Sì alla Città metropolitana, meglio con Crema

«Sono favorevole alla Città metropolitana, molto meglio però se ci andremo insieme a Crema».

Domenico Papagni - sindaco di Massalengo al secondo mandato, per oltre quarant’anni medico di base, specialista in pediatria e igiene, ex medico condotto, ora pensionato - dice di essere persona umile, di poche parole, a cui piace «dire le cose come stanno senza seguire vacue speranze». Dice anche di conoscere bene Crema, «una cittadina molto più viva e aperta di Lodi».

Lodi non è né viva né aperta?

«Mi sembra un po’ più chiusa di Crema. Si vive meno il piacere della vita. La piazza è aperta, è vero, ci sono numerose iniziative. E bisogna dire che anche Lodi è una bella cittadina, pulita. Ma ad un certo orario chiude tutto. Dopo le otto di sera in centro c’è meno vita. Crema è più allegra, più viva».

Non sarà che l’erba del vicino è sempre più verde? Molti cremaschi pensano della loro città quello che lei pensa della sua…

«Sarà, però se penso a Crema, alle sue strade e alle sue piazze, ai suoi ristorantini e ai suoi bar, mi sembra che ci sia più vita. Io a Crema mi trovo meglio che a Lodi, ci passeggio molto volentieri, è una cittadina davvero disponibile e bella. Comunque ci sono affinità storiche, culturali e demografiche che ci accomunano. E poi anche Crema è molto vicina a Milano. Sarei favorevole ad un’intesa con Lodi, ma non per un’Area Vasta».

Perché?

«Perché moriremmo da soli. Invece insieme nella Città metropolitana avremmo un peso istituzionale importante, con quattrocentomila abitanti ci sarebbero maggiori possibilità di contare. E poi per me Milano è un riferimento a tutti i livelli, un obiettivo culturale, universitario e storico che ci può mettere a contatto con un mondo creativo in grado di offrirci molte possibilità. Non si può paragonare Milano a Cremona o Mantova, non esiste. Dopodiché capisco che chi vive al confine con Piacenza possa avere altre idee».

E se andassimo da soli nella Città metropolitana? Finiremmo per diventare la periferia dell’impero?

«Ma no, se guardiamo le aree metropolitane del mondo possiamo imparare qualcosa, quella di New York, tanto per dire, è popolata da milioni di persone. Bisogna ragionare guardando avanti, alle future generazioni. Nella Città metropolitana di Milano non faremmo certo la fine del topo. Però è meglio se ci andremo con Crema. Non solo saremmo più forti, ma fra di noi potremmo scambiarci delle opportunità importanti, sia dal punto di vista sociale che economico. Le affinità territoriali e culturali ci aiuterebbero».

Ha partecipato ai due incontri pubblici alla Bpl promossi uno dal Cittadino e l’altro dall’Assemblea del Lodigiano?

«Sì, c’ero ad entrambi. Per quanto fossero pubblici e affollati mi è sembrato che la partecipazione fosse più espressione dell’interesse degli amministratori che della cittadinanza. Nel secondo ho sentito che diversi sindaci sarebbero favorevoli all’Area vasta, ma io il Lodigiano e il Cremasco da soli non ce li vedo. È positivo però che di tutto questo ne parlino ad un tavolo i sindaci dei due territori. Sull’idea del tavolo comune sono d’accordo».

Senta, al referendum costituzionale cosa voterà?

«Voterò sì».

Perché?

«Perché in mezzo a soggetti che fanno ridere, che vorrebbero affondare i migranti o mandare via i rom con le ruspe c’è sto ragazzo che lavora, lavora e lavora».

Dicono che ’sto ragazzo sia un po’ autoritario…

«È molto diverso rispetto agli altri. Si dà da fare, gli altri quando avranno finito di fare i comici cosa faranno? E poi hanno sempre due pesi e due misure. Non sono renziano, però Renzi sta facendo qualcosa di utile che molti altri non hanno avuto il coraggio di fare. È un giovane che veramente ci mette la faccia. E lo ha dimostrato anche con le unioni civili».

Scusi, se non è renziano cos’è?

«Sono un democratico molto concreto che non ama la pubblicità e a cui non piace spettacolarizzare la politica. E che non ama neppure rilasciare interviste. Mio padre è stato sai salesiani a Treviglio, io a Parma. Parlo poco, ma vedo tutto e non mi scappa niente. E dove c’è da farmi valere mi faccio valere. Ho sempre dato tutto per sentirmi a posto con me stesso, ho lottato anche per la logistica, sono andato controcorrente ma ci sono riuscito. Ho creduto a questa opportunità. E ora spero che vada tutto come previsto».

Come si concilia con la politica, soprattutto con quella molto verbosa di oggi, il fatto di parlare poco e controvoglia?

«Non mi piacciono le boutade, gliel’ho detto: sono molto concreto. Da piccolino mi colpivano alcuni personaggi politici che mi apparivano concreti, ma ero piccolo ed erano altri tempi, poi nella politica c’è stato un disastro. L’unica cosa che posso dire è che ho fatto per quarant’anni il medico di famiglia giorno e notte. E quando andavo a letto volevo essere tranquillo, con la coscienza a posto. Quando mia mamma mi chiedeva cosa volevo fare da grande, io rispondevo o faccio il medico o vado in missione, mi sembrava utile fare qualcosa per gli altri».

Andiamo avanti. Secondo lei passerà il sì alle riforme costituzionali? È vero che la partita politica è appena cominciata, ma i primi sondaggi non prefigurerebbero per Renzi una vittoria in carrozza…

«Secondo me i sì vinceranno. Penso che la gente capirà che bisogna fare e cambiare. Gli altri non combinavano niente, anche di questo la gente terrà conto».

I sindaci dei piccoli comuni sono però un po’ arrabbiati con il governo. Lei no?

«Mah, anche noi aspettiamo di capire cosa voglia fare il governo. Con le gestioni associate siamo fermi, abbiamo in atto solo la vigilanza con Cornegliano e Pieve. Sulle unioni e le fusioni si può anche ragionare, poi quando ci obbligheranno si vedrà, però secondo me le unioni e le fusioni disperdono la visione unitaria del paese. Meglio se i comuni vengono messi nelle condizioni di restare autonomi».

Il vostro rapporto con la Provincia di Lodi com’è stato?

«Ci è stata un po’ vicina soltanto ultimamente con gli ultimi arrivati, De Vecchi e Soldati. Adesso, ridotta com’è, non ha più poteri, non riesce neppure a tagliare l’erba. Secondo me non ha senso che continui ad esistere».

Fiducioso sul futuro del Lodigiano?

«In giro c’è ancora gente molto onesta, che vuole fare, lavorare. Spero tanto nella buona volontà della gente. E mi auguro che si possano aprire le porte del lavoro».

Cosa significa?

«Tante persone che hanno perso il lavoro mi chiedono aiuto, ma io cosa posso fare? Ecco, vorrei che si potessero risolvere questi problemi. E vorrei che a rappresentarci nel futuro ente fossero persone capaci di portare avanti le istanze locali indipendentemente dal colore delle bandiere politiche. Anche se a livello locale di queste persone, al momento, in giro non ne vedo molte».

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