Perché questi auguri sono impegnativi

Presento volentieri dalle colonne de “Il Cittadino” gli auguri pasquali più sentiti a tutti i lodigiani. Sono auguri di pace, di gioia, di vita nuova che presento a tutte le famiglie, alle Comunità ecclesiali, alle Istituzioni pubbliche e a tutti coloro che abitano fra di noi, con un occhio di particolare attenzione verso i poveri e gli emarginati. Nella preparazione alla Settimana Santa, in particolare davanti al Crocifisso della Maddalena e nella Veglia dei giovani in Duomo, siamo stati invitati a guardare e a lasciarci guardare dal Crocifisso in cui troviamo la testimonianza dell’amore e del dono della vita che con la Risurrezione diventa salvezza per tutti.

Oggi, sabato santo, davanti al Sepolcro possiamo richiamare nel silenzio i contenuti di questo cammino che durante la Quaresima e nei riti suggestivi del Triduo Santo ci hanno proposto i valori perenni in grado, se accolti, di dare senso fondato alla vita pur dentro i drammi della esistenza quotidiana.

Come ho avuto occasione di osservare nelle Liturgie del Giovedì Santo, l’amore che nasce dall’incontro con il Signore può costituire l’augurio e l’impegno della nostra vita e della nostra Pasqua. Il Signore che dona la vita sulla Croce e risorge per la nostra salvezza rappresenta e identifica la prospettiva più vera dell’esistenza umana, capace di spiegare dolore e sofferenza, di suggerire speranza e solidarietà, di aiutare dedizione e senso di comunità.

Per questo gli auguri di buona Pasqua, se superano il livello della pura convenzione, diventano impegnativi. Perché chiedono una decisione responsabile che non toglie lo sguardo dalle sofferenze e dalle difficoltà, ma lo sa collocare, lo sguardo di realismo sulle cose del mondo, nel contesto della speranza che per noi nasce appunto dalla Pasqua del Signore, con la gioia e che come dice Papa Francesco sta alla base della testimonianza del Vangelo insieme con la carità e la fece che pure vengono dalla gratuità del Dono divino.

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