LODI Elisa sognava l’Italia ed è finita sulla strada, è arrivata l’ora del riscatto VIDEO

Nelle nostre «Buone notizie» in edicola oggi la storia della giovane emigrata dall’Albania a soli 18 anni

Era arrivata a 18 anni, nel Lodigiano, fuggendo da una famiglia problematica. Le avevano promesso un lavoro sicuro, quello di parrucchiera per il quale aveva studiato in Albania. Invece si è ritrovata, poco più che maggiorenne, direttamente sulla strada. Quella di Elisa, che oggi ha 29 anni, è una storia iniziata decisamente male, che ora però ha preso una piega diversa. Grazie soprattutto alla sua voglia di riscatto, la giovane vive da sola con la sua bambina e la mantiene lavorando in un magazzino.

«Mio papà si ubriacava e mia mamma non era presente - dice Elisa che ha deciso di raccontarsi per lanciare un messaggio di speranza alle altre ragazze che sono stanche di una vita sulla strada -, avevo cercato anche di togliermi la vita bevendo candeggina, continuavo a scappare di casa, avevo 15 anni, allora la polizia albanese mi ha portato in una comunità. Quando sono uscita, il cugino di un mio amico che abitava in Italia mi ha offerto di venire qua nel Lodigiano: la promessa era di trovare un lavoro come parrucchiera, che tutto era più facile. Questo ragazzo è venuto a prendermi in aeroporto, viveva con un’altra giovane che mandava già sulla strada a prostituirsi. Ha proposto subito anche a me di fare la stessa cosa, in attesa di trovare un lavoro diverso. Io mi sono rifiutata, ma lui ha minacciato di fare del male a me e alla mia famiglia. Io ero sola, non conoscevo la lingua ed ero impaurita».

Sono stati 4 anni drammatici. «Mi portava nei luoghi che aveva scelto per me - racconta -, poi faceva dei giri a controllare. Mi aveva insegnato quelle quattro parole in italiano che mi servivano con i clienti, poi dovevo dare a lui tutti i soldi che guadagnavo. Ne ho passate di ogni, mi sono ritrovata anche con il coltello alla gola. Poi ha detto che si era innamorato e che voleva fare una famiglia con me e tutto sarebbe andato bene. Nessun uomo che ti ama, però, ti fa fare questa cosa. Mi sono ritrovata in ospedale, ho incontrato clienti sporchi, pervertiti, mi hanno picchiata, mi sono ritrovata in cinta e mi hanno fatto abortire. Facevo schifo a me stessa». Elisa è riuscita a chiamare i carabinieri, a cacciare l’uomo fuori di casa e a scappare. Ma le disavventure non erano finite. Ha trovato un nuovo lavoro come baby sitter e badante, ma anche un fidanzato che poi è diventato il papà della sua bambina e si è rivelato un uomo violento.

«Mi picchiava e mi faceva fare una vita d’inferno così l’ho denunciato - racconta -, sono finita in una comunità protetta per donne maltrattate. Qui ho incontrato le persone di una istituzione religiosa che mi parlavano di Gesù e di Dio. Erano piene d’amore. Io ero musulmana e mi sono convertita. Al termine del percorso un’amica mi ha aiutata a trovare un nuovo lavoro e una casa. Non è stato facile non avendo una occupazione a tempo indeterminato avere in affitto un appartamento. Da sola non sarei riuscita. Adesso lavoro in un magazzino e mi occupo della mia bambina, ho perdonato anche i miei genitori. Sono venuti in Italia a conoscere la nipotina. Vorrei lanciare un messaggio alle donne che hanno vissuto il mio percorso di prostituzione: uscirne si può».

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