Per migliorare l’eloquio

conviene andare al pub

di Caterina Belloni

Il rilancio della moralità rischia di essere affidato al padrone di una catena di pub. O almeno così sembra in Gran Bretagna, dove da qualche mese circola questa notizia che, come un fiume carsico, conquista titoloni e poi scompare. Tra conferme e smentite la sostanza è che Humphrey Smith, titolare della catena di pub Samuel Smith ha deciso che non è necessario imprecare e tantomeno profanare il nome del Signore, quando vi esce a bere con amici e fidanzate.

Quindi, pur rispettando l’usanza anglosassone di tentare ogni fine settimana il superamento del record mondiale di consumo di birra pro capite, l’imprenditore ha deciso di bandire dai suoi locali pubblici le parolacce. Chi le pronuncia, specie ad alta voce, deve essere allontanato. Un’idea per riportare in auge antichi costumi e un briciolo di moralità forse, che sta dividendo avventori e benpensanti. Perchè se è vero che le parolacce possono dare fastidio, è anche vero che molto spesso i pub non solo luoghi da educande o per giovani nobili. E che tra i clienti ci siano personaggi che vengono dal popolo, abituati ad espressioni dirette e colorite, è piuttosto normale. Pensare di rieducarli a una lingua forbita e senza eccessi sembra un’impresa titanica. Eppure Mr Smith non demorde. Secondo alcuni autorevoli quotidiani britannici, anzi, spesso va direttamente nei locali a controllare la situazione. Come è accaduto quest’estate in una sede di una cittadina dello Yorkshire.

Intorno alle 9,30 di un mercoledì caldo, con il bar affollato e tanti allegri consumatori, Mr. Smith ha sentito parole sgradevoli per le sue orecchie e ha lanciato un urlo, invitando tutti ad uscire. Il “Savonarola del bancone”, poi, ha chiuso il pub e ha fatto in modo che non lavorasse per giorni, lasciando il paese senza luogo d’incontro e gli sboccati a becco asciutto. Di fronte ai giornalisi che chiedevano dettagli sull’episodio e volevano essere certi dell’identità dell’uomo, la direzione dell’azienda ha reagito con il silenzio di chi non vuole commentare. In fondo spiegare e approfondire non sarebbe servito, visto che la politica della catena di pub è chiara. Da aprile tutti i baristi sono stati invitati a non servire chi bestemmia o parla in modo volgare. Pena una sanzione o una multa agli operatori, che certo non hanno preso la nuova politica aziendale con entusiasmo. Perchè in alcuni angoli della Gran Bretagna, isolati e del tutto avulsi da influenze religiose o di buon costume, le parolacce sono parte integrante del vocabolario comune.

Di tutta questa vicenda, davvero imprevedibile, mi conquista soprattutto il fatto che un commerciante, come Mr Smith, possa pensare di scontentare i clienti in nome di una questione etica. Una vera sorpresa in un’epoca in cui agenti di commercio, negozianti e venditori di ogni genere, sembrano ormai disposti a rinnegare madri, mogli e figli pur di concludere un affare. Invece Mr Smith bada all’etica e alle parole, che vanno misurato anche quando si è in relax davanti a una pinta di birra. Una lezione che gli italiani dovrebbero imparare. Una volta anche da noi capitava che nei bar o quantomeno all’oratorio si invitassero i clienti ad allontanarsi dopo una parola pesante o un atteggiamento aggressivo. Oggigiorno, invece, le parolacce sono state completamente sdoganate. Al punto che ne scappano di continuo anche in televisione, durante le interviste a uomini politici o personaggi delle sport, come negli interventi di presentatori, vallette e tronisti. Eppure almeno lì, sugli schermi televisivi che una volta avevano l’ambizione di educare e ampliare orizzonti e conoscenze, il bando di Mr Smith secondo me dovrebbe essere imitato. E vissuto come l’inizio di una rinascita: morale e di cultura.

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