Città metropolitana? Troppe incertezze

«Oggi ci sono troppe incertezze per poter prendere una decisione. Però sulla Città metropolitana abbiamo qualche perplessità».

Verusca Bonvini - sindaco di Bertonico dal 2004, impiegata contabile a Milano - è soprattutto sulla base dell’incontro avuto in paese nei giorni scorsi con i consiglieri comunali che si esprime sul futuro istituzionale del Lodigiano. Il quadro normativo, ricorda, non è ancora definito. E se le regole del gioco non sono ancora chiare, «i tempi per una decisione non sono ancora maturi».

A parte la necessità di aspettare, cos’altro è emerso dalla riunione con i consiglieri?

«Che l’unica certezza che oggi abbiamo è che le Città metropolitane hanno un riconoscimento costituzionale mentre le Aree vaste no. Ma anche che nella Città metropolitana rischieremmo di contare poco. È un territorio molto vasto e diversificato. Cinisello e Sesto San Giovanni, tanto per dire, non hanno nulla in comune con noi. Non so fino a che punto la Città metropolitana si potrebbe fare carico dei nostri problemi. Il nostro territorio ha una presenza agricola importante, le nostre vocazioni sono completamente diverse da quelle del Milanese».

Nonostante il presupposto è però prevalsa la prudenza…

«Si, perché le variabili in gioco sono ancora tante. Di fatto non sappiamo cosa sarà delle vecchie province dopo il referendum costituzionale di ottobre e la ridefinizione della legge Delrio».

Intende dire che in questo momento sarebbe come fare a testa o croce? Non sarebbe l’unica a pensarlo. Anche il suo segretario di partito, Fabrizio Santantonio, due giorni fa in questa pagina ha consigliato prudenza. Anzi, ha detto che in questo momento una qualsiasi decisione sarebbe un azzardo politico…

«Andare nella Città metropolitana vorrebbe dire tornare ad un recente passato, però i nostri problemi resterebbero distanti da Milano. Io lavoro là e vedo che la situazione è diversa. L’ipotesi di Crema ci avvicinerebbe invece ad un territorio simile al nostro per cultura, economia e rapporti sociali. Siccome sappiamo che la Città metropolitana ha una sua connotazione costituzionale, si tratterà ora di capire se all’Area vasta sarà riconosciuta autonomia amministrativa e se le saranno assegnate risorse economiche».

Prima o poi lo sapremo…

«Appunto, decidere all’interno di capisaldi è un conto, ma decidere in un clima di incertezza non avrebbe senso. L’importante è che il Lodigiano resti unito, non dobbiamo disperdere le molte cose buone che in questi anni abbiamo fatto insieme. Se andremo nella Città metropolitana, bisognerà fare in modo che non venga meno l’attenzione per il Lodigiano come entità. Dipenderà molto dalla rappresentanza, da chi dovrà saper far valere le nostre istanze».

C’è anche l’ipotesi di Lodi e Crema insieme nella Città metropolitana. Non potrebbe funzionare?

«È una delle ipotesi, si può valutare, non ho una preclusione al riguardo».

I sindaci del Cremasco stanno ragionando anche con Treviglio. Le piace l’idea del triangolo Lodi-Crema-Treviglio?

«Treviglio mi sembra una realtà che si lega molto a Bergamo. Vedremo come eventualmente si potrà ragionare anche con loro. Però sono ragionamenti che si potranno fare solo in un secondo tempo».

Voi confinate con quattro comuni del Cremasco: Gombito, Montodine, Moscazzano, Ripalta Arpina. La scelta parrebbe naturale. Ma ha idea di cosa sceglierebbero i bertonicensi?

«Qualcuno Crema per l’omogeneità territoriale, altri Milano per l’aspetto economico. Ho parlato con i miei concittadini, non c’è una posizione netta».

Intende coinvolgerli in un dibattito pubblico?

«Sì, ma solo quando ci sarà un quadro normativo definito, prima dobbiamo avere le idee chiare noi. Se no cosa spieghiamo ai cittadini?».

Il ragionamento non farebbe una piega se non fosse che le premesse per discutere del tema già ci sono. Ha letto il documento che l’Assemblea del Lodigiano ha consegnato alla città? Aiuta a riflettere, non crede?

«Mi sembra un ottimo lavoro. È uno strumento che aiuta sì, ma bisogna comunque aspettare le regole».

Secondo lei passerà il sì alle riforme costituzionali?

«Al di là del fatto che non servirà il quorum, devo notare che le persone non stanno dando buoni segnali di partecipazione alla vita pubblica, lo ha dimostrato anche il referendum sulle trivelle. Vediamo se ad ottobre riusciremo a portarle a votare. Il grosso lavoro sarà quello di coinvolgere i cittadini sullo specifico tema, che è abbastanza articolato. Intanto vediamo come andranno le amministrative».

Stringiamo la lente su Bertonico. A che punto siete rimasti nella gestione associata con Castiglione?

«Abbiamo in corso solo quella della polizia locale. Avevamo firmato una convenzione quadro per tutte le altri funzioni, poi però l’abbiamo sospesa in attesa delle decisioni del governo».

Unioni e fusioni: il dibattito è aperto, dica la sua…

«Da parte mia c’è perplessità sulle unioni, e sulle fusioni sono assolutamente contraria. L’Italia è fondata su tantissimi comuni piccoli, costringerli a fondersi e a perdere la loro identità non va bene. Se poi la legge imporrà questo, in Consiglio prenderemo le dovute decisioni».

E se le unioni, così come avviene ora per le fusioni, fossero incentivate? Sarebbe ancora perplessa?

“Se le unioni saranno incentivate faremo le nostre valutazioni. Quel che ora è certo è che i trasferimenti continuano a ridursi e noi sindaci abbiamo difficoltà a far quadrare i conti. A Bertonico anche quest’anno abbiamo chiuso il bilancio con estrema difficoltà, nell’ultimo anno grossi investimenti non ne abbiamo fatti, stiamo gestendo l’ordinario, stiamo dando risposte ai bisogni sociali».

Delusa dalla scarsa attenzione del governo verso i piccoli comuni?

«Purtroppo non ho visto una grande attenzione verso le nostre realtà».

Bertonico rimpiangerà molto la Provincia di Lodi?

«In alcuni momenti ci è stata vicina. Era quel luogo dove si potevano condividere la pianificazione e la programmazione del territorio, anche se poi nel Lodigiano i comuni più di una volta si sono mossi in modo autonomo, l’abbiamo visto con gli insediamenti produttivi nel territorio. La pianificazione non è stata completa, ma grazie alla Provincia si sono potute concretizzare realtà importanti come la Sal o il Consorzio per i servizi alla persona. Il dialogo col territorio c’è stato, non so se passando sotto altre realtà questo dialogo ci sarà ancora. Le Province se ben gestite funzionavano ed erano utili. Eliminare così è stato un salto nel vuoto».

Fiduciosa sul futuro del Lodigiano?

«La fiducia non bisogna mai perderla, però ognuno deve fare la sua parte, cittadini e amministratori. Sono giovane ma faccio il sindaco da tanti anni, un po’ ne ho viste. Ed ho imparato che lo spirito di sacrificio degli amministratori deve manifestarsi con l’occhio sempre rivolto a chi verrà dopo di noi, cioè alle future generazioni. Nel nostro piccolo abbiamo fatto investimenti sulla scuola, crediamo che tutto passi da lì».

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