Le arnie sostenibili di Alberto e Raffaella

Quando si tratta di rispetto dell’ambiente, anche i più piccoli possono fare la differenza. Niente è in grado di dimostrare questa verità quanto le api, insetti apparentemente insignificanti, che ad alcuni sembrano solo fastidiosi, ma che in realtà rappresentano un elemento imprescindibile per la vita sul pianeta e, per chi ha pazienza e passione, possono regalare l’accesso ad un mondo affascinante fatto di bellezza e armonia.

A raccontarlo sono Alberto Felloni e Raffaella Santo: lui insegnante di agraria a Codogno e lei a Villa Igea. Entrambi, quindi, appassionati di natura, anche se «durante gli studi di agronomo zootecnico non mi hanno insegnato quasi nulla sulle api. Si parlava perlopiù di zootecnia intensiva. Dopo gli studi, ho sviluppato questa passione, che è diventata ormai un secondo lavoro».

Alberto e Raffaella, infatti, sono i titolari di Avia Mata, una piccola realtà di Turano Lodigiano che produce alcune centinaia di chili di miele ogni anno: «Gestiamo l’allevamento, se di allevamento si può parlare, in modo naturale, dando più importanza al benessere delle api che alla produzione di miele. Ad esempio, in certi allevamenti intensivi, tolgono alle api anche il miele che serve loro per sopravvivere, e poi le nutrono con sciroppi di acqua e zucchero. Per noi questo è impensabile». Lavorare mettendo al primo posto il rispetto nei confronti delle api è già un modo di agire sostenibile, ma permette anche di osservare con chiarezza l’ambiente in cui viviamo, di cui le api sono piccole sentinelle.

«Da quando ho iniziato con le prime arnie, dieci anni fa, già si possono notare gli effetti dei cambiamenti climatici - continua Alberto -: le stagioni, che sono scandite dalle fioriture, sono diventate meno regolari. Fortunatamente, tuttavia, l’inquinamento non è un problema per il miele: gli elementi inquinanti non si ritrovano nel prodotto finale, tanto che ultimamente è sempre più in voga l’apicoltura urbana: chi può mette un’arnia sulla terrazza, e il prodotto è buono. Anzi, paradossalmente le api trovano persino più ”pascolo” in città, con i fiori dei balconi e dei parchi, mentre in campagna la monocoltura non offre molto. Noi, ad esempio, abbiamo piantato in giardino un po’ di alberi che possano aiutare le api a trovare il necessario». Un altro elemento relativo all’inquinamento che le api fanno emergere è proprio legato al mais, principale protagonista delle campagne lodigiane: «Nel periodo della fioritura del mais, quando le api vanno in cerca di polline per produrre la parte proteica della loro alimentazione, spesso troviamo una certa moria di api – raccontano -: sarebbe vietato fare trattamenti antiparassitari nei periodi della fioritura, ma evidentemente non tutti rispettano i periodi prestabiliti».

Quello delle api è quindi un mondo da cui non si finisce mai di imparare: «Io stesso continuo ad apprendere e approfondire, e cerco di trasmettere anche gli altri questa passione» prosegue Felloni, raccontando degli incontri realizzati con le scuole per raccontare ai ragazzi il proprio lavoro. «Da qualche anno c’è più interesse nei confronti dell’ambiente, delle api, e anche del miele. La richiesta è aumentata, ma bisogna stare attenti: molti prodotti, specialmente se a buon mercato, vengono dall’estero, dove la manodopera costa meno, ma anche le regole sono meno ferree, e spesso non c’è alcun interesse per il benessere delle api. Bisogna fare un passo ulteriore verso una maggiore consapevolezza per l’ambiente».n

© RIPRODUZIONE RISERVATA