerii, sull’evoluzione della nostra società arrivando a individuare elementi di crisi negli anni Ottanta e prospettando la fine di questo modello, per approdare a un nuovo modello nel quale al momento le incognite sono più delle certezze. Il pomeriggio è stato moderato dal direttore de «il Cittadino» Lorenzo Rinaldi.

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