Ptp in crisi verso la liquidazione: «Una sconfitta per il territorio, meglio donarlo
all’Università»

Lorenzo Rinaldi, direttore de «il Cittadino»

Suonerà forse come una mera provocazione e probabilmente è una strada che non è mai stata nemmeno presa in considerazione. Tuttavia è meritevole di un cenno soltanto, di una mera riflessione, l’idea di avviare un dialogo con l’Università di Veterinaria sul futuro del Parco tecnologico padano. Per come si sono messe le cose appare evidente che il centro ricerca in ambito agricolo che Lodi ha pensato prima, e costruito poi, non ha futuro. Oggi il Parco tecnologico, per come era stato inizialmente ideato, appare superato e domani, visto lo scenario che si è delineato nelle scorse ore, sarà assai difficile invertire la rotta. Rimane l’Università Statale degli Studi di Milano, facoltà di Veterinaria, che a Lodi è viva e vegeta e ha sede proprio accanto al Parco tecnologico

«Oggi il Parco tecnologico, per come era stato inizialmente ideato, appare superato e domani, visto lo scenario che si è delineato nelle scorse ore, sarà assai difficile invertire la rotta»

padano, pur non avendo - va precisato - alcun legame. E allora, apparirà un’idea bizzarra, ma perché non offrire proprio alla Statale l’immobile del Ptp? Un’idea forse dettata dalla disperazione ma d’altra parte la situazione che si è venuta a creare, con la prospettiva della liquidazione, è appunto disperata.

Al netto dell’evoluzione futura, l’epilogo al quale stiamo assistendo merita qualche considerazione. Primo: siamo di fronte alla sconfitta di un territorio intero e, con la fine del Ptp pensato come centro di ricerca in ambito agricolo e zootecnico, va agli archivi il sogno di una intera classe politica coltivato a partire dagli anni Novanta. Secondo: siamo sicuri che il futuro del Lodigiano sia primariamente agricolo? Il Ptp inteso come centro ricerca è naufragato mentre sono cresciuti settori come l’informatica e la farmaceutica. Terzo: se il Ptp è probabilmente al capolinea, la Fiera di Lodi è morta da un pezzo. E anche in questo caso dobbiamo tornare ai progetti partoriti tra gli anni Novanta e il Duemila. Qualcosa, evidentemente, sul nostro territorio non ha funzionato.

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