LAVORO Ristoranti e bar, le ricerche di personale nel Lodigiano non si fermano

Gli imprenditori del settore si muovono già in previsione della primavera

Ristorazione ed esercizi pubblici, le ricerche di personale non si fermano. Nonostante il periodo di bassa stagione post-festività, gli imprenditori del settore guardano già avanti, e in vista della primavera e dell’estate studiano già i curricula. Se le posizioni più generiche e meno formate saranno valutate secondo i bisogni a ridosso della stagione, le qualifiche professionali più specializzate sono sempre tenute d’occhio, tanto in cucina quanto in sala, perché la carenza di personale pronto è diventata ormai strutturale. Per i giovani che vogliono intraprendere la carriera in questo comparto, il consiglio è uno solo: cominciare, fare esperienza, formarsi e qualificarsi il più possibile. E nonostante l’alta stagione sia ancora di là da venire, alcuni ristoranti e bar stanno già cercando personale, a copertura del turn over oppure anche solo per portarsi avanti ed essere pronti alle assunzioni per marzo e aprile.

«Rispetto a un anno fa o sette mesi fa la situazione è leggermente migliorata, le persone che si candidano sono un po’ di più - dice Paolo Riezzo, imprenditore lodigiano del settore e vicepresidente generale di Confartigianato -. Tuttavia, non ci si deve ingannare: personale esperto non si trova, si possono trovare persone disponibili, ma che vanno formate. Il Covid e le restrizioni conseguenti hanno lasciato un buco che oggi si fatica a colmare. Molti professionisti e dipendenti di lungo periodo hanno abbandonato questo settore per cercare lavoro in altri comparti con maggiori garanzie. È un gap che non si è ancora chiuso, e che non si può chiudere a breve. Oggi siamo in bassa stagione, e il bisogno non è ancora emerso, ma tra un mese o due ripartirà la ricerca di personale. I profili con un minimo di qualifica sono ricercati e seguiti tutto l’anno». Il problema riguarda tanto la cucina quanto la sala, dove magari la formazione è più veloce. «Il problema a mio avviso è uguale a quello di 7 mesi fa, figure professionali qualificata non ci sono o sono pochissime, il personale generico si propone un po’ di più ma va formato, i giovani, anche solo per colmare i picchi del fine settimana, stanno alla larga - racconta Alessandro Ferrandi, imprenditore del comparto e referente di categoria per Confartigianato -. Detto che il problema è generalizzato e che ciascun imprenditore prova a risolverlo come riesce, rimane il fatto che Lodi ha bisogno anche di crescere nel suo complesso sul lato dell’attrattività e dell’accoglienza. In una città e un territorio più vivo e vivace tutto il settore ha la possibilità di crescere, e così anche la disponibilità di forza lavoro aumenterebbe».

In molti rivolgono ai ristoratori l’accusa di pagare poco e sfruttare i dipendenti, ma i ristoranti e i bar più conosciuti applicano tutti il contratto collettivo nazionale. «A mancare oggi sono soprattutto le qualifiche professionali - continua Vittorio Codeluppi, presidente Asvicom Lodi -. I cuochi, gli chef, i maitre che girano sono sempre quelli: il turn over avviene sempre tra le stesse persone, e non c’è stato un ricambio generazionale. È una professione che non attrae i ragazzi, e siamo vicini al paradosso che una delle eccellenze italiane come la ristorazione rischia di restare senza ristoratori. C’è un problema legato alla formazione, perché non ci sono scuole specializzanti, e uno legato alle attese socio-culturali delle famiglie. È necessario fare delle scelte strategiche di medio-lungo periodo, e tornare a puntare sul settore».

In definitiva il problema oggi è meno visibile, ma non risolto. «In bassa stagione, dopo le festività, il problema è meno evidente, ma noi temiamo che a marzo, aprile e maggio, quando la ricerca di personale sarà più intensa, la questione si riproporrà negli stessi termini dell’anno scorso - conclude Isacco Galuzzi, segretario generale di Confcommercio Lodi e Basso Lodigiano -. La sensazione è che la carenza di personale sia di lungo periodo o addirittura strutturale. È vero che ci sono fasi in cui le professioni ciclicamente risultano più o meno attrattive, e questo è un momento in cui la ristorazione è in basso nelle preferenze dei giovani, nonostante la forte spinta mediatica. Nessuno ha la bacchetta magica, è un problema di sistema che va affrontato a livello di sistema». 

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