L’ipotesi stadio del Milan a San Donato e l’impatto sul territorio, meglio ripartire dal progetto Sportlife City

Il commento di Marco Ostoni

Lo stadio del Milan nell’area San Francesco, fra San Donato e Milano. Sono giorni che non si parla d’altro, con le prese di posizione dei sindaci del Sumilano ospitate sul “Cittadino” a denotarne inequivocabilmente