Scuola, giudici, genitori. Tutti contro tutti

di Corrado Sancilio*

Le sentenze dei giudici si accettano e non si commentano, ma questa non solo è difficile da accettare, ma continua ad essere ampiamente commentata in tutte le sedi. Di cosa stiamo parlando? Di quanto è successo a Gorizia dove il Tar (Tribunale Amministrativo Regionale)del Friuli Venezia Giulia, a seguito di un ricorso presentato da un genitore,, ha annullato la bocciatura di un alunno di seconda media per un atto omissivo della scuola. In sostanza la scuola non si è preoccupata di informare uno dei due genitori separati sull’andamento scolastico del ragazzo. Il padre, infatti, lamenta di non essere mai stato informato dai docenti sulle difficoltà scolastiche del figlio e questo gli ha impedito di attivarsi concretamente per intervenire in suo aiuto proprio in un periodo in cui – così è scritto nella sentenza - «le difficoltà che il ragazzo incontrava in dipendenza della difficile separazione dei genitori, sfociata in una situazione fortemente conflittuale tra i coniugi».

Qui, sostanzialmente, siamo di fronte ad alcune problematiche che i tempi moderni ci riserbano. Da una parte le scuole che devono fare i conti con nuove idee di famiglia nel frattempo cambiate e che si affermano sempre di più, dall’altra i conflitti tra coniugi sempre più aspri che avvengono sotto gli occhi dei ragazzi, lasciando brutte tracce. Ma anche i giudici togati non scherzano quando tendono a sostituirsi ai consigli di classe nel processo di valutazione finale, annullando di fatto gli effetti giuridici di uno scrutinio.

Che la famiglia oggi sia in piena crisi anche dal punto di vista sociale è un fatto risaputo, ma che questo aspetto diventi occasione di modifica radicale di un passaggio fondamentale della professione docente, questa qui è proprio dura da accettare. Se diamo per scontato lo stato di crisi della famiglia tradizionale, quella del “Mulino bianco”, tanto per intenderci, non altrettanto possiamo dire del concetto di valutazione degli alunni visto come giudizio finale che, pur avendo subìto delle trasformazioni nel suo stesso significato, tuttavia è la prima volta che ci troviamo a riflettere su di una sentenza che va oltre il compito prettamente valutativo a cui sono chiamati i docenti per addentrarsi su un piano di analisi sociale diagnostica non adeguatamente approfondita dal consiglio di classe. In parole semplici il consiglio di classe doveva tener presente la critica situazione famigliare quale causa prima dello scarso rendimento scolastico dell’alunno, informare entrambi i genitori separati per metterli nelle condizioni di intervenire in aiuto del ragazzo.

Quindi la mancata informazione a uno dei due genitori, che evidentemente ha cessato ogni tipo di dialogo per via della separazione, è alla base della motivazione della sentenza sfavorevole alla scuola. E’ proprio il caso di dire come sono cambiati i tempi. Una volta erano i genitori a recarsi a scuola per raccogliere informazioni presso i professori circa l’andamento del profitto scolastico, oggi, a quanto pare, devono essere i professori a inviare informazioni ai genitori e a ricordarsi che in caso di conflitti tra coniugi le comunicazioni vanno date ad entrambi anche se questi ultimi al dialogo preferiscono il soliloquio esercitato vieppiù con distacco e freddezza.

La separazione coniugale tra genitori finisce col separare gli animi, i gesti e le intenzioni e questo ignorarsi a vicenda conduce a perdere di vista il terzo componente della famiglia, il nostro buon alunno che non è un corpo estraneo, un’appendice, un essere capitato lì per puro caso, introdotto, suo malgrado, in un conflitto tra adulti, spesso spettatore della dissoluzione della famiglia.

Talvolta il figlio diventa un trofeo da ostentare a suon di atti generosi o responsabili utili a conquistare credibilità ai suoi occhi in un momento in cui la crisi di coppia conduce all’individuazione dello stereotipo culturale che un cattivo coniuge è anche un cattivo genitore. Nei conflitti tra coniugi accade spesso che il genitore, agli occhi del figlio, è colui che, con l’aiuto degli avvocati, riesce a trovare la strada per superare gli ostacoli di qualsiasi natura. Una vittoria per uno, una punizione per l’altro, un eroe ritrovato per la prole.

Emerge così un rapporto complicato, se vogliamo, disturbato da interessi divergenti, da posizioni distanti tra loro che fa di un alunno, il più delle volte minorenne, una persona esautorata di un diritto soggettivo rappresentato dall’aspirazione a vivere in una famiglia serena, aperta agli affetti e non alle tensioni, alle reciproche accuse, alle lacerazioni.

Intanto è di qualche giorno fa un’altra sentenza della cui stranezza si rimane sbigottiti. I genitori di una bambina di sette anni di una scuola elementare di Civitanova Marche al grido di «giustizia non è stata fatta per la nostra famiglia» si sono rivolti ai giornali, manifestando tutto il loro disappunto per l’esito del ricorso respinto dal Tar delle Marche. Il ricorso è stato presentato contro i docenti accusati di aver promosso la bambina in seconda. Avete capito bene. Volevano la bocciatura perché non la ritenevano pronta per la classe successiva. In questo caso la promozione è un’aggravante. Mah? Valli a capire sti genitori.

*preside dell’Istituto “Agostino Bassi” di Lodi

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