Guerini: «Mattarella è l’uomo giusto»

Per l’ex sindaco di Lodi

Mattarella sarà l’arbitro

di cui l’Italia ha bisogno;

sulle Popolari rassicura:

«Il decreto cambierà,

saranno public company»

Il giorno dopo la fumata bianca per il Colle, salutata con una smorfia soddisfatta e un robusto abbraccio al capogruppo Pd Roberto Speranza nell’aula di Montecitorio, Lorenzo Guerini si gode la “sua” vittoria. Sua o almeno un po’ sua, visto che il nome di Sergio Mattarella era stato “benedetto” dal numero due dei Democratici ben prima che Renzi (forte del “sì” dell’assemblea dei Grandi elettori Pd) lo candidasse ufficialmente alla Presidenza della Repubblica. Ne parliamo in una conversazione telefonica, che è anche l’occasione per toccare un’altra questione “calda” come quella della riforma delle banche popolari, molto sentita per la presenza del Banco nel Lodigiano.

Guerini, sarà contento di com’è andata per il Quirinale, immagino. Il capolavoro di Renzi è anche un po’ il suo...

«Sono soddisfatto, certo. Ma lo sono per la scelta di alto profilo che siamo stati capaci di fare, raccogliendo un consenso molto ampio sul nome di Mattarella, non tanto per il ruolo che ho rivestito io nella partita. Ho solo dato una mano nel definire il percorso che ha consentito di lasciarci alle spalle la figuraccia di due anni fa, ricompattando anche il mio partito dopo la ferita “dei 101”, e di nominare un presidente forte e di grande valore, che ha trovato i due terzi dei consensi in Aula».

Però sulla scelta del nome c’è del suo, non lo neghi...

«Conosco da molti anni Mattarella, da tempi del Partito Popolare, e ho avuto più volte occasione di parlargli; l’ultima proprio giovedì scorso, poco prima dell’inizio delle votazioni. Lo stimo molto e non nego che era fra le candidature da me più caldeggiate al momento della scelta assunta nell’assemblea dei Grandi elettori Pd».

Mattarella è un uomo schivo, all’apparenza poco mediatico e comunicativo. Certamente non farà ombra allo spumeggiante Renzi...

«Sono due ruoli totalmente diversi, come li definisce assai bene la Costituzione; ma non credo che Renzi fosse alla ricerca di qualcuno che non gli facesse ombra. Voleva un arbitro super partes e Mattarella ne ha le caratteristiche perché è un uomo di equilibrio, moderato nei toni ma intransigente sui principi».

Nel cercare l’arbitro, però, avete provocato un terremoto nel centrodestra, con Ncd che fibrilla e Forza Italia spaccata al punto da minacciare opposizione dura. Che ne sarà delle riforme?

«Ci hanno accusati di aver tradito il Patto del Nazareno, ma non è così per il semplice fatto che quel patto riguardava soltanto le riforme non il Colle, come abbiamo sempre detto. Chi dice il contrario non è in buona fede. Io capisco le difficoltà di Forza Italia ma resto convinto che potremo ancora lavorare insieme su riforme importanti come quella elettorale e quella del Senato. Non credo che si sottrarranno al confronto; c’è in gioco il bene dell’Italia. Quanto a Ncd, è un alleato di governo e il programma di governo non cambia con il nuovo presidente della Repubblica...».

Cambiamo invece argomento, la riforma annunciata delle banche popolari ha sollevato un polverone. E nel Lodigiano sembra non piacere...

«Questa è una riforma di cui si parla da anni e che è rimasta al palo per la forza di interdizione dei territori. Io credo che si debba fare per restare al passo coi tempi, ma con determinate garanzie. Dopo essermi speso per non coinvolgere gli istituti di credito cooperativo, ora mi sto impegnando perché nella conversione del decreto in Aula si intervenga sui due punti più delicati della trasformazione in Spa: che resti una public company (fissando limiti alle concentrazioni azionarie) e che la governance tuteli le rappresentanze».

Cosa ci dice della riforma dell’editoria, uno dei settori più in crisi del Paese. Si farà finalmente?

«Ero a pranzo proprio nei giorni scorsi con il sottosegretario Lotti, il quale mi ha confermato che il 2015 sarà l’anno buono. È un settore strategico e il governo ce l’ha a cuore».

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