Ma qui Halloween diventa anche la festa della gioia

di Caterina Belloni

Premetto che non mi piacciono fantasmi e streghe. Da sempre ho un’avversione per i vampiri e anche gli zombie non rientrano tra le mie passioni. Detto questo, stavo riflettendo nei giorni scorsi a proposito di Halloween e delle feste collegate a questa ricorrenza, che non ha nulla a che fare con il patrimonio tradizionale italiano, ma – come accade quasi per tutto – è stata importata e comincia ad essere vissuta con interesse anche da noi. Non scrivo per entrare nelle polemiche legate a questa occasione, che di certo però non deve venire considerata più importante della celebrazione delle feste dei Santi e dei Morti, che hanno ben altro spessore e valori.

L’aspetto che mi ha colpito, vivendo Halloween oltremanica, è che a dispetto di facce mostruose, zucche, ragnatele e cicatrici disegnate sui volti paffutelli dei bambini, si tratta di una festa di gioia. Anzi, di un’occasione di aggregazione che davvero non ha eguali nel mondo di oggi.

Perché alla fine in Gran Bretagna Halloween coincide con un evento dedicato ai bambini, che, in gruppetti o accompagnati dai genitori, si muovono per le strade del quartiere e vanno a bussare alle case che mostrano una candela, un addobbo o un segnale di partecipazione alla festa. Ad accoglierli sono persone sorridenti, che hanno preparato ciotole piene di caramelle, sacchettini con i dolcetti, persino qualche moneta. Si scambiano saluti e sorrisi, complimenti per i costumi e, quando mamma e papà sono al seguito, capita che ci si stringa la mano e si inizi una chiacchierata con dirimpettai e vicini di casa cui prima non si era mai rivolta la parola.

Una volta tanto, poi, la gente del quartiere apre la porta con il sorriso anzichè con diffidenza, si ferma sul marciapiede senza fretta, decide di passeggiare in su e in giù per ammirare i bimbi travestiti, scambiare due parole, giudicare gli ingressi più originali e meglio addobbati. C’è persino chi per mesi organizza piccole messe in scena a tema Halloween, allestendo nel giardino davanti a casa delle stanze in cui appaiono fantasmi o personaggi misteriosi che fingono di ghermire chi ha il coraggio di varcare la soglia. Una specie di tunnel della paura da Luna Park, precipitato nel mezzo della zona residenziale, ad uso e consumo dei piccoli. Ancora un’occasione di incontro e di comunicazione, in un mondo che va di corsa e nel quale spesso neppure sappiamo chi abita accanto a noi.

Solo per questa ragione la celebrazione di Halloween andrebbe rivalutata come un’occasione sociale di quelle rare, che serve ad intessere nuovi legami e favorisce contatti. Poi c’è l’aspetto della preparazione, che vede bambini e adulti concentrati sull’allestimento di ingressi spaventosi, sull’acquisto dei dolci più golosi o sulla preparazione di costumi originali e insoliti. Per noi, ad esempio, quest’anno è stato il travestimento da scatola dei pop corn. Che è costato ore di progettazione, di cucito e di colorazione, ma ha regalato alla famiglia risate e momenti di allegria.

Perché in fondo, anche se i costumi che raffigurano mostri e streghe prevalgono, quello che conta per i bimbi è cambiare aspetto e giocare con la fantasia. Inseguendo l’idea che per qualche ora nel buio si può bussare a casa di una famiglia sconosciuta ed essere certi che non ci saranno pericoli, ma dolci e caramelle. Consegnate in cambio di una smorfia benevola, di un sorriso sdentato o di una battuta salace.

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