«Clima, ogni scelta quotidiana
può fare la differenza»

Stefano Caserini fa il punto su un’emergenza che chiama in causa tutti

Per alcuni la questione ambientale è una moda, per altri un business. Ma per i tecnici, per chi si occupa a livello professionale del tema, come l’ingegnere ambientale lodigiano Stefano Caserini, i cambiamenti climatici sono una realtà con cui il mondo deve fare i conti, senza allarmismi ma seriamente.

Prendiamo spunto dall’orologio installato a New York, un conto alla rovescia che indica il punto di non ritorno per la terra tra 7 anni: è davvero così?

«Non si può ragionare in questo modo quando si parla di clima: è una scelta sbagliata dal punto di vista scientifico e da quello della comunicazione. Già immagino quelli che, quando tra sette anni saremo ancora vivi, ne approfitteranno per dire che era solo un falso allarme. Scientificamente, poi, è sbagliato parlare di sette anni, perché i cambiamenti sono più graduali e non ci sono date precise: per certi versi, il punto di non ritorno l’abbiamo già superato, e più andiamo avanti, più aumentano i rischi».

Cosa significa, che è già troppo tardi?

«Significa che il clima è già cambiato in modo drammatico: pensiamo agli incendi in California, all’Artico, alla Siberia. Ma a livello internazionale ci sono anche molte cose che si stanno muovendo in senso opposto: sempre più città si pongono l’ambizioso obiettivo di essere ad emissioni nette zero».

L’Europa e l’Italia, ad esempio, cosa stanno facendo? Stanno facendo abbastanza?

«L’Europa, con l’obiettivo delle emissioni zero nel 2050, potrebbe portarsi dietro la Cina, che invece ha posto il limite al 2060. L’incertezza è sugli Stati Uniti: molto dipende dalle prossime elezioni. In Italia ci sono incentivi importanti sulla riqualificazione edilizia e sulla mobilità. Diciamo che probabilmente in questi anni si stanno vendendo le ultime auto a combustibili fossili: il cambiamento ritardato da decenni è in corso. D’altronde l’Italia ha preso impegni a livello comunitario e deve rispettarli»

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Cosa si può fare invece nel locale, nel Lodigiano, dove i dati sull’inquinamento dell’aria sono ancora decisamente negativi?

«Anche nel locale ci sono esempi virtuosi, città come Parma che hanno fissato l’obiettivo emissioni zero al 2035. Innanzitutto, però, bisogna riconoscere che, se la Co2 continua a crescere, le giornate di sforamento dei limiti a Lodi sono molto diminuite negli anni: prima eravamo sulle 180, ora siamo a 50. È comunque oltre i limiti di legge, ma il trend è positivo. Per fare di più, bisognerebbe lottare contro il riscaldamento domestico a legna, che causa importanti emissioni di Pm10. Dobbiamo capire che solo la spinta alla decarbonizzazione votata a mitigare i cambiamenti climatici potrà portare a un miglioramento della condizione dell’aria, anche a livello locale»

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Infine, in uno scenario globale, anche le scelte individuali sono importanti?

«La prima cosa che possiamo fare è approfittare degli incentivi, ad esempio, sulla riqualificazione energetica degli immobili. La detrazione al 110% è un’occasione importante: si possono migliorare l’involucro della casa, i serramenti, installare pompe di calore, pannelli solari, e praticamente paga lo stato. Ogni volta che si risparmia energia si contribuisce a ridurre le emissioni: mettere il riscaldamento a 19 gradi invece che a 20 fa la differenza; far bollire meno acqua per la pasta fa la differenza; lasciare a casa l’auto per un giorno fa la differenza; ogni piccola scelta quotidiana fa la differenza».

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