Francesca, “professione vacanze”

Francesca Marconato, 28 anni, di Casaletto: dopo il diploma al Maffeo Vegio, ha iniziato a lavorare nel turismo

Partire per ricominciare. Volare oltre confine per scoprire di sentirsi sempre e comunque a casa. E non riuscire più a smettere di esplorare culture, persone e stili di vita di cui, magari, si ignorava l’esistenza. Questa è la storia di Francesca Marconato, che per la prima volta in otto anni si sta godendo l’estate italiana e la sua famiglia lodigiana. “Colpa” o paradossalmente opportunità, del particolare periodo di emergenza: uno stop momentaneo vissuto però “come una nuova esperienza da cui trarre ispirazione”.

Ciao Francesca, parlaci di te!

«Mi chiamo Francesca Marconato, ho 28 anni e sono originaria di Mairano, la frazione di Casaletto Lodigiano. Ho frequentato l’Istituto Maffeo Vegio diplomandomi in Scienze Sociali, prima di partire. Attualmente sono un’assistente turistica e lavoro nei villaggi Bravo Club France. Sono partita a 19 anni come semplice animatrice dei mini club pensando di fare solo una stagione ma, avendo la possibilità di crescere professionalmente, ho cambiato e provato ogni ruolo. Ancora oggi, mi ritrovo con la valigia sempre pronta».

Nello specifico di cosa ti occupi?

«Il mio lavoro è un filino complicato da spiegare perché sappiamo sempre a che ora iniziamo, ma mai a che ora andiamo a dormire: siamo sempre presenti, sempre attivi, sempre sorridenti e propositivi. Il nostro scopo è quello di dare alle persone la possibilità di “fare” attività ed escursioni. Da animatore, dopo la diurna che inizia verso le 9 di mattina e finisce alle 18, inizia il serale che comprende cena, spettacolo e discoteca, ma quando tutto sembra finito arriva il momento delle prove per imparare gli spettacoli che andranno in scena poi. In pratica dalle 9 di mattina ti ritrovi ad andare a letto alle 3 di notte».

Dove ti ha portato il tuo lavoro in questi anni?

«Nel corso di questi 8 anni ho avuto la possibilità di viaggiare molto e di visitare, soggiornando per parecchi mesi, molte località come Capo Verde, Messico, Cuba, Santo Domingo, Oman, Grecia, Spagna, Vietnam. All’inizio voleva essere solo un’esperienza, un mettermi alla prova, ma poi mi sono resa conto di non smettere mai di imparare a conoscere persone, culture, luoghi, lingue… è difficile smettere. Ogni stagione è un nuovo inizio: l’emozione di scoprire l’incognito ti riporta ad essere la persona che eri al primo viaggio, con le stesse domande, paure ed emozioni».

E ti sei sempre sentita accolta dal paese adottivo?

«Si conoscono talmente tante persone che è difficile ricordarsi tutti ma ce ne sono alcune che rimarranno sempre impresse nel cuore. La gente del posto si è sempre contraddistinta per l’accoglienza, la gentilezza e lo spirito di collaborazione, nei miei confronti, facendomi sempre sentire parte della famiglia e quindi a casa».

Qual è stato il viaggio che più ti è rimasto nel cuore?

«Porto nel cuore il Messico come il Vietnam, dove sono stata fino al 19 Marzo, quando hanno iniziato a bloccare i voli con tutte le compagnie per via del Covid19. Il Vietnam è stata una bella sorpresa perché non pensavo di potermi sentire a mio agio in un mondo così diverso! Nonostante l’80% dei “locali” non parlasse inglese (figuriamoci francese, spagnolo o italiano) sono riuscita ad instaurare un rapporto di amicizia basato su abbracci e gesti, sorrisi e sguardi di intesa che non si trovano ovunque».

Hai mai sofferto la lontananza da casa?

«Forse solo la prima volta, anche perché la tecnologia aiuta tantissimo. Whatsapp è il nostro migliore amico, con audio e videochiamate riesci ad avere chiunque al tuo fianco. A volte capita che la mancanza della mamma sia più forte, non lo nascondo, ma sapendo di essere supportata dalla mia famiglia ho sempre il loro appoggio e riescono a farmi passare i momenti di malinconia, tant’è che ad ogni mio ritorno, nonostante siamo passati 6 mesi, dopo un lungo abbraccio sembra sempre di esserci visti il giorno precedente.

Una curiosità legata alla tua esperienza?

«Ce ne sono tantissime: mangiare cose che non avrei mai immaginato come carne di dromedario e cavallette, attraversare un fiume in piena perché la strada era bloccata, prendere un pulmino da sola con solo dominicani che parlano di te credendo che tu non li capisca, trovarsi animali vari in camera compreso un serpente davanti alla porta della stanza… ad ogni modo sono tutte situazioni che non avrei mai vissuto se non avessi fatto quella scelta a 19 anni».

Superfluo chiedertelo. Se ti guardassi indietro rifaresti la stessa scelta di partire?

«Si. Ogni tanto mi capita di pensare a chi sarei adesso e a cosa starei facendo adesso se non avessi intrapreso questa strada: non ho una risposta. Ho rinunciato a tanto, lasciando la vita a casa, famiglia e amici, e ogni volta che si ritorna si perde sempre qualcuno o qualcosa .. le esperienze cambiano come il modo di pensare e sicuramente tornassi indietro rifarei tutto come prima. Amo la persona che sono oggi e gli insegnamenti che ho ricevuto dalle realtà che ho vissuto sarebbero stati diversi».

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