OTTO MARZO Parità di genere anche sul lavoro, una strada in salita

L’editoriale di Cristina Vercellone

Quello della parità di genere non è un tema superato. A parlare sono i numeri. Secondo i dati Istat 2022, raccolti in questi giorni dal collega del «Cittadino» Aldo Papagni, nel Lodigiano, le donne occupate erano 43mila e 57mila gli uomini. Il tasso di occupazione femminile era del 60.3 per cento e quello maschile del 70,8. È vero che la situazione per le donne è migliorata, ma la differenza è marcata. Per le donne, siamo arrivati ai massimi dal 2010. Nel 2012 il tasso era sceso al 48,9. Anche il tasso di occupazione giovanile, nelle donne è risultato in crescita, ma pur sempre inferiore a quello del sesso opposto. Tra le ragazze tra i 15 e i 29 anni, infatti, il tasso era del 40,5 %, nei coetanei del 43,5. Ma le donne dove e come lavorano? Guardiamo i dati regionali.

Nel terzo trimestre 2023, in Lombardia, l’occupazione è tornata a crescere e l’ha fatto soprattutto grazie alle donne (il tasso di occupazione però è risultato del 76,8 % tra gli uomini e del 61,5 tra le donne): nel terzo trimestre, la componente femminile è aumentata del +3 per cento, quella maschile del +1,6. I settori più in crescita però sono risultati i servizi (+ 5,7) e il commercio (+3,2), a forte presenza femminile. In Italia, nel ’23, secondo i dati della Cgil di Lodi guidata da Eliana Schiadà, il divario salariale è del 43 %. Nei settori dove si guadagna di più le donne sono solo il 18 %. Una donna su 5 è uscita dal mercato del lavoro in seguito alla maternità e il 52% di queste l’ha fatto per esigenze di conciliazione vita lavoro. Se ci sono figli il divario occupazionale è del 34 %. Ieri ho incontrato un’amica, ha 3 figli, uno di soli 5 mesi, fa un lavoro che ama, organizzato su turni. Per lei lavorare di notte quando suo figlio dorme invece che di giorno sarebbe meglio, ma per la legge, mi dice, non può. Sì, la strada da fare è ancora in salita.

© RIPRODUZIONE RISERVATA