Sul futuro, fare una scelta oggi è un azzardo politico

«Rispetto ad un anno fa non ho cambiato idea, ma buttarsi oggi in una scelta senza un quadro normativo definito è un azzardo politico».

Era il giugno del 2015 quando Fabrizio Santantonio, nella veste di segretario provinciale del Pd, intervenne la prima volta in questa pagina per esprimersi sul futuro amministrativo del territorio. Rilasciò l’intervista n°3 di quella che sarebbe diventata una lunga serie di interviste. E lo fece da sostenitore dell’ingresso del Lodigiano nella Città metropolitana. Eravamo all’inizio del dibattito pubblico, alla vigilia dell’incontro alla Sala Granata con il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa, primo avamposto istituzionale lungo il cammino del possibile ritorno a Milano. Novantanove interviste dopo, è da sindaco di Maccastorna che, come da richiesta, torna sul tema. Il discorso, però, non può che prendere il giro largo.

Per il quadro normativo certo ci vorrà del tempo. Se ne parlerà dopo il referendum costituzionale di ottobre. Ma questo lo si sapeva anche prima...

«Ma rispetto a un anno fa sono successe delle cose. Alcuni istituti propri del territorio lodigiano sono stati riallocati dentro altri comprensori, ultima l’Azienda socio sanitaria, passata nella Città metropolitana. Oggi il Lodigiano è dentro un disegno un po’ schizofrenico, al centro di tensioni centrifughe».

Dunque?

«Prima di scegliere tra Area vasta e Città metropolitana vorrei conoscere bene le regole del gioco. Sul decentramento dello Stato nelle future Aree vaste non sappiamo nulla, non ci sono certezze. E ancora non sappiamo se nella Città metropolitana potremo mantenere tutte le istituzioni che già ci sono sul nostro territorio. Parliamo della questura, della prefettura, dei carabinieri, della Camera di commercio, dell’Inps. Io oggi non vedo nessuno scenario che ci possa dare queste garanzie. Anche se in questo momento resto dell’idea che la Città metropolitana sia lo sbocco più interessante, tenuto anche conto del fatto che le Città metropolitane, a differenza delle Aree vaste, hanno un riconoscimento costituzionale».

Un anno fa le alternative alla Città metropolitana erano Cremona o Pavia. Non è che l’interesse manifestato dal Cremasco stia facendo venire qualche dubbio anche a lei?

«L’idea dell’unione tra Lodi e Crema è una vecchia idea che, quand’eravamo in consiglio regionale, io e Alloni sostenemmo come risposta all’allora proposta di legge, poi decaduta, sulla ridefinizione delle province. Oggi però non si parla più della semplice unione fra due territori, di province che si mettono insieme. Oggi si parla di Città metropolitana e Area vasta. Di un ente che già c’è, ma che è ancora in via di evoluzione, e di un altro che per il momento è sulla carta e del quale, appunto, poco si sa».

Intanto che facciamo?

«I ragionamenti che dobbiamo fare dentro un quadro di evoluzione legislativa secondo me sono questi: rispettare l’appuntamento con Maroni per definire il riassetto dei territori previsto dalla proposta di legge regionale che dovrebbe essere pronta entro l’estate; poi aspettare il referendum di ottobre, che io spero vivamente che passi. Se non passa le Province rimarranno in costituzione, ma se passerà bisognerà capire come la legge Delrio sarà ridefinita, e questo sarà un altro punto fondamentale per arrivare ad una decisione finale. Al momento non ci sono ancora i presupposti che dovrebbero essere alla base di una scelta. Per questo penso che buttarsi oggi in una scelta senza avere chiari gli esiti di questi passaggi sia un azzardo politico».

I sindaci del Cremasco intanto si sono portati avanti e hanno costituito la loro area omogenea. Puntano a Lodi con decisione, senza escludere l’ipotesi di allargare l’intesa con Treviglio. Sono gli unici che ci tirano per la giacca…

«Ripeto, prima di tutto dovremo capire che tipo di competenze la Delrio darà agli enti di Area vasta. Se fornisse gli strumenti per una sostenibilità finanziaria, ad esempio lasciando sul territorio i gettiti di Rca auto e Ipt, allora parleremmo di un soggetto che ha la capacità di gestirsi e diventerebbe interessante anche un accordo con Crema. Anzi, in questo caso non avrei dubbi: sarei per Lodi e Crema insieme».

