«Non abbiamo il libro di Riina, ma non mettiamo nessuno all’indice»

Probabilmente sarebbe passato inosservato, ma dopo l’intervista di mercoledì sera su Rai 1, a Porta a Porta, il libro di Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss, è diventato un caso. Si è aperta la polemica, e in alcune librerie, da Catania a Milano, campeggia un cartello che invita i clienti a non chiederlo, perché i librai si rifiutano di ordinarlo, arrivando a parlare di una “questione morale”. A Lodi, in realtà, la questione morale è posta in ben altri termini. «Non sono un censore - afferma Maria Assunta Mecca della libreria del Sole -: se qualcuno entra per chiederci il libro, lo possiamo tranquillamente ordinare. Resta il fatto che noi per ora non l’abbiamo, anche perché scegliamo i libri in base al nostro pubblico, che non è generalista. Decidiamo in base al nostro gusto, cercando di proporre testi di qualità e di consigliare il lettore, accettando ovviamente eventuali critiche». In ogni caso tra gli scaffali non si trova copia di “La mia vita con Salvatore Riina, mio padre”, tantomeno in vetrina: «Noi peraltro - prosegue Mecca - facciamo solo vetrine tematiche. Quando ne faremo una sulle mafie nel mondo, magari metteremo anche questo testo. Insomma, è un libro come un altro». Un libro come un altro anche al Libraccio di corso Roma, dove il responsabile Antonio Rocco offre innanzitutto motivazioni commerciali: «Quando ci è arrivata la proposta di pre-ordine, molto prima di questa intervista di Bruno Vespa, abbiamo pensato di non ordinarlo, credendo che a nessuno sarebbe interessato un testo del genere. In ogni caso non poniamo veti: capiamo che qualcuno possa volerlo per curiosità, per una questione di studio». In ogni caso, è messa al centro la libertà: «Ogni libreria può fare quello che crede, senza pressioni, e anche noi del Libraccio non abbiamo nessun tipo di indicazioni dall’alto, siamo indipendenti e facciamo le nostre scelte». Un negozio indipendente, secondo le libraie di Sommaruga, in corso Vittorio, si trova ogni giorno a fare riflessioni di questo tipo. Anche lì non si trovano libri di Riina, ma nemmeno cartelli che dissuadano i clienti dal chiederlo. «Non possiamo tenere tutto - spiegano Alda Carisio e Michela Sfondrini -. Una libreria si trova ogni giorno a scegliere quali libri mettere sugli scaffali, e i librai lo fanno in base alla propria sensibilità e ai propri gusti, ovviamente. Però non vogliamo mettere libri all’indice. Non condividiamo nemmeno i libri di Schettino o di Fabrizio Corona, ma, se qualcuno li richiedesse, li ordineremmo, perché il nostro mestiere è quello di librai, non di censori».

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