Non bastano scuole nuove, bisogna mettere i contenuti

Il commento di Osvaldo Folli

Dopo una settimana dall’inizio del nuovo anno scolastico, nella nostra provincia (e regione) la sarabanda delle consuete lamentele intorno al pianeta scuola va rapidamente scemando dalle prime pagine dei giornali.Precari sempre più precari, mancanza d’insegnanti, docenti di sostegno per i fragili che cambiano ogni anno come la moda, sono ormai argomenti di secondo piano. Intanto, il nuovo anno scolastico è decollato con tutti i crismi dell’ufficialità, con il discorso pronunciato dal presidente Mattarella presso l’Istituto tecnico Saffi-Alberti di Forlì, una scelta indicativa per incontrare anche i familiari delle vittime dell’alluvione e per dare un «segno forte e concreto di tenacia e di resistenza» di una popolazione che ha trovato la forza di riaprire le scuole con regolarità, nonostante i danni subiti dalle strutture. Proprio nelle strutture scolastiche, intese come edifici, anche nella nostra piccola provincia è doveroso registrare molto di positivo, con tante nuove costruzioni o ammodernamenti di plessi scolastici già avviati o in via di progettazione che, grazie ai fondi previsti nel Pnrr, dovrebbero vedere la luce entro il 2026.

Ecco, oltre agli edifici scolastici sarebbe a mio avviso doveroso pensare a come prolungare e riempire le ore pomeridiane di tutti gli ordini scolastici, dalle elementari alle medie superiori, iniziando subito dopo un paio di giorni dal suono della prima campanella e facendo coincidere l’inizio delle lezioni con quello di tutte le attività scolastiche, mensa compresa.

È qui, dove le famiglie toccano con mano le tante criticità di un sistema vetusto, che andrebbe concentrata l’attenzione del legislatore.

Si parla tanto di dispersione scolastica e della necessità non più procrastinabile di allungare l’orario scolastico al pomeriggio per tutte le scuole, impegnando gli alunni con varie attività (doposcuola, sport, laboratori, ecc...), anche per toglierli dalla strada e dare così una risposta concreta alla dispersione scolastica.

Scendendo nel dettaglio, si fa fatica a comprendere come mai ogni scuola applica orari diversi e, in pratica, solo dal 2 ottobre le lezioni assumono un aspetto definitivo. A questo punto ci sarebbe molto da dire sulle indubbie difficoltà causate da quest’andazzo alle famiglie in cui tutti i genitori lavorano, magari anche privi dell’aiuto dei nonni. Colpisce pure il fatto che ogni inizio d’anno scolastico sembra cogliere di sorpresa i dirigenti degli Istituti Comprensivi e delle Amministrazioni comunali.

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