ESCLUSIVA 2 agosto 1980/2 agosto 2020: i 40 anni della strage di Bologna

La signora Anna Faiella di Mulazzano fu testimone diretta di quel maledetto 2 agosto 1980

Tornava dalla Calabria e si era fermata a Bologna, per fare una sorpresa a una nipote, prima di rientrare a Milano Centrale e poi a Mulazzano. Solo che quel giorno era il 2 agosto 1980 e Anna, un bambino in braccio e l’altro per mano, si è ritrovata nel mezzo della strage di Bologna, quando una bomba piazzata nella sala d’aspetto di seconda classe alle 10.25 esplose e fece 85 vittime e più di 200 feriti.

Oggi, quarant’anni dopo, Anna Faiella – che tutti a Mulazzano conoscono con il cognome del marito, Zoppi - ricorda ancora bene quei momenti e ricostruisce la giornata. «Ero andata a Corigliano Calabro per due settimane a trovare i miei genitori e a fare le ferie. Al ritorno siamo partiti da Sibari. Allora non c’era il Frecciarossa, il treno faceva tutte le stazioni, si fermava anche mezz’ora. Taranto, Pescara… a Bologna siamo scesi perché la figlia di mia sorella abitava lì e volevamo farle una sorpresa – racconta -. Era mattina ed erano circa le 10.20. I bambini chiedevano di prendere qualcosa da bere, io però ho detto loro: prima andiamo a informarci a che ora c’è il treno per Milano più tardi, poi andiamo al bar. Ho detto a mio marito di restare con loro e i bagagli sulla piazzola e mi sono diretta all’ufficio informazioni. I bambini però hanno voluto venire con me». Giovanni all’epoca aveva 7 anni e mezzo, Maurizio ne avrebbe compiuti 10 due giorni dopo. Allo sportello c’era qualche persona in fila. Finalmente è toccato ad Anna. «Stavo chiedendo informazioni ed è successo il finimondo – testimonia -. Avevo i vetri sulle gambe e sulle ginocchia, c’era polvere bianca, vedevo passare le persone ferite. Ricordo un uomo sostenuto da altri due, aveva tutto il sangue in viso. Passavano Croce Rossa, carabinieri, taxisti, e quanti elicotteri. La gente andava e veniva. I bambini piangevano, avevo Giovanni in braccio e Maurizio per mano».

Soltanto in un secondo tempo Anna ha ritrovato il marito. E mentre intorno l’andirivieni di mezzi e feriti continuava, la famiglia si era incamminata verso la casa della nipote. «Non si trovava un taxi libero. Abbiamo camminato a lungo sul marciapiedi con i bagagli, i bambini che piangevano. Finalmente si è fermato un taxi e siamo arrivati da mia nipote Stella. Era sorpresa di vederci e non aveva ancora saputo nulla della strage. Ci ha fatti entrare e ha acceso la televisione. Suo marito Nicola era medico al Sant’Orsola, non appena ha visto quanto stava accadendo le ha detto: “Prenditi cura di loro, io devo scappare in ospedale perché hanno bisogno di me”. Noi ci siamo sistemati, i bambini piangevano ancora. La sera per farci dormire ci hanno dato delle gocce perché eravamo troppo spaventati».

Per fortuna i piccoli non erano rimasti feriti, Anna invece aveva graffi sulle gambe. «Per camminare avevo dovuto spostare i vetri con i piedi».

Preoccupati i parenti in Calabria, preoccupati quelli a Mulazzano, le telefonate per rassicurare tutti si sono susseguite fino al giorno dopo quando la famiglia è riuscita a tornare finalmente a casa, nel Lodigiano. Intanto però quel 2 agosto 1980 non c’erano treni per Milano Centrale. «Siamo stati a dormire una notte a Bologna – dice anche Maurizio Zoppi, il figlio maggiore di Anna -. Ricordo bene quel boato fortissimo e quella polvere bianca. Quando siamo ritornati in stazione per ripartire io avevo il terrore di prendere il treno. Continuavo e continuo a pensare che quando siamo scesi, quel 2 agosto, c’erano persone sui binari che ci salutavano. Che ne sarà stato di loro?».

Ora Maurizio abita in provincia di Brescia, Anna invece risiede ancora a Mulazzano dove è arrivata 49 anni fa e dove è ben conosciuta. Nata nel 1941 a Corigliano Calabro, si è sposata con Emilio Zoppi (che di Mulazzano era originario) nel 1971 a Schiavonea, la processione verso la chiesa sul lungo mare immortalata nelle foto conservate a casa.

Una vita dura, quella di Anna, che oggi è vedova e da poco ha perso anche il secondogenito Giovanni a causa di un male incurabile. A Mulazzano è benvoluta da tutti, anche per il suo carattere buono e la sua schiettezza. Di quel 2 agosto 1980 dice: «Siamo stati fortunati. Perché non siamo andati subito a prendere da bere. Altrimenti non sarei qui a raccontare niente. Ogni anno il 2 agosto guardo la televisione, penso a quella povera gente ferita o morta e ci chiediamo chi tra i presenti fosse l’uomo che aveva portato la bomba».

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