Sos medici e elezioni regionali. Facciamo sentire la nostra voce

L’editoriale di Lorenzo Rinaldi

Il problema della carenza dei medici di famiglia è reale, concreto e chi lo nasconde o lo sminuisce non fa un buon servizio al territorio. Detto questo, occorre mettersi il cuore in pace ed essere consapevoli che nel breve periodo non si troverà una facile soluzione: abbiamo pochi medici in ingresso e troppi in uscita, a causa di numerose ragioni, la principale è una errata programmazione a livello nazionale.

Se i giovani dottori che si affacciano alla professione sono meno di quelli che vanno in pensione è evidente che si crea uno squilibrio, di cui tutti tocchiamo con mano gli effetti. Ne possiamo individuare almeno tre.

1) Il primo effetto è che il numero di pazienti in carico a un singolo medico di famiglia è destinato ad aumentare ed è fisiologico che questo abbia ricadute sull’attenzione che può essere dedicata a ogni mutuato.

2) Il secondo effetto negativo è che ci troviamo con piccoli paesi nei quali non è più presente (o non lo sarà nei prossimi mesi) il medico di famiglia e quello più vicino sta - nella migliore delle ipotesi - al paese confinante: per gli anziani soli è un bel problema.

3) La terza conseguenza negativa riguarda gli ospedali e in particolare i Pronto soccorso. Se ci sono meno medici di famiglia, se durante i periodi festivi diventa impossibile parlare con loro, è naturale e umanamente comprensibile che i cittadini si riversino sulle strutture di emergenza degli ospedali.

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La penuria dei medici di famiglia valica il Lodigiano e il Sudmilanese, oltrepassa anche la Lombardia - che pure è una delle regioni in maggior difficoltà - e rappresenta una vera emergenza a livello nazionale. Una soluzione di lungo periodo andrà dunque approntata dal sistema Paese. Nel breve periodo la sensazione è che una pezza dovrà essere messa dalle singole regioni, le quali peraltro hanno specifiche competenze sulla sanità, comparto che impegna una parte assai significativa dei loro bilanci annuali.

Il tema diventa centrale in Lombardia, dove si vota il prossimo febbraio per l’elezione del governatore e per il rinnovo del consiglio regionale. La campagna elettorale si è già aperta e i disservizi della sanità sono destinati a diventarne l’argomento centrale, perché le criticità stanno emergendo ed è evidente che accanto alle eccellenze che attirano “migranti ospedalieri” da tutta Italia esiste una macroscopica fragilità della medicina territoriale. Basteranno le Case di comunità a risolvere tutti i problemi? No. Anche perché una parte della classe medica è scettica.

Ci aspettiamo dunque dai candidati Attilio Fontana, Letizia Moratti e Pierfrancesco Majorino di capire come intendono agire in questo settore, con proposte concrete ed economicamente sostenibili.

Ci aspettiamo tanto dai candidati al consiglio regionale, quelli che già in queste settimane stanno facendo il “giro delle sette chiese” - anche nel Lodigiano e nel Sudmilano - per raccogliere preferenze e finire ben pagati a Palazzo Lombardia.

E ci aspettiamo che i futuri consiglieri regionali che il Lodigiano e il Sudmilano saranno in grado di esprimere abbiano la capacità e la voglia di far sentire con forza la voce dei loro territori, evidenziando quel che non funziona, parlando chiaramente e con franchezza con il futuro governatore e con la futura giunta regionale. Il bene di un territorio si fa battendosi per i problemi concreti, non tagliando nastri e collezionando selfie.

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