Senza Treviglio? I sindaci del Cremasco sono convinti che “tre periferie possono fare una centralità”…

«Ero a Treviglio la scorsa settimana, non mi pare che sia in corso un gran dibattito su questo tema, ma può darsi che la mia sia stata una visione parziale. Comunque il nostro obiettivo dev’essere quello di andare nella direzione del maggior decentramento amministrativo possibile e della maggior autonomia dentro un quadro di sostenibilità economica».

Veniamo a Maccastorna. In questa pagina molti intervistati, favorevoli o no al ritorno con Milano, si sono chiesti: “ma la Città metropolitana saprà che esiste Maccastorna?”. Lei cosa dice? Per il comune più piccolo del Lodigiano non ci sarebbe il rischio di diventare un puntino quasi invisibile nella geografia della metropoli?

«Preferisco affrontare il tema del nostro futuro da un altro punto di vista, quello degli strumenti legislativi per garantire ai cittadini i servizi. E allora, visto che le gestioni associate non funzionano e che le fusioni, pur incentivate, sono complicate da realizzare, dico che abbiamo bisogno di una strumentazione nuova. E questa potrebbe essere l’incentivazione delle unioni».

Può spiegarsi meglio?

«Abbiamo bisogno di una legge che incentivi le unioni come presupposto per la realizzazione di servizi ed economie di scala. E’ questo che ci servirebbe: una strumentazione semplice e incentivata per dar corpo a quelle che oggi sono intenzioni che non trovano ricadute negli atti amministrativi. In questo modo le unioni potrebbero diventare i luoghi in cui i concetti delle aree omogenee potrebbero trovare riscontro. Oggi le aree omogenee sono soltanto elementi concettuali della politica, non hanno valore giuridico. Costruire una politica delle unioni comunali aiuterebbe a dare corpo alle aree omogenee».

Pensa che il Governo capirà?

«Mi sembra che voglia andare in questa direzione».

Maccastorna, nell’attesa, sulle unioni sta già ragionando?

«Noi siamo con Castelnuovo e Meleti nella gestione associata e ci piacerebbe con la una nuova strumentazione poter costruire l’unione anche con altri comuni. L’idea di mettersi in discussione con altri c’è, anche in altri comuni della Bassa. Cavacurta e Camairago stanno lavorando sulla fusione, in giro c’è movimento e io guardo con estremo piacere a chi affronta il cambiamento mettendosi in discussione. Però oltre alla volontà servono strumenti legislativi».

Torniamo al referendum costituzionale di ottobre. A parte il suo auspicio sull’esito positivo, pensa che passerà il sì alle riforme?

«Sono convinto che sia una grande occasione per il Paese. Riuscire a cambiare l’ordinamento costituzionale cercando di ammodernarlo è un’operazione che andava fatta vent’anni fa, siamo già in ritardo. Nelle riforme ci sono dentro elementi molto positivi. La partita sarà tra coloro che diranno sì o no al cambiamento, alla modernità e ad uno Stato all’altezza dei tempi. Tutte le puntualizzazioni che si possono fare sulla riforma devono, per avere un senso, essere fatte all’interno di un quadro generale, con un valore organico. Penso che il Paese non possa perdere questa occasione».

Renzi è già in pista. E voi?

«Venerdì 20 maggio avremo a Lodi il sottosegretario alle Riforme costituzionali e ai rapporti con il Parlamento Luciano Pizzetti. Lo abbiamo invitato ad un incontro per spiegare cos’è la riforma costituzionale. Sarà il primo appuntamento di una campagna che andrà avanti fino ad ottobre e che ci impegnerà su tutto il territorio».

Senta, vuole commentare le affermazioni di Berlusconi? Dice che l’eventuale sì alle riforme porterà, con il combinato della legge elettorale, “a una cosa che non possiamo chiamare altro che regime”…

«La sua è un’iperbole per banalizzare e semplificare i contenuti della riforma. Mi spieghi dove starebbe il regime. Ed anche perché in prima votazione la riforma l’aveva sostenuta. Lei conosce quella canzone degli Style Council intitolata “My ever changing moods”?».

Quella che dice “vorrei rimanere qua per sempre, nutrirmi ancora di questa bellezza. Ma sono intrappolato in un tornado di umori sempre mutevoli”?

«Sì, quella. Posso dedicarla a Berlusconi?».

Veda un po’ lei…

«Allora gliela dedico».

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