Il laboratorio della famiglia Fusari a Graffignana, dove l’artigianato diventa un’arte

La bottega è presente in paese da 50 anni ed è condotta da Giuseppe, Maurizio e Giorgia

Un luogo magico, dove le idee e i sogni possono trasformarsi in preziose e reali testimonianze. Stanze ricche di storia, nelle quali l’artigianato sconfina nell’arte, attraverso la creazione di oggetti destinati a durare per sempre.

Il Laboratorio d’arte orafa di Fusari è un’istituzione per chi conosce il settore e una sorpresa per tutti gli altri. Non è un’impresa nel senso stretto del termine, bensì una famiglia che si occupa di preziosi da tre generazioni. A guidare l’azienda di Graffignana sono infatti Giuseppe Fusari, il capostipite 86enne, tuttora attivissimo, il figlio Maurizio, che ha 59 anni e da sempre è nel settore e la “piccola” del gruppo, la 26enne Giorgia, figlia di Maurizio, che dopo gli studi in coreografia ha deciso di lavorare nel laboratorio.

La storia di questa bottega è affascinante e comincia all’inizio degli anni Cinquanta, quando Giuseppe Fusari era un ragazzino delle colline di San Colombano. «Avevo una dozzina d’anni e facevo dei piccoli lavori in una cascina alle Terme di Miradolo - ricorda -. Il proprietario mi voleva bene e mi vedeva futuro veterinario, ma io capii presto che non era il mio mestiere».

Così, grazie ai buoni uffici del titolare dell’azienda agricola, nel 1951 il giovane Giuseppe approda in una bottega-gioielleria in via Orefici a Milano, dove comincia ad appassionarsi al mestiere frequentando contemporaneamente la sezione serale della scuola Umanitaria.

Rapidamente Giuseppe Fusari passa da garzone a capo bottega, ma l’incarico non lo soddisfa: «A me piaceva lavorare con le mani, non controllare gli altri, non faceva per me» dice. Così nel 1965 si mette in proprio e apre la propria bottega in via dei Piatti, a Milano, che diventa punto di riferimento dei massimi esponenti dell’arte del periodo. «Venivano da noi pittori, grafici, scultori e artisti con i quali abbiamo creato una collaborazione, come i fratelli Giò e Arnaldo Pomodoro, Pietro Consagra, Aligi Sassu e Salvatore Fiume» commenta.

Sono anni vivacissimi nella Milano del boom economico, durante i quali il trentenne Giuseppe stringe una fraterna amicizia con Giò Pomodoro, con il quale intraprende un viaggio straordinario che durerà nel tempo e che continuerà con Maurizio. Poi cambia qualcosa: nel 1970 Fusari scioglie la società e si trasferisce nel Lodigiano, senza allentare i legami con il mondo artistico e culturale milanese. «Qui a Graffignana è iniziato un nuovo capitolo della mia attività, che dura tuttora, in quanto non ho smesso di lavorare. Continuare a creare mi mantiene in forma - sorride -. Mi sento ancora un orafo di campagna, tuttavia devo ammettere che di strada ne abbiamo fatta tanta, abbiamo avuto un’evoluzione. Giò Pomodoro parla dell’artifex, artigiano che lavora l’oro con competenza e con la propria sensibilità riesce a dare agli oggetti la forma e il respiro tipiche dell’artista. Ecco, noi siamo proprio così».

Monili, bracciali, anelli, catene, ma anche statuette e sculture, composizioni di vario tipo, sono tutte specialità della famiglia Fusari, che continua a produrre come vuole la tradizione. Opere della bottega Fusari sono esposte al Museo del gioiello di Vicenza e hanno fatto la loro bella figura al Guggenheim Museum di New York, a Dubai, al Parlamento Europeo di Strasburgo, ad Anversa. Il laboratorio è meta di tanti appassionati che “non sono clienti, ma soprattutto amici – conclude Giuseppe Fusari - e che vengono con un’idea, un disegno, magari vecchi gioielli di famiglia e ci chiedono un consiglio per realizzare nuove forme.

«Le nostre opere non hanno un valore, bensì un costo – conclude Giuseppe Fusari – dato dalla stima del materiale sommato all’intervento dell’artigiano-artista. Il valore, nel senso proprio del termine, viene stabilito successivamente, quando l’oggetto è terminato e si tirano le somme».

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