Regionali, la campagna elettorale non decolla e il Sudmilano fatica a proporre candidature

Il commento di Marco Ostoni

Manca ormai poco più di un mese, ma la campagna elettorale per le Regionali sembra proprio far fatica a “ingranare” e nel Sudmilano, terra schiacciata fra la metropoli e il Lodigiano, la sensazione è che interessi poco e a pochi. I manifesti e i volantini latitano, anche perché la corsa alle candidature è stata sin qui decisamente poco avvincente e il quadro ufficiale dei volti in lizza per il Pirellone emergerà soltanto nel fine settimana; i banchetti dei partiti sono rari, presidiati e frequentati da pochi volenterosi e nemmeno sui social si respira l’aria frizzante delle ultime elezioni politiche che hanno segnato la prima volta storica di un successo al femminile (con Giorgia Meloni capace di portare la destra di Fratelli d’Italia nelle stanze del potere), pur facendo registrare il dato di affluenza più basso di sempre nel Belpaese. L’impressione, su quest’ultimo fronte, è che il trend alle regionali sarà il medesimo; provati dalla pandemia, dalla crisi energetica con le sue forti ricadute economiche, dall’inflazione e dai problemi irrisolti di tutti i giorni (la sanità che fa acqua, i disagi e i malfunzionamenti nei trasporti, la mobilità con le sue tante strozzature, i costi egli affitti, la microcriminalità che non arretra…), i cittadini confidano sempre meno nella capacità della politica di migliorare il loro vissuto e se ne tengono a distanza, lasciando magari ai post su Facebook o Instagram lo sfogatoio delle proprie frustrazioni.

Certo i protagonisti della competizione non surriscaldano più di tanto gli animi; nessun nome nuovo che avanza, né fra i cavalli di battaglia dei tre poli (il governatore uscente Attilio Fontana, la sua vice Letizia Moratti e l’europarlamentare Pierfrancesco Majorino (già assessore a palazzo Marino), né fra le loro “truppe”. La riproposizione di una figura uscita a pezzi nella gestione del Covid quale quella dell’ex assessore forzista alla Sanità Giulio Gallera, ad esempio, la dice lunga sulla difficoltà diffusa a trovare figure nuove e di impatto elettorale da parte delle forze politiche, peraltro esse stesse in forte crisi di militanza e capacità di movimentazione e rappresentanza.

Se a questo si aggiunge che il Sudmilano non vede – a oggi - propri esponenti forti in lizza, ad eccezione dell’ex sindaco di Tribiano e consigliere uscente di FdI Franco Lucente, il quadro è completo. Ma a quest’ultimo proposito una considerazione si impone: come mai un territorio che vanta città popolose e strategicamente importanti quali San Donato e San Giuliano (ma anche Melegnano) fa sempre più fatica a esprimere figure di peso da proporre per i livelli superiori della politica? La mancata candidatura in casa Pd di Andrea Checchi, sindaco uscente di San Donato (realtà dove il partito ha sempre ottenuto in modo netto negli ultimi anni i migliori risultati di zona) con un doppio mandato alle spalle e un credito personale ancora solido anche oltre i confini della città dell’Eni pur con un ultimo quinquennio amministrativo difficile, è in tal senso esemplare. Certo sulla scelta hanno giocato motivazioni personali dello stesso Checchi, ma è chiaro che è mancata la volontà del partito (in specie quella della sua componente cattolica) di spingere con forza su di lui. Il tema, oltretutto, rischia di avvitarsi, se è vero che l’assenza di prospettive concrete di “carriera” per chi volesse imboccare la strada dell’impegno politico in zona non può non avere conseguenze in tema di ricambio e di ringiovanimento del personale politico-amministrativo a livello territoriale. C’è di che riflettere, insomma.

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