«Soli non possiamo restare, Milano è la nostra priorità»

«Il Lodigiano gravita da sempre su Milano, però nella Città metropolitana dovremo poter entrare uniti e con la nostra dignità».

Antonio Redondi - presidente della Sal, un passato nel Consiglio provinciale di Milano e in quello del Consorzio del Lodigiano di cui è stato anche presidente - il ritorno alle origini non se l’aspettava. Da titolare della squadra che più di vent’anni fa giocò in attacco la partita dell’autonomia, la Provincia di Lodi la sentiva un po’ anche sua. Ma tant’è: in politica il tempo non sempre è galantuomo.

Più sorpreso o più deluso?

«Diciamo che non pensavo di tornare al passato. Per la Provincia avevamo lavorato tanto e con convinzione. Fu un’ottima scelta quella di puntare all’autonomia, ma purtroppo col tempo le cose cambiano».

Ma dell’impianto della legge Delrio cosa pensa?

«La scelta delle aree vaste va anche bene, certo che se la legge avesse previsto tempi più rapidi forse si sarebbero evitati tanti disguidi».

Non sarebbe stato meglio metter mano alle Regioni?

«In quel momento il governo ha ceduto ad una pressione molto forte dei media. Tutti hanno gridato via le Province, e queste sono le conseguenze. In ogni caso le leggi le fa il Parlamento, le scelte sono state queste, bisogna percorrere questa strada. Certo è che la Regione dovrebbe muoversi in linea con l’espressione del territorio».

Ora l’autonomia del Lodigiano andrà difesa. Lo dicono tutti, la nuova partita si gioca su questo campo...

«L’importante sarà tenere unito il territorio e mantenere vivo lo spirito che aveva caratterizzato il Consorzio del Lodigiano. La legge Delrio parla di ambiti omogenei, noi dovremo dimostrare di esserlo. E dobbiamo fare in modo che tutti i servizi abbiano lo stesso riferimento territoriale. Non ha senso che la Camera di commercio e la sanità vadano da una parte e la prefettura e i trasporti vadano da un’altra parte. Se si fa una scelta, tutto dev’essere concentrato in quel contesto. Inoltre dovremo mantenere la delega per la programmazione territoriale, che vuol dire anche salvaguardia del territorio e dell’ambiente».

Ma lo spirito del Consorzio c’è ancora? In questa pagina c’è chi ha risposto sì e chi ha risposto no. Lei che dice?

«Quello spirito io lo vedo ancora. E’ vero che sono cambiati i personaggi, ma è rimasto ciò che è stato tramandato: il senso della lodigianità».

Quindi ce la faremo?

«L’altra volta fu un gioco di squadra al quale tutto il territorio diede un proprio contributo. Anche la stampa, con “Il Cittadino” e il suo attuale direttore Ferruccio Pallavera che si fece portavoce della nostra azione e coordinò le iniziative, proprio come sta facendo oggi. Conoscendo il territorio, sono certo che l’unione ci sarà anche questa volta. Nel momento delle scelte strategiche importanti abbiamo sempre dato il meglio di noi stessi».

Dell’idea del Pd di farci rappresentare da una delegazione di sindaci al tavolo delle trattative con Milano cosa pensa? È la scelta giusta?

«Mi sembra un progetto molto utile, anche perché la delegazione che in Provincia si ha intenzione di costituire non sarà di un solo colore. Io però aggiungerei anche i rappresentanti delle associazioni di categoria del territorio. La loro presenza sarebbe importante».

È d’accordo con chi dice che, anche in assenza di un quadro normativo definito, non si debba perdere tempo?

«L’importante è avere le idee chiare su ciò che vogliamo fare. Poi si potranno avviare gli incontri. Anche se in realtà i primi contatti ci sono già stati».

Si riferisce agli incontri pubblici organizzati dal Pd con il sottosegretario Gianclaudio Bressa e con il vicesindaco della Citta Metropolitana Eugenio Comincini?

«Non solo a quelli, so che ai vari livelli ognuno sta facendo la sua parte. Certo è che l’anno prossimo ci sono le elezioni a Milano. Dovremo pensare anche a questo, ci sarà un nuovo sindaco...».

