Odissea in mare, alle origini di Moby Dick

Due uomini, seduti uno di fronte all’altro, marinai costretti a terra, intenti a raccontarsi storie di mare, circondati da navi chiuse in bottiglia. Così Ron Howard immagina Herman Melville mentre raccoglie il racconto del naufragio della baleniera Essex dall’unico sopravvissuto di quella tragedia del mare. La storia che avrebbe ispirato il suo capolavoro Moby Dick.

Va alle origini di quel romanzo Heart of the sea, il nuovo film del regista di Apollo 13 e di Rush (ma anche di Frost/Nixon) che ancora una volta si appassiona a un confronto tra uomini e a sfide impossibili. In questo film, saggiamente, non vuol rifare Moby Dick, non si confronta con il capolavoro, ma va in cerca della storia che lo ha ispirato, delle radici da cui poi prese vita l’opera di Melville. Ecco perché la Essex, la baleniera affondata nel 1820 ed ecco il racconto fatto a Melville dall’unico sopravvissuto di quella spedizione finita in tragedia. Due marinai, perché lo stesso scrittore si era imbarcato in gioventù sulla St. Lawrence in partenza per Liverpool, e più tardi sulla baleniera Acushnet, con cui fece rotta verso l’Oceano Pacifico. È loro il primo confronto raccontato dal film di Ron Howard che immagina Melville ossessionato anche dal paragone con il grande Hawthorne: Moby Dick, il romanzo, diventa quindi un’ossessione per il suo autore come era stata, la balena, per il capitano Achab.

Ron Howard fa letteralmente imbarcare lo spettatore sulla Essex salpata dalle coste di Nantucket: in una prima parte di film altamente spettacolare porta lo sguardo e l’azione a vertici davvero impressionanti, grazie anche a un 3D sfruttato nella dovuta maniera nelle scene di bordo e della caccia alle balene. Il confronto con la gigantesca balena non si fa attendere, anzi, avviene in maniera sin troppo repentina, perché al regista interessa andare oltre, interessa raccontare il naufragio e la scoperta dell’abisso in cui precipitano gli uomini della Essex… Lo stesso Melville aveva definito il suo un romanzo «malvagio» perché indagava il lato oscuro connaturato alla natura umana: la lotta epica tra Achab e la balena bianca rappresenta una sfida tra il bene e il male, ma anche il naufragio degli uomini della Essex racconta questo. Così come Heart of the sea racconta la battaglia di Melville con i suoi fantasmi… Questo è insomma un film sull’ossessione: quella dei marinai che vanno a caccia della balena spingendosi fino ai limiti dell’immaginabile e del sopportabile, tremila miglia lontano dalle coste, in pieno oceano Pacifico, e quella dello scrittore, in lotta con se stesso e con la brama di successo. È lui che si trasforma nel comandate che parte in cerca della gigantesca balena albina, sfidando le leggi del mare e quelle della terra. Ostinandosi a completare quello che sarà considerato in seguito uno dei capolavori della letteratura americana, un romanzo epico che non gli portò comunque - in vita - la fama e la gloria che cercava.

Il regista in tutto questo cerca di far convivere lo spettacolo con la brama interiore che anima tutti i personaggi, e lo fa sfruttando le potenzialità di un ambiente, quello del mare, che porta facilmente all’estremo le emozioni. Certo il lavoro di scavo resta un po’ in superficie. E pure le due parti del racconto sembrato un po’ slegate, poco in equilibrio. Seguendo una linea molto classica Howard combina gli effetti speciali alla pittura navale dell’Ottocento, “dipinge” in digitale le luci della tempesta riflessa sull’acqua e poi i volti degli uomini, le loro emozioni che restano il cuore della storia.

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