LE CELEBRAZIONI La Pasqua di Resurrezione illumina i passi sicuri di un cammino nuovo

Sabato sera, in cattedrale, la Veglia sarà alle ore 21.30 mentre il Pontificale di domenica mattina inizierà alle ore 11

Ogni anno, la Veglia si apre con l’accensione del cero pasquale, perché la luce di Cristo risorto possa illuminare i passi di un cammino nuovo.

È l’invito a “ricominciare” che Papa Francesco ha evocato nella scorsa Pasqua, quando si trattava di aprirsi di nuovo alla vita nonostante il timore della pandemia. «Il Risorto sta dicendo loro (ai discepoli, ndr): “Ripartiamo da dove abbiamo iniziato. Ricominciamo. Vi voglio nuovamente con me, nonostante e oltre tutti i fallimenti”. In questa Galilea impariamo lo stupore dell’amore infinito del Signore, che traccia sentieri nuovi dentro le strade delle nostre sconfitte. E così è il Signore: traccia sentieri nuovi dentro le strade delle nostre sconfitte». Le sconfitte non mancano mai, nella vita dell’uomo e nella storia dell’umanità, ma l’invito di Cristo rimane un appello di misericordia e amore, pronto a rinnovarsi ogni anno nella certa speranza pasquale, come sarà anche in questa notte, quando in cattedrale il vescovo Maurizio celebrerà la Veglia alle ore 21.30, e poi, nella pienezza del giorno di Pasqua, presiederà il solenne Pontificale domenica alle ore 11 , che si concluderà con la benedizione Urbi et Orbi del Papa.

Non a caso, nella Veglia di stasera, il vescovo conferirà il sacramento del Battesimo a tre catecumeni, a simboleggiare la necessità di aprirsi alla grazia della fede, della speranza e della carità che convertono il cuore dell’uomo, mettendolo in cammino. Il cammino che attende ogni cristiano e tutte le comunità, che attende la Chiesa laudense dopo la fine della celebrazione del Sinodo, che sta già vivendo la sua fase attuativa. Un cammino nella sequela di Cristo e un cammino nella società che, benché stia uscendo dalle macerie della pandemia, ora si trova in una situazione delicata, sulla quale il vescovo ha più volte richiamato l’attenzione: la guerra in Ucraina, ad esempio, per la quale la diocesi si è spesa con la preghiera, le parole di pace e la solidarietà (la colletta quaresimale ha visto le parrocchie devolvere le donazioni per combattere la povertà in Terra Santa e in Ucraina). Ma anche, senza andare lontano ma guardando alle nostre comunità, le difficoltà del mondo del lavoro e il disagio giovanile, le vecchie e nuove povertà, che il vescovo incontrerà simbolicamente portando il suo augurio pasquale, domani dopo la celebrazione, agli ospiti della mensa diocesana. Le povertà fisiche e quelle spirituali, come il rischio dell’indifferenza e degli egoismi. Sono «le macerie del cuore» di cui parla Papa Francesco, rassicurando il popolo cristiano: «Anche dalle macerie del nostro cuore, Dio può costruire un’opera d’arte, anche dai frammenti rovinosi della nostra umanità Dio prepara una storia nuova».

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