Che sarà anche sindaco della Città metropolitana...

«Appunto. Le elezioni avranno un peso preponderante all’interno dell’area. Noi siamo un territorio che dovrà aggregarsi, dovremo giocarcela bene anche sul tavolo del futuro sindaco. Però non mi fascerei la testa, aspettiamo di conoscerlo».

E se fosse brutto e antipatico?

«Se ci chiuderà la porta in faccia, vedremo che fare. Da soli non possiamo più restare, la nostra priorità è Milano, ma c’è anche Crema vicino a noi. L’importante è la coesione del nostro territorio».

Perché Crema sì e Cremona no?

«Perché quello di Crema è un territorio più simile e contiguo al nostro. E al quale, seppure in un passato remoto, eravamo uniti. La storia e le tradizioni sono sempre importanti. Inoltre mi sembra che la parte bassa della provincia di Cremona sia più orientata verso Mantova».

Torniamo a Milano. Al tavolo delle trattative dovremo mettere dei paletti intorno a tutte quelle realtà che della coesione del Lodigiano sono la concreta espressione. Tra queste c’è la Sal, ora anche proprietaria di reti e impianti...

«La scelta del gestore unico in house voluta dalla Provincia e da tutti i comuni è stata lungimirante, in questo siamo stati i primi in Lombardia. La successiva scelta di incorporare la Patrimoniale idrica lodigiana in Sal e di costituire una società unica, approvata all’unanimità dai sindaci del territorio, è stato un altro passo determinante per il potenziamento del progetto. Il fatto che tutti i sindaci si siano espressi all’unanimità significa che c’è l’orientamento a difendere il ciclo idrico integrato del lodigiano».

Aurelio Ferrari, ricordando in questa pagina gli anni trascorsi alle dipendenze della Provincia di Milano, ha voluto metterci in guardia: attenzione, ha detto, Milano ha sempre privilegiato il suo hinterland, entrare nella Città metropolitana vorrebbe dire essere poco considerati. Lei che dice?

«È vero che per la Provincia di Milano le priorità erano le opere viabilistiche nell’hinterland, ma noi abbiamo sempre saputo farci ascoltare. Diciamo che il Lodigiano era tenuto in considerazione per il peso che rappresentava, ma a volte anche di più. Forse negli ultimi tempi le scelte strategiche di Milano avevano escluso un po’ il nostro territorio, ma loro sapevano che noi puntavamo all’autonomia e che saremmo andati per conto nostro. Le faccio una confidenza: una delle ultime strade realizzate dalla Provincia di Milano nel Lodigiano, in accordo con l’assessore alla partita, che era un lodigiano, venne realizzata con i fondi dell’avanzo di amministrazione senza contrarre mutuo, in modo da evitare che i costi di ammortamento del mutuo ricadessero sulla futura Provincia di Lodi».

Voltiamo pagina. Almeno altri 5 milioni di rifugiati sono attesi in Europa nei prossimi tre anni. È quanto prevede la Commissione europea. La Città metropolitana sarà d’aiuto ai suoi territori?

«Se ci sono problemi, questi vanno risolti adesso con l’obiettivo di creare opportunità nel futuro. L’importante è che ci sia il coinvolgimento dei comuni. Non bisogna passare sopra la testa dei cittadini, le decisioni devono essere prese in collaborazione».

Altri temi dibattuti: l’espansione della logistica, la salvaguardia del suolo, lo sviluppo della catena agroalimentare. Cosa dice?

«Sulla logistica dico che potrebbe essere importantissima per i posti di lavoro, ma richiede nuove infrastrutture. Sul consumo del suolo che l’ottimale sarebbe recuperare le aree dismesse. Sull’agricoltura che sarà prima di tutto fondamentale salvaguardare il nostro patrimonio e i nostri prodotti tipici. Ma credo che da questo punto di vista Milano non potrà che essere d’accordo».

Brinderemo alla salute della Città metropolitana con vino di San Colombano, raspadura e tortionata?

«Speriamo di sì. Anche con un po’ di acqua Sal, però».

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