Sulle migrazioni parole e immagini ingannevoli

di Andrea Casavecchia

Se le elezioni in Italia sono il momento di espressione più chiara degli orizzonti politici, gli slogan sono il termometro più preciso per misurare ciò che i partiti colgono tra le pieghe della società italiana: a cominciare dal portafoglio. E se nel 1994 dominò il “milione di posti di lavoro”, era chiaro che il target erano quei tanti giovani in cerca di occupazione con informazioni che non corrispondono alla realtà.

C’è una parte di società che cede alla paura e domanda sicurezza perché si percepisce vulnerabile.

Però molti studi sottolineano una rappresentazione stereotipata delle questioni migratorie nei mass media. Queste costruzioni fomentano un’immagine scorretta. Una ricerca, pubblicata da Giovanni Brancato, Alessandro Ricci e Melissa Stolfi in “Journal of liberty and international affair”, evidenzia come i talk show italiani inquadrano il fenomeno migratorio. La presenza nelle trasmissioni esaminate emerge in alcuni momenti precisi: quando avvengono eventi terroristici; quando accadono episodi di criminalità; inoltre si segnala che la posizione delle notizie di migrazione si colloca vicino alla cronaca nera.

Anche dalle immagini si può verificare la debolezza e la povertà della narrazione mediatica attuale. Lo mostra una sociologa, Milena Meo che in un articolo, intitolato “Immagini dal confine. Migranti, spazi simbolici e ordine politico contemporaneo”, riporta dati significativi a partire da una semplice ricerca di termini sul motore di ricerca Google. Inserendo due semplici parole “migranti” e “Lampedusa” appaiono risultati che smascherano i luoghi comuni. Appaiono ad esempio 8.030 notizie, che però sono legate soltanto a 700 immagini. Questo significa che si ripropongono immagini standard per sostenere articoli diversi. Quando poi si analizzano le immagini si individuano alcuni elementi caratteristici: barconi, corpi mare. Spiega la sociologa che la combinazione di questi elementi crea un confine tra un “noi” conosciuto e un “altro” indistinto che è visibile nel gruppo, ma invisibile nella sua individualità, dove il singolo è indistinto tra gli altri, ma la distinzione spicca nel soggetto collettivo.

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