Domenica del Guerriero

Un punto da sbrunzina

Domenica 20 Febbraio. Piove, anzi piovischia, direbbe Ada Negri. Con tutto il rispetto è molto più onomatopeicamente bello ‘sbrunzina’, che Ada certamente conosceva, ma che le odorava troppo di dialetto. Succede a chi è stato povero, e si è stancato di esserlo. Avesse osato scrivere anche in dialetto, Ada avrebbe partorito capolavori degni del Tessa. Invece dobbiamo accontentarci di qualche vocabolo di ‘Stella Mattutina’: ‘frati’ erratici in un acquolinoso cul di polenta. Piove, dicevo. Piove sull’Italia tristemente divisa tra i pro e i contro di Berlusconi, piove sui tuoni del monarca assoluto, che forse sta muto se ascolta un giullare di nome Roberto, e un cantautore dello stesso nome, che a sorpresa redime il nazional-festival chiamato Sanremo. Messaggio di un ex-alunno sul cellulare: «Se Vecchioni vince a Sanremo, c’è ancora speranza per i giovani d’oggi». «Prufessur, parla de folbal che l’è mej», dice un amico che non è Sandro el vigilon. Sandro torreggia al sommo della tribuna: non soffrendo i sottili timori di Ada, recrimina, suggerisce, urla in sapido dialetto bassaiolo di ‘Scügnai’. Incita i nostri piccoli guerrieri tutto cuore, che si sderenano per arginare

Pirola, autore del gol bianconero

una signora squadra di Somma Lombardo. La quale si sderena a sua volta, cordialmente sospinta dal tifo dei suoi, calati all’osteria in numero più vociante se non addirittura più fitto di noi lodigiani. Sul piano tecnico gli ospiti ci tracimano di una buona spanna. Nel primo tempo l’ardore guerriero fa buon argine. Soprattutto è ispirato il nostro Vacccaro, oggi cowboy determinatissimo a difesa del ranch. Di lui va incorniciato un intervento sul far della mezzora. Si cross da sinistra e inzuccata maligna del puntero Bilardo, destinata a infilare l’angolino basso, il nostro si scavezza in un tuffo a due tempi: primo balzo a guadagnare spazio sulla linea di porta e fulmineo volo a smanacciare la palla a barba del palo. Poco prima una buona occasione per noi per iniziativa del busciante Griffini, che fa tutto bene: scatto dribbling e tiro basso sull’angolo più vicino. E’ bravo il portiere ospite a dirgli di no. Su campi meno zuppi, Griffini potrebbe fare mirabilie. Noto che tenta mosse di scuola sudamericana, come chi ci è avvezzo per vocazione. Aspettiamolo con fiducia, fratelli d’osteria. Intervallo con Emiliano Fabbri, il ‘buitre’, allenatore dei ‘giovanissimi’ del Fanfulla, e raccontista sportivo di agile penna. Ha appena licenziato un appassionato ritratto di Esteban Cambiasso, detto ‘El Cuchu’, cresciuto nel ‘potrero’ argentino: « Uno di quei posti - spiega Emiliano - in cui un giorno da bambino ci metti piede. E non ne esci più. Una distesa di prato con due porte fatte di legni, e se non ci sono poco importa. Si piazzano le giacche dei giocatori in campo. In un posto come questo nascono i sogni dei bambini che ci giocano». Insomma la proiezione esatta dell’oratorio, che ancora sopravvive in certi angoli perduti delle nostre periferie. La partita nella ripresa? Una maschia rissa d’osteria con espulsioni da una parte e dall’altra. In mezzo le ulteriori prodezze del cowboy e il rigore del pareggio, disinvoltamente firmato da Pirola. La sbrunzina di Febbraio ceda presto al sole di Marzo: per il ritorno dei grandi vecchi dal nome di Grego e di Curti.

Domenica 20 Febbraio. Piove, anzi piovischia, direbbe Ada Negri. Con tutto il rispetto è molto più onomatopeicamente bello ‘sbrunzina’, che Ada certamente conosceva, ma che le odorava troppo di dialetto.

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