Con la fondazione dedicata alla piccola Sara Boffi si lotterà contro il neuroblastoma

La famiglia impegnata nella raccolta fondi per sostenere bimbi e genitori

Sostenere la ricerca per trovare una cura alle malattie oncologiche, perché il sacrificio di Sara possa servire a debellare il neuroblastoma, senza che nessun bambino debba più sopportare dolore e interventi chirurgici sulla sua pelle. Nasce con questo obbiettivo la Fondazione “Sara Angela Boffi l’Angelo dei bambini” voluta da mamma Laura Soldi e papà Paolino Boffi dopo la scomparsa del loro piccolo angelo. Volata in cielo troppo presto, a soli cinque anni a causa di una grave forma di neuroblastoma, la piccola sarà l’angelo custode di tanti altri bambini ammalati: al loro fianco con una speranza in più di guarigione, quella che a lei non è stata concessa.

Vorremmo che la Fondazione possa rappresentare un faro di speranza per tante famiglie

Il neuroblastoma, infatti, ancora oggi è una forma molto aggressiva che colpisce proprio i bambini e gli adolescenti, riempiendo il reparto di oncologia del policlinico San Matteo di Pavia, dove la piccola Sara era in cura da un anno e mezzo: «Al quarto piano, le quattordici camere riservate ai pazienti, erano sempre piene e sono tanti i bambini che hanno perso la loro battaglia» ricorda mamma Laura, classe 1986, dilaniata dal lutto ma motivata dalla possibilità di poter dare il proprio contributo a favore dei bambini. E ormai mancano soltanto le ultime pratiche burocratiche da completare per costituire a tutti gli effetti la Fondazione con avrà sede tra le mura di casa, a Gerenzago, tra i peluche e i dinosauri che Sara amava tanto, dove è vivo il ricordo di una bambina coraggiosa: «Vorremmo che la Fondazione possa rappresentare un faro di speranza per tante famiglie - dice Laura che da poco è tornata a lavorare come addetta vendite presso un supermercato, cercando di rimettere insieme i pezzi di una vita che si è vista sgretolare tra le mani dalla malattia della sua bambina -. Tramite spettacoli, eventi sportivi o culturali saremo in prima linea per promuovere campagne di raccolta fondi che possano sostenere la ricerca, con l’obiettivo di trovare una cura al neuroblastoma. Il sacrificio della nostra bambina non può essere vano».

Ricordo il momento della diagnosi al San Matteo: ero sola in uno stanzino con dieci medici che mi stavano comunicando che la mia bambina aveva un tumore

E grazie alla partecipazione alla “Pigiama run” organizzata dalla Lega italiana per la lotta contro i tumori, la famiglia era scesa in campo in piazza della Vittoria, per finanziare la figura di uno psicologo all’ospedale di Lodi a sostegno di mamme e papà durante la comunicazione della diagnosi più dolorosa. «Ricordo il momento della diagnosi al San Matteo: ero sola in uno stanzino con dieci medici, di cui tre oncologici, che mi stavano comunicando che la mia bambina era affetta da tumore. Occorre che i genitori siano assistiti già a partire da questo momento doloroso», dice la donna che sarà vice presidente dell’associazione composta dal marito Paolo, in veste di presidente, dalle nonne Paolaed Elisa, dalla zia Michela e dal commercialista Giorgio.

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