Da qualche anno a questa parte, il tredici di ottobre è la giornata mondiale che l’Onu dedica alla riduzione dei disastri naturali. Nella “Giornata” che abbiamo appena celebrato si vuole ricordare che gli eventi estremi, ormai ripetuti come funerei rintocchi di campana, hanno assunto una frequenza tale da farli erroneamente considerare normali. Bisogna riaprire una grande riflessione sull’ordinamento regionalistico dello Stato, è questa la risposta alta che la politica deve dare al segnale forte che arriva dai referendum in Veneto e Lombardia. È quanto sostiene Paolo Pombeni, uno dei più acuti storici e analisti della realtà politica italiana e non solo,
Gli incrementi termici, i cambiamenti del clima, gli uragani, i lunghi periodi di siccità, coniugati con lo scempio di risorse naturali, minacciano ormai il genere umano in qualsiasi angolo della Terra. Negli ultimi dieci anni duecento milioni di individui hanno abbandonato le loro case sotto l’incalzare di cicloni, inondazioni e tempeste.
Una particolare, ma altrettanto grave categoria di disastri, è quella che si consuma quasi sotto silenzio, con modalità che si tengono o si vogliono tenere nascoste, di cui si parla solo tra gli addetti ai lavori e della quale appare urgente ed obbligatorio, invece, fare adeguata menzione.
Uno studio condotto da un’equipe di biologi di un’università elvetica, ha fatto emergere una preoccupante realtà riguardante il miele. Utilizzando una tecnica analitica standardizzata, si è accertato che questo prezioso alimento, di cui si sono raccolti campioni provenienti da tutto il mondo, è diffusamente contaminato da pesticidi. Nella poco attraente graduatoria di tali rinvenimenti, il Nord America occupa il primo posto, ma l’ Europa lo incalza a pochi punti percentuali.
Tra le varie osservazioni, assume inquietante rilevanza l’eccesiva presenza di neonicotinoidi, ben oltre la soglia di tossicità per le api. Questi magnifici insetti, campioni emeriti di organizzazione sociale e laboriosità, accusano, sotto l’effetto di tali veleni, marcati disturbi al loro sistema immunitario ed alla loro facoltà riproduttiva, cui si aggiungono i disagi delle alterazioni climatiche, che le fanno letteralmente impazzire
Risultato netto, espresso in stringata sintesi:diffusa moria della specie, drastica caduta produttiva, ridotta attività di impollinazione e possibile, conseguente desertificazione.
I neonicotinoidi sono insetticidi introdotti al posto del famigerato Ddt, protagonista del best seller Primavera silenziosa, che Rachel Carson scrisse nel lontano 1962, denunciando gli impatti negativi del suo impiego sull’ambiente, sugli uccelli e sugli esseri umani. Trascorsi cinquant’anni il rimedio sta rivelando tutta la propria subdola pericolosità, paragonabile con quella del male.
E’ cronaca recente la morte di un anziano brianzolo e della figlia, entrambi avvelenati dal Tallio un metallo pesante dello stesso gruppo chimico del Gallio, oggi usato per produrre cristalli scintillatori, adatti alla rilevazioni di radiazioni elettromagnetiche ad altissima frequenza ( raggi X e raggi Gamma) e, più in generale, per componentistica elettronica.
Il Tallio, riscontrato come inquinante nell’acqua di falda, è in numerosa compagnia.
Ferro, Rame, Piombo, Cadmio, Mercurio, Nichel, Cromo sono suoi abituali coinquilini. Alcuni di essi provengono da strumenti elettronici ed elettrici dismessi, dentro i quali, inaspettatamente, si riscontrano leghe preziose di oro, platino e argento.
Simili presenze trasformano questi manufatti obsoleti in materiali appetibili da attività illegali, delle quali,solo saltuariamente, viene data marginale notizia.
Il traffico illecito di rifiuti elettronici è una piaga nascosta di quest’epoca consumistica, ipertecnologica e globalizzata.
C’è un’enorme quantità di computer, televisori, frigoriferi, cellulari di cui bisogna disfarsi. Dove sistemarli? Confrontando i costi di smaltimento, la rotta africana è quella più conveniente.
Ad Agbloshie, nel Ghana, si è spontaneamente costituita la più grande discarica di questi manufatti. È un’area di svariati ettari in ulteriore espansione, satura di fumi e di incendi appiccati a cumuli di fili e schede per bruciare gli inerti ed estrarre i metalli, al cui confronto l’inferno dantesco è un luogo di villeggiatura. Vi lavorano incessantemente migliaia di ragazzi e bambini che a fine turno (?) riescono a raccogliere qualche etto di rame e qualche decigrammo di oro. La loro speranza di vita non va oltre i trent’anni e l’unica alternativa è un’improbabile fuga spesso stroncata sul nascere.
Agbloshie sorge in riva all’Atlantico ed è perciò facilmente prevedibile l’alto tasso di inquinamento delle acque marine lungo la costa.
Ciò che il mare è costretto a ricevere è, però, di proporzioni ben più vaste rispetto alle immissioni della discarica ghanese.
E’ noto e ripetutamente documentato che nel bel mezzo del Pacifico esiste una grande chiazza di spazzatura (Pacific Trash Vortex) prevalentemente costituita da plastica. Nel circuito mediatico non ha finora trovato gran risonanza la cospicua raccolta di dati relativi alla frantumazione che, con il trascorrere degli anni, quella massa subisce.
Le microfibre polimeriche che ne derivano hanno già varcato la soglia della catena alimentare ed è ormai accertata la loro integrazione in tessuti viventi.
C’e da aspettarsi che la fantasia di qualche scrittore possa, in un prossimo futuro, ipotizzare la comparsa di uomini Pet, imparentati con le bottiglie dell’acqua minerale?n
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