Nel tempo dell’estate facciamo spazio all’altro

L’editoriale di Marco Zanoncelli

L’estate ha fatto finalmente capolino nelle nostre giornate e con essa quella sensazione di alleggerimento che accompagna questo periodo: terminati gli impegni più gravosi inizia un periodo più leggero, in cui il tempo - speriamo - ha la possibilità di scorrere con un ritmo più lento e piacevole. Insomma, un tempo libero, o per meglio dire, un tempo liberato dalle tante incombenze della routine quotidiana, giornate che hanno la possibilità di fluire tra un po’ di riposo, qualche giorno di vacanza, qualche passeggiata, piacevoli incontri, una buona lettura e sano divertimento.

Il rischio, certo, è che questo tempo libero divenga un tempo vuoto, nel quale la dimensione performativa e produttiva della vita lasci spazio alla dispersione, alla futilità, alla banalità delle cose, a quel tratto che trasforma la necessaria leggerezza in frivolezza. Sarebbe un peccato se questo accadesse perché l’estate porta con sé una straordinaria opportunità: quella di uscire dalla logica della prestazione e del risultato per entrare nello spazio della gratuità e della generosità. Concluso il tempo dell’obbligo e del dovere, ci sono regalati giorni in cui sperimentare uno stile diverso, alternativo, umanizzante, grazie al quale possiamo distogliere lo sguardo dalle cose da fare per trovare il gusto delle persone, degli incontri, delle parole, degli sguardi, delle contemplazioni, dei mille piccoli gesti che la frenesia del tempo ordinario rendono più difficili da sperimentare.

L’estate può davvero trasformarsi nella opportunità di gustare quella singolare esperienza raccontata nel cap. 4 del secondo libro dei Re: il profeta Eliseo attraversa la località di Sunem e lì incontra una illustre donna (come la definisce la bibbia, senza riportarne il nome) che offre all’uomo ospitalità. Tale incontro occasionale diviene talmente frequente e familiare che la donna ed il marito pensano di offrire all’uomo di Dio una stanza al piano superiore, uno spazio tutto suo in cui egli possa non solo riposarsi ma sentirsi “a casa”. Come ricompensare tale magnanima ospitalità e l’eccedenza di un tale inatteso dono? L’idea viene al servo di Eliseo che riconosce nelle sterilità della donna lo spazio propizio di un dono, altrettanto eccedente: quello di un figlio!

È uno straordinario scambio di doni quello che avviene in quella povera abitazione di Sunem, uno scambio che, a ben vedere, ha poco a che fare con qualcosa da aggiungere e dare ma con l’atto umile di accogliere e onorare.

La grandezza del gesto della donna di Sunem consiste nella sua capacità di “fare spazio”: essa non regala qualcosa ma crea posto nella propria abitazione. Il suo gesto non procede per eccedenza o addizione ma per sottrazione, cedendo al profeta una camera in cui ella rinuncia ad abitare. Sperimentare l’incontro e l’accoglienza con l’altro conduce a questa scelta strana e rivoluzionaria: quella del cedere spazio, concedere attenzione, offrire casa, ascolto, risposo, protezione e custodia. Il gesto di restituzione di Eliseo non può che seguire la strada indicata dalla donna e dal marito, come se il loro gesto avesse tracciato una via che non può essere disattesa: anch’egli non dona qualcosa ma concede alla donna la possibilità di essere nuovamente e pienamente generativa, capace di vita, di relazione, di pienezza. Il dono dello spazio della propria casa viene restituito con il dono di un’altra accoglienza, questa volta più “carnale” e vitale: quello della nuova vita a cui la donna è chiamata a fare spazio nel proprio grembo.

Non sarebbe male vivere un’estate nello stile della casa di Sunem! Un’estate in cui il dono dello spazio concesso all’altro avesse in premio un’esistenza profondamente generativa, generosa, sbilanciata verso il fratello, capace di creare e condividere il bene là dove si vive. Non sarebbe bello vivere il tempo estivo come l’occasione grazie alla quale il tempo liberato dalla frenesia e dalla produttività si trasformasse in un tempo per fare spazio all’altro, per accoglierlo nella propria vita, per fare con lui casa?

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