Occorre trovare risorse per le scuole del Sudmilano e soprattutto sapere come spenderle

Il commento di Marco Ostoni

Una scuola cade a pezzi, l’altra quasi. E gli alunni si trovano costretti ad alzare la voce, con proteste vibranti fino al rifiuto di recarsi in aula, per rivendicare quello che è un diritto costituzionale e che in un Paese come l’Italia, oltretutto alle porte della ricca metropoli della ricca Lombardia, dovrebbe essere garantito in condizioni adeguate e in sicurezza.

Quello che è successo in settimana fra San Giuliano (liceo linguistico) e San Donato (centro scolastico Omicomprensivo, cui fa capo il primo istituto) è semplicemente indecoroso. Che nel 2023 si debba ancora battere i pugni per poter frequentare un’aula scolastica senza rischiare di farsi male e per disporre di classi idonee allo svolgimento delle lezioni, è qualcosa che lascia interdetti. Soprattutto perché i problemi segnalati giustamente dagli studenti con le loro iniziative sono annosi e ben noti a chi dovrebbe occuparsene, in primo luogo – dopo la perniciosa “riforma” delle Province – a Città Metropolitana, l’ente alla cui guida figura nientemeno che il sindaco di Milano (dunque un amministratore non esattamente libero di impegni), affiancato da un Consiglio esso pure formato da consiglieri territoriali (fra cui il sindaco sangiulianese), tutti indaffarati, e non poco, in altri incarichi e che dunque inevitabilmente faticano a star dietro alle incombenze dell’ente. Ente, oltretutto, con capacità di spesa ridotte e inadeguate alle necessità di un territorio vastissimo. Ciò detto e in attesa che a Roma si torni a mettere efficacemente mano alla questione del funzionamento degli enti intermedi e, soprattutto, si “apra il portafogli” alla voce Istruzione, prevedendo meccanismi in grado di garantire la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici dell’intero Paese e non solo gli interventi d’urgenza (il Pnrr è un treno ormai passato…), occorre trovare una volta per tutte le risorse e sapere come spenderle. Risorse per rimettere in sesto anzitutto l’Omnicomprensivo sandonatese, che accoglie migliaia di studenti da tutto il Sudmilano in aule e spazi che palesano pecche di ogni tipo pur avendo meno di cinquant’anni di vita.

Chi scrive ha già segnalato in questa rubrica tali problematiche più di una volta e anche le cronache del nostro giornale hanno più volte puntato i riflettori sul caso. Purtroppo, però, poco o nulla si è mosso. Perché? Cos’altro deve accadere affinché certe situazioni vengano finalmente affrontate e risolte? Il tema della difficoltà a gestire i beni esistenti, siano essi il patrimonio immobiliare, le infrastrutture o gli spazi pubblici, comunali e sovracomunali (basti vedere com’è messo il verde pubblico dopo le bufere di fine estate…), si fa oltretutto stringente in un momento in cui, a diverso livello, nell’hinterland sud di Milano si stanno facendo avanti progetti imponenti le cui ricadute anche in termini gestionali non possono non preoccupare. Penso evidentemente al tema stadi – quello del Milan a San Donato e quello dell’Inter a Rozzano – ma anche ai nuovi comparti industriali, di logistica e grande distribuzione previsti in zona nei prossimi anni. Al netto dell’opportunità di erodere altro suolo pubblico a un territorio sempre più cementificato, saremo in grado, qualora venissero realizzati, di garantirne il funzionamento senza ulteriori disagi per i cittadini?

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