«Per noi Luigi è un galantuomo»

Sorpresa nella Bassa dopo l’arresto per terrorismo dell'ex ideologo dei Serenissimi di origini venete: «Non nascondeva la passione per l'indipendentismo»

«Ma non ci sarà mica ancora dentro Luigi Faccia?». In tanti ieri mattina a Senna Lodigiana ascoltando distrattamente i radiogiornali che parlavano di 24 arresti per «terrorismo» in Veneto sono tornati con la memoria al 59enne originario di Agna (Padova) che per una ventina d’anni è stato lodigiano d’adozione. Poi, le conferme. Sposato con la figlia di una solida famiglia di agricoltori, papà di due figli, a Senna lo chiamano “il presidente”. Non come in Veneto, dove lo definivano presidente della Serenissima repubblica veneta, ma perché tra il 2007 e il 2009 era stato l'impegnatissimo e apprezzato presidente del Comitato contro la discarica di Senna. Una mobilitazione che aveva raccolto anche esponenti della sinistra. «Era bravissimo - lo ricorda il sindaco Franco Premoli -, molto attivo nel coinvolgere le persone e perfino nella raccolta dei fondi necessari per le varie iniziative, dagli striscioni ai volantini. Lo faceva per difendere il suo territorio. Senza di lui non saremmo mai riusciti a organizzare l’enorme catena umana di paese in paese per protestare contro quell’inquietante progetto della montagna di rifiuti speciali in riva al Po. Ma soprattutto, e questo sono pronto a ripeterlo anche se mi chiameranno in un processo, lo conosco come un galantuomo. Mai l'ho sentito alzare la voce, mai dire una parola offensiva. E se non fosse stato così non credo che si sarebbe sposato con una donna che incarna i sani valori tradizionali della nostra Bassa, erano sempre puntuali in parrocchia, legati al paese e al territorio».

Pur abitando in una bella villa con un giardino curato a Mirabello di Senna, Luigi Faccia faceva il pendolare: il suo lavoro era presso un’officina di trattori condotta da uno dei suoi due fratelli nel Padovano, e per alcuni giorni della settimana viveva là. Le ultime volte che lo hanno visto in paese, al volante del suo fuoristrada, risalgono però alla fine del 2012: pur avendo ancora la residenza anagrafica a Senna, si dice che si fosse allontanato dalla famiglia. Qualcuno ritiene che le sue idee sull'indipendentismo veneto, che gli erano anche costate il carcere, avessero creato qualche ruggine in una famiglia che ritiene disonorevole il coinvolgimento in procedimenti giudiziari. Se sia stato questo ad allontanare Luigi Faccia da Senna e dai suoi cari, o se invece qualcosa abbia fatto scoprire alle persone più vicine che l’avventura dell’assalto al campanile non era una parentesi passata ma parte di un disegno che Faccia ha ancora in mente, non è dato saperlo. La moglie non si fa passare nessuno al telefono.

«Conosco Luigi come una persona che si impegna tanto per la gente in generale, senza fare differenze - spiega un altro sennese, che chiede però l'anonimato - e sappiamo tutti che ai suoi familiari dà molto fastidio ricordare i Serenissimi. Lui però non ha mai fatto mistero delle sue posizioni ideologiche che si ricollegano alla vecchia storia della Repubblica Veneta. Però è una persona sensibile e preparata: quando ancora nessuno ne scriveva, lui ci raccontava che in Veneto ci sono imprenditori che si ammazzano perché strangolati dalla crisi, dalla concorrenza straniera e dalle tasse. Ma io non riesco a vederlo come una persona violenta, davvero».

L’arresto scattato ieri all'alba è avvenuto in Veneto, e per ora non si sa molto di dove sia stato portato Luigi Faccia e quando e da quale gip sarà interrogato. Così come bisogna capire se c’era anche lui a montare il nuovo tanko in un capannone o per quali precise accuse sia coinvolto nei presunti illeciti legati all’“alleanza” tra forse indipendentiste proclamata pubblicamente nel 2012 a Erbusco e messa sotto accusa dalla procura di Brescia. Anche i famigliari di Faccia in Veneto si sentono sotto pressione: «Io adesso rilascio interviste solo in diretta e se mi pagano prima», taglia corto una parente di Luigi Faccia da Agna, il loro paese d’origine.

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