«Il futuro dipende da noi e dal Lodigiano»

«Il nostro futuro non può essere legato che a Milano. Il problema sarà trovare una modalità di dialogo che salvaguardi la nostra rete di coesione e solidarietà fra comuni nella gestione dei servizi».

Per Giuseppe Russo, Sindaco di Tavazzano al secondo mandato e vicepresidente della Provincia di Lodi, l’eventuale ingresso del territorio lodigiano nella Città metropolitana altro non sarebbe che “una prospettiva ovvia”, il naturale “ritorno alla casa madre”. Al tavolo delle trattive, dice, dovremo però sederci con le idee chiare e la volontà di difendere il patrimonio accumulato in vent’anni di autonomia.

L’idea di “comunità” dovrà essere la stella polare che ci guiderà verso la Città metropolitana? È questo che intende dire?

«Il nostro territorio vive una sua specificità, ha una sua dimensione agricola e un proprio vissuto sociale fin da quando fu creato il Consorzio del Lodigiano. All’interno del nostro confine abbiamo sempre cercato di operare con quelle modalità non previste dalla Provincia di Milano. Siamo stati capaci di legare tutti i comuni, anche i più piccoli, a strumenti di coesione come il Consorzio dei servizi alla persona, l’Associazione comuni lodigiani, la Sal, la Sogir. Realtà che hanno espresso la volontà dei comuni di non restare isolati e di partecipare alla crescita sociale del territorio. E non c’è solo questo».

Perché?

«Anche il polo universitario, che può vantare laboratori attrezzati tra i migliori in Italia, è stato il frutto della determinazione di un intero territorio. Se parliamo di prospettive dobbiamo partire da qui e domandarci cosa possiamo mettere in campo per salvaguardare questi valori di coesione e solidarietà».

C’è chi si domanda: siamo piccoli, ci ascolteranno?

«Siamo piccoli, è vero, ma abbiamo saputo fare cose interessanti. E c’è sempre stata la volontà di fare qualcosa insieme. Lo conferma anche il dialogo molto forte che si è aperto sul tema delle fusioni, delle unioni e delle gestioni associate. Ora però sarà importante delineare le strategie che dovranno essere condivise con territori diversi dal nostro. E dovremo essere capaci di non dimenticare tutte le ragioni che portarono il Lodigiano ad una scelta di autonomia, a staccarsi dalla Provincia di Milano perché non era in grado di valorizzare il nostro territorio. Dimenticare quelle ragioni sarebbe un errore storico».

Presto dovrebbe scendere in campo la vostra squadra, quella dei sindaci. Il tema, ha detto Soldati, potrebbe essere già all’ordine del giorno della prossima Assemblea in Provincia, discussione sul bilancio permettendo...

«Il ruolo della delegazione dei sindaci sarà fondamentale. Il confronto con la Città metropolitana determinerà le condizioni attraverso le quali si potrà eventualmente instaurare il rapporto. E’ un percorso che dovrà portare ad un reciproco impegno e darci le garanzie che cerchiamo affinché il nostro passato non venga mortificato. Se questo percorso sarà condiviso dai nostri interlocutori, bene. Diversamente dovremo parlare d’altro».

Ma il governo, secondo lei, come sta agendo? La legge Delrio è come un ponte costruito per metà...

«L’impianto complessivo della legge ha una sua logica nell’obiettivo di trasformare le vecchie Province in enti di Area vasta. Una logica che sotto l’aspetto costituzionale sta in piedi. Il punto è che a questa legge non sono seguite iniziative di accompagnamento. Le Province sono state lasciate sole ed ora stanno morendo di inedia. Ciò che non è condivisibile è stata la decisione di non far niente per accompagnare il percorso di trasformazione».

È quello che molti pensano. Lei ha un’idea sulla tempistica necessaria al compimento della riforma?

«Siccome le Province sono state autorizzazione a non far bilanci triennali, credo che il 2016 sarà l’anno della deadline. Cioè l’anno in cui il governo dovrà prendere provvedimenti perché si compia lo spirito della Delrio. Altrimenti la legge non solo sarà stata inutile, ma sarà stata causa di un danno micidiale».

Indietro non si torna?

«No, a questo punto indietro non si torna. E credo che entro i prossimi tre anni la riorganizzazione dei territori andrà a compimento».

Ieri Tavazzano ha ospitato la riunione dell’Ufficio di coordinamento dell’Assemblea del Lodigiano. Pensa che l’organismo di partecipazione previsto dallo statuto della Provincia di Lodi potrà dare un contributo importante?

