«Nessuno va lasciato indietro per degli intoppi burocratici»

Il commento di Osvaldo Folli sul caso del bambino “rifiutato” dalla scuola di San Fiorano

«Il Cittadino» da molti mesi, ci sta informando sulla “pioggia di milioni” che sta per abbattersi sulle scuole del Lodigiano. Mettendo in fila gli interventi più significativi già effettuati e quelli in via di progettazione, c’è da rimanere sbalorditi. Basti dire che quasi tutti i 60 comuni della provincia di Lodi, chi più chi meno, sono oggi impegnati in lavori sulle proprie strutture scolastiche che riguardano costruzioni ex novo e ristrutturazioni di palestre, mense, nuove caldaie, impianti di allarme, ascensori, pannelli solari, luci a basso consumo e altro ancora. Insomma, grazie ai fondi messi a disposizione dal Pnrr, si prospetta una rivoluzione dell’edilizia scolastica che non potrà che dare frutti positivi, si spera, anche sotto l’aspetto didattico.

Quasi tutti i 60 comuni della provincia di Lodi, chi più chi meno, sono oggi impegnati in lavori sulle proprie strutture scolastiche

Poi, sul «Cittadino» di giovedì 24 novembre, ci capita di leggere che un bambino di 7 anni, trasferitosi con la famiglia da Castiglione a San Fiorano, non potrà essere accolto nella nuova scuola perché nella 2° classe ci sono già 27 bambini, fra cui un disabile, mentre la legge porrebbe il limite a 26 alunni. Per la preparazione del volume “Le scuole dei nonni”, realizzato in collaborazione con l’Unitre di Lodi, ho conosciuto la preside da cui dipende la scuola primaria di San Fiorano, e non ho dubbi sul fatto che, a norma di legge, abbia operato in modo corretto ponendo ostacolo alla nuova iscrizione e proponendo alla famiglia di inviare il proprio figlio alla scuola primaria di Fombio. E non ho neanche ragione di dubitare che il comune di San Fiorano sia nell’impossibilità di sobbarcarsi l’onere di trasportare questo bimbo alla scuola di Fombio (e ritorno) per mancanza di mezzi e personale. Resterebbe la possibilità di sdoppiare la classe ma, come afferma il sindaco Mario Ghidelli, siamo in corso d’anno e mancano insegnanti. Insomma, ci troviamo di fronte a un problema complesso ove tutti hanno ragione e il più debole soccombe.

Silvia Cabrini, coordinatrice delle scuole primarie di Codogno, ci parla di una scuola che, ancora negli anni ’30 del secolo scorso, sapeva accogliere anche 45 alunni in una classe.

Possibile che in un territorio ove si sono trovati escamotage per tenere aperte classi con problemi opposti, ossia con numeri di alunni molto al di sotto dei limiti consentiti, non si riesca a trovare una soluzione a questa faccenda coinvolgendo qualche associazione (Auser?) che, tramite una convenzione con il comune, possa assicurare il trasporto? Magari già prevedendo ora per il prossimo anno scolastico la sdoppiamento della classe, rientrando così nel limite di legge che, mi risulta, prevede come massimo 20 bambini quando nella classe sono presenti alunni disabili.

È chiaro che a questo punto non basta pensare solo ai muri delle scuole ma servono risorse e impegno per renderle più efficienti sotto l’aspetto organizzativo e didattico, senza lasciare indietro nessuno per anacronistici intoppi burocratici.

Nel volume sopra già citato, Silvia Cabrini, coordinatrice delle scuole primarie di Codogno, ci parla di una scuola che, ancora negli anni ’30 del secolo scorso, sapeva accogliere anche 45 alunni in una classe. Certo, erano altri tempi e le materie di studio limitate a leggere e far di conto e poco più, ma comunque scuole che, pur fra mille difficoltà, hanno saputo accompagnare generazioni di bambini e bambine verso una avvenire migliore, contribuendo a costruire l’Italia di oggi.

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