Piuttosto che soli è meglio andare con Crema

«L’Area vasta con Crema sarebbe la miglior soluzione. Si formerebbe un territorio davvero uniforme».

Franco Stefanoni - sindaco di Fombio al primo mandato dopo dieci anni vissuti da vicesindaco, pensionato, ex tecnico Ibm - ha qualche perplessità sul fatto che il Lodigiano riuscirebbe ad affermare la propria identità nella Città metropolitana.

Con Crema, invece, «il rapporto sarebbe paritario» e «l’autonomia sicuramente maggiore».

Ormai nella Bassa la Città metropolitana non è più tanto di moda, non almeno rispetto alle future scelte istituzionali. Anche lei è rimasto stregato dal sindaco di Crema?

«Sul fatto che ci siano forti affinità tra i due territori ha ragione. Lodi e Crema insieme avrebbero la possibilità di costruire servizi, di dialogare su obiettivi comuni, di sviluppare i settori della cosmetica e dell’agricoltura. Sempre che un aiuto arrivi anche dalla Regione e dallo Stato».

C’era anche lei all’incontro della scorsa settimana alla Bpl, quello con i sindaci cremaschi promosso dall’Assemblea del Lodigiano?

«Sì, e c’è stato un intervento che mi ha particolarmente colpito».

Quale?

«Quello di quel lodigiano che è intervenuto dicendo di aver fatto una passeggiata a Crema e di non essersi quasi accorto di aver cambiato città, mentre quando è andato a Milano è rimasto sconvolto».

Però l’Assemblea dei sindaci e il mondo imprenditoriale è soprattutto alla Città metropolitana che continuano a guardare…

«All’Assemblea dei sindaci è l’ipotesi ancora più gettonata. La Città metropolitana ha un riconoscimento costituzionale e secondo molti offrirebbe maggiori prospettive di sviluppo alle attività imprenditoriali, soprattutto al commercio. Però io dico che certezze sul futuro delle nostre istituzioni non ci sarebbero, e questo è un aspetto che non possiamo sottovalutare».

E se torneremo con Milano...

«Se torneremo con Milano la mia speranza è che il Lodigiano riesca ad inserirsi con la sua identità e non diventi una terra di conquista. Ma quella del ritorno con Milano è un’ipotesi un po’ lontana dal mio modo di pensare. Ricordo che ai tempi della Provincia di Milano era difficile andare là a parlare. Per i comuni del nord-Lodigiano è più facile andare a Milano, ma noi del sud-lodigiano vediamo Milano molto lontana».

E qui la domanda è d’obbligo: secondo lei il territorio resterà unito?

«Spero che i comuni del nord pensino a questa nuova attrattività, fanno sempre parte del Lodigiano, mi auguro che prendano in considerazione l’ipotesi dell’Area vasta».

All’incontro alla Banca Popolare di Lodi è scaturita l’idea di un tavolo che riunisca sindaci lodigiani e cremaschi. Il sindaco di Crema ha inoltre osservato che il tema delle risorse, che ci è ancora sconosciuto, non può essere la gabbia entro la quale ragionare. I temi sui quali discutere sarebbero quelli sociali e relazionali…

«Possiamo pensare di portarci avanti, ma sarà ad ottobre che potremo decidere se andare con questo o con quell’altro. L’Area vasta sarebbe sicuramente una bella cosa, ma l’aspetto dei contributi è fondamentale. E di queste cose ne sapremo di più dopo il referendum. Ho letto l’intervista a Santantonio, anche lui dice che non è questo il momento per decidere. E non pensa più solo alla Città metropolitana».

Già, l’intervista è stata molto citata all’incontro alla Bpl. Senta, della possibilità di entrare con Crema nella Città metropolitana cosa dice?

«Piuttosto che andarci da soli, meglio andarci con Crema. Avremmo un peso di 400mila abitanti, qualcosa cambierebbe. Ma varrebbe comunque il discorso della rappresentatività. Se andremo con Milano sarà importante poter contare su persone all’altezza di un compito molto impegnativo, persone capaci di valorizzare in quel contesto le nostre eccellenze: il Parco tecnologico padano, il Consorzio per i servizi alla persona, il Parco Adda sud, la nostra agricoltura. Insieme nella Città metropolitana allora si conterebbe un po’ di più».

A Fombio cosa si dice?

«Ho sentito i consiglieri di maggioranza, anche loro sono per la scelta di Crema. Anche loro immaginano un territorio unico, con agricoltura e servizi adeguati e su misura. Ed anche i sindaci di Camairago e San Fiorano ho visto che la pensano come me, ho letto le loro interviste, sono anche loro favorevoli all’Area vasta con Crema».

E i fombiesi come si esprimerebbero?

«Non ho ancora parlato con loro, non abbiamo ancora organizzato assemblee pubbliche, lo faremo dopo il referendum istituzionale di ottobre. Ora non saprei cosa dire, il quadro normativo non è ancora definito. Però io sono qui tutte le mattine, i cittadini se vogliono parlarne sanno che non hanno bisogno di prendere appuntamenti».

D’accordo, ma come pensa che si esprimerebbero?

«Alcuni lavorano a Milano e allora sarebbero orientati per la Città metropolitana. Altri vedono Milano molto lontana, temono che non potrebbero essere ascoltati».

Il tema del futuro dei territori include la discussione su gestioni associate, unioni e fusioni. Se ne parla a Fombio?

«Per quanto riguarda le gestioni associate eravamo con Maleo, Cavacurta Camairago e Cornovecchio per le funzioni della protezione civile, dei vigili, dell’ufficio tecnico e del catasto. Ora la convenzione è bloccata: l’ufficio tecnico e l’ufficio di polizia locale non riuscivano a gestire cinque comuni. Non ci è rimasto altro da fare che bloccare la convenzione quadro per aspettare la fine dell’anno e vedere cosa deciderà il governo».

Secondo lei cosa deciderà?

«Non lo so, quel che è certo è che il governo ci lascia sulle spalle tutta la responsabilità. E con tutti i tagli che ha fatto ci ha messo sul lastrico, in questi anni non siamo riusciti a far niente, come possono pensare i nostri governati di continuare così? La classe politica è troppo lontana dai nostri problemi, che sono poi quelli dei cittadini».

Lei cosa farebbe?

«Bisognerebbe tagliare davvero gli sprechi della macchina pubblica, c’è troppo sperpero di denaro pubblico. Non sono i piccoli comuni il problema economico dell’Italia, non siamo noi che mandiamo l’Italia al disastro».

Giusto, ma intanto il problema del vigile l’avete risolto?

«Sì, siamo andati con Corno Giovine. Avevamo sentito Codogno che con dodici vigili forse avrebbe potuto aiutarci, ma Ceretti ci ha risposto che non poteva. Abbiamo sentito anche Guardamiglio e San Rocco, ma anche loro ci hanno detto di no. L’unico che ha dato la disponibilità è stato Corno Giovine».

E come se la cava questo vigile?

«È solo una settimana che ce l’abbiamo».

Di unioni o fusioni non si parla a Fombio?

«Sono contrario sulle fusioni anche se sono incentivate, con le fusioni i comuni perdono la loro identità. Quanto alle unioni, vedremo come andrà a finire, se ci saranno i contributi di cui di parla. Comunque noi non abbiamo avuto nessun contatto con nessun comune».

Fombio rimpiangerà la Provincia di Lodi?

«Noi non abbiamo mai avuto tanto bisogno della Provincia, ce la siamo sempre cavata un po’ da soli. Quelle volte che ci è servita però c’è stata ed è andata abbastanza bene».

E il Lodigiano la rimpiangerà?

«Dipenderà molto da dove andremo. Se andremo con Milano sì, se andremo con Crema non credo».

Secondo lei al referendum costituzionale passerà il sì alle riforme?

«È un terno all’otto, l’importante è convincere le persone ad andare a votare, è una vergogna quello che è successo con le trivelle. La cosa principale è portare più persone possibili al voto».

Dica anche lei la sua sul governo Renzi…

«Per alcune cose mi ha deluso, soprattutto per la poca attenzione verso i piccoli comuni. E non sono d’accordo neppure sulla riforma del Senato, che secondo me doveva sparire e basta. Non si possono mettere lì dei sindaci: hanno già un incarico pesante, non riusciranno a far bene né uno né l’altro. Sulle unioni civili, invece, sono in linea di massima d’accordo».

Fiducioso sul futuro del Lodigiano?

«Penso che il Lodigiano saprà farsi valere e portare avanti le esigenze del territorio. Ma dipenderà molto da chi ci rappresenterà».

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