«L’Assemblea del Lodigiano è un esempio di quella volontà di coesione di cui parlavamo prima. Così come lo è stata l’esperienza del Libro Bianco, una cosa unica che non credo che in altri territori sia stata fatta. Anche per questo sono stato molto felice di ospitare la riunione dell’Ufficio di coordinamento. L’Assemblea è uno degli strumenti che dobbiamo sfruttare di più, riunisce tante sensibilità diverse che attraverso un confronto franco impostato con la mente aperta ci aiuterà a capire quali direzioni prendere. Gli amministratori dovranno confrontarsi con questa realtà in maniera molto costruttiva. E credo che la base su cu cui sviluppare ogni ragionamento dovrà essere proprio il Libro Bianco. Non dovremo sederci al tavolo della Città metropolitana solo con delle richieste dalle quali aspettarci un sì o un no. Noi possiamo portare tanto in dote a Milano, è questo che dobbiamo far capire ai nostri interlocutori».

Immagino che Tavazzano si senta già nella Città metropolitana...

«Siamo ai confini con la Città metropolitana e ne sentiamo già gli influssi, positivi e negativi. Molti dei nostri pendolari si dirigono verso Milano, alla quale siamo collegati dalla linea suburbana. Ed anche dal punto di vista viabilistico siamo dentro la Città metropolitana. Questo fa sì che Tavazzano sia già molto legata al capoluogo. Però accade anche che molti cittadini del Sudmilano si spostino da noi e usino il paese solo come dormitorio. Questo fatto comporta che tante persone che abitano a Tavazzano siano slegate dal tessuto sociale del paese. Ma dal punto di vista amministrativo è una sfida interessante».

Approfondiamo...

«Serve una progettualità complessiva con l’area sud del Milanese. Una progettualità che non sia lasciata in mano ai singoli comuni. E che si fondi su una politica della mobilità e dell’inclusione. Il primo punto è condividere le politiche della mobilità sociale, capire le esigenze delle famiglie. Se arrivano coppie giovani con bambini piccoli, anche la famiglia si avvicina alla comunità locale. Ma perché ciò accada ci vogliono appunto elementi progettuali che favoriscano la qualità della vita di queste persone. Agire in questa direzione vorrebbe dire favorire non solo l’integrazione sociale ma anche le relazioni economiche fra i territori».

A proposito di relazioni economiche fra i territori, un tema che sta facendo molto discutere è quello della logistica. Il Lodigiano potrebbe attirare nuovi investimenti in questo settore. Lei che dice?

«Per quanto ci riguarda, sotto questo aspetto abbiamo già dato. Da noi c’è già un polo importante, non vorremmo vederlo accresciuto».

Sempre in tema di economia territoriale, nella Città metropolitana la centrale termoelettrica avrà nuovi riferimenti amministrativi. Potrebbe cambiare qualcosa?

«Non credo che le cose cambieranno. Ho incontrato i nuovi operatori, non hanno in mente progetti particolari. Ed anche sull’occupazione mi hanno dato assicurazioni. Certo è che la richiesta di energia è molto diminuita negli ultimi anni. E il futuro dovrà fare i conti con un mercato dell’energia che è molto cambiato».

Capitolo BioLine. Anche qui, come nella logistica, l’economia si scontra con la domanda di salvaguardia ambientale dei cittadini...

«È una situazione diversa, però. Stiamo parlando di una piccola azienda che intende insediarsi non su un suolo agricolo, bensì in un’area produttiva già compromessa dal punto di vista ambientale ma che è oggetto di interventi di messa in sicurezza. Detto questo, l’insediamento contrasta con il nostro Piano di governo del territorio. E, com’è noto, in sede di Conferenza dei servizi abbiamo espresso parere contrario. Ora, dopo che la Provincia ha dato il via libera all’insediamento, stiamo valutando la possibilità di un ricorso al Tar. Ne discuteremo in uno specifico Consiglio comunale convocato per i prossimi giorni».

Altro tema dibattuto in questa pagina: l’accoglienza degli immigrati. La Città metropolitana sarebbe d’aiuto? Altri suoi colleghi dicono di sì...

«Gestire le dinamiche dell’immigrazione all’interno della Città metropolitana potrebbe in effetti aiutare le amministrazioni comunali. Rispetto ai flussi migratori la risposta di un territorio come quello lodigiano è estremamente limitata, condizionata da difficoltà oggettive. Nei piccoli centri l’impatto sociale determinato dai migranti è difficile da gestire».

E a Tavazzano?

«Abbiamo una presenza di stranieri importante, ma da parte nostra è stato fatto un grande sforzo per favorire l’integrazione. Ed oggi i nostri stranieri sono abbastanza in relazione con il resto del paese. Possiamo dire di avere raggiunto un certo equilibrio, ma va detto che qualunque elemento esterno potrebbe romperlo. Sono molto preoccupato da quello che succederà nei prossimi mesi se non si correrà subito ai ripari».

L’ultima domanda: fiducioso sul futuro del Lodigiano?

«Il futuro dipende da noi, e per questo sono fiducioso. So che il Lodigiano sarà capace di mettere in campo una determinazione importante. E i ragionamenti che faremo ci porteranno nella direzione giusta».

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