Lo spreco alimentare, un approfondimento per i “grandi”

Collegato allo speciale in edicola su Tarantasio del 27 ottobre

Ogni anno, il Waste Watcher International Observatori on Food and Sustainability valuta le abitudini degli italiani in fatto di sprechi alimentari, nell’ambito della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e Università di Bologna su un monitoraggio Ipsos.

Secondo i dati raccolti all’inizio del 2023 (QUI IL REPORT COMPLETO) il 24 per cento degli italiani butta cibo almeno una volta alla settimana, e addirittura il 3 % butta cibo quasi ogni giorno. Lo spreco medio individuale ammonta a 524,1 grammi a settimana (il dato precedente, del gennaio ’22, era di 595,3), ed ecco gli alimenti più sprecati:

I prodotti più sprecati
Frutta fresca: 30,3 grammi
Insalate: 26,4 grammi
Cipolle, aglio, tuberi: 22,8 grammi
Pane fresco: 22,8 grammi
Verdure: 21 grammi
Anche in Spagna, Germania, Francia e Inghilterra il cibo più sprecato è la frutta fresca, mentre negli Stati Uniti si spreca più pane, in Brasile si sprecano più riso e cereali cotti, e in Giappone le verdure.

Guardando al mondo, ovviamente, ci sono paesi che sprecano molto più di noi: in Germania si arriva a quasi 900 grammi l’anno, in Inghilterra poco meno (859); in Cina e Canada si supera il chilogrammo (1.153 grammi in Cina, 1.144 in Canada), ma il record assoluto è negli Stati Uniti, dove ciascuno spreca 1.338,6 grammi di cibo ogni anno.

Tornando all’Italia, i dati sono abbastanza altalenanti negli anni: si passa dai 529 grammi a settimana del gennaio ’21 ai 750 dell’agosto ’21, per poi scendere ai 595 del gennaio ’22, risalire a 674 ad agosto ’22 e 524 nel gennaio ’23.

Tra le persone che sprecano di più ci sono le famiglie senza figli, del sud Italia, che abitano in piccoli comuni.

Le abitudini
Continua a calare l’abitudine di mangiare fuori casa, anche se forse questo elemento è legato più all’aumento del costo della vita che non alla volontà di ridurre gli sprechi: il 51 per cento ha diminuito cene e pranzi fuori, e il 41 ha diminuito le colazioni fuori. Il 31 per cento ha diminuito l’acquisto di cibi d’asporto (anche delivery) e il 30 per cento ha diminuito l’acquisto di cibi già pronti al supermercato o in gastronomia.

Le cause
Ora veniamo ai motivi che portano a sprecare cibo: la metà delle famiglie italiane afferma di sprecare frutta e verdura perché quando si vede al supermercato è bella e appetibile, ma spesso per mantenere quell’aspetto viene conservata nelle celle frigorifere, e appena si torna a casa marcisce. Il 49 per cento ammette di dimenticarsi di consumare il cibo, che quindi supera i termini di scadenza, mentre circa un terzo dice che nel fare la spesa calcola male le proprie necessità e quindi evidentemente compra cose che non servono; c’è persino chi compra “male” perché ha paura di non avere cibo a sufficienza.

I consigli
Cosa fare per combattere questi problemi quando si va al supermercato: il 37 per cento propone l’acquisto di piccoli formati, di comprare più volte a settimana i prodotti freschi per evitare che si consumino (36 per cento), di costruire la lista della spesa sulla base di un menù settimanale (33 per cento) e poi, una volta a casa, di organizzare il frigorifero sulla base della scadenza dei prodotti: quest’ultimo, un compito che anche i bambini possono fare, contribuendo così a ridurre gli sprechi.

La filiera
Ma gli sprechi non sono soltanto in casa: nell’intera filiera (sempre secondo Waste Watcher) nel 2022 si quantificava (dal produttore al consumatore) uno spreco di 4,2 milioni di tonnellate di cibo, per un valore di 9,3 miliardi di euro.

Il 26 per cento degli sprechi avviene in agricoltura (vi ricordate quando i nonni andavano a “spigolare”, cioè a raccogliere ad esempio i pomodori che rimanevano nei campi dopo il raccolto?). Il 28 per cento degli sprechi avviene nell’industria, e l’8 per cento nella distribuzione. Lo spreco in filiera è in diminuzione del 12 per cento rispetto agli anni precedenti ma, fra perdite in campo e sprechi nella catena dell’industria e della distribuzione del cibo, si registrano comunque dati negativi.

Il questionario
Ma dopo aver parlato della filiera torniamo a casa e proviamo a guardare alla nostra famiglia: ecco un simpatico test che ci permette di capire meglio le nostre abitudini.
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