Il viaggio un po’ particolare del signor Dante...

Ma non vi preoccupate, non c’è da aver paura

Sono passati tantissimi anni da quando, nel lontano anno 1300, il poeta fiorentino di nome Dante Alighieri incominciò un avventuroso viaggio attraverso i tre regni dell’oltretomba: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Dal resoconto di questo viaggio, fortunatamente solo immaginato anche se Dante ce lo racconta come vero, venne scritta dallo stesso poeta una delle opere più celebri della letteratura italiana: la Divina Commedia.

Questo viaggio ha inizio in un periodo di grande tormento di Dante, era da poco venuta a mancare l’amata Beatrice e il poeta si sentiva del tutto solo e perduto. Il viaggio avrebbe rappresentato per lui una possibilità di risollevarsi da questo dolore e, forse, rivedere l’anima di Beatrice.

Fu così che, giunto alle porte di accesso dell’oltretomba, nei pressi della città di Gerusalemme, Dante si trovò a decidere se intraprendere o meno un viaggio che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Dante accetta e tutto intimorito varca la porta che conduce all’anticamera dell’Inferno. Arriva in una selva oscura, simbolo del peccato, fatta di rovi ed alberi secchi, dove compaiono tre spaventose fiere che sembrano volerlo aggredire: una lupa, una lonza e un leone. Dante è tutto intimorito e inizia a pensare di tornare indietro, c’è buio e non sa che fare, dove andare, quando… compare in suo aiuto il poeta latino Virgilio, famosissimo per aver scritto l’Eneide (brrr che paura, chissà il povero Dante). Virgilio da questo momento fa da guida a Dante e i due, insieme, iniziano a scendere nella voragine dell’Inferno. L’Inferno altro non era che un grande buco nella terra, suddivido in gironi concentrici e al centro del quale si trovava il tremendo Lucifero.

A traghettare i due protagonisti, Dante e Virgilio, oltre il fiume infernale Acheronte che li porterà dentro all’Inferno, è il custode Caronte, traghettatore delle anime nel regno degli inferi, il luogo da cui nessuno si salva! Durante il viaggio attraverso la voragine infernale Dante incontra tantissime anime che in vita aveva conosciuto, incluso uno dei suoi maestri: Guido Guinizzelli, condannato a camminare per l’eternità in un muro di fiamme (chissà che caldo che faceva da quelle parti). I due scendono giù giù giù fino al centro della terra dove si trova Lucifero, per risbucare finalmente alla luce, dalla parte opposta della porta dell’Inferno, ai piedi della montagna del Purgatorio. In questo luogo le anime hanno la possibilità di salvarsi, ma devono prima espiare le proprie colpe commesse in vita e questo gli potrebbe richiedere millenni e millenni (immaginate che noia e che fatica salire una montagna per migliaia di anni). È proprio nel Purgatorio che Virgilio e Dante incontrano un anziano dalla barba bianca e lunga e dall’aspetto di un vecchio canuto. Si tratta di Catone l’Uticense, il custode dell’ingresso del Purgatorio. Una volta spiegato al vecchio il motivo del viaggio di Dante, il poeta fiorentino e la sua guida iniziano a salire la montagna, a gran fatica e non senza peripezie (chissà quant’era ripida!). Quindi, giunti nei pressi delle porte del Paradiso, Virgilio è costretto ad abbandonare Dante, che si trova ora solo in quest’ultima parte di viaggio.

È proprio in Paradiso che Dante rivedrà finalmente l’anima dell’amata Beatrice, trovando pace per i propri tormenti. Dante può ora risvegliarsi dal torpore di questo lungo e avventuroso viaggio e, fu proprio al suo risveglio, che decise di scrivere la sua storia e comporre così la Divina Commedia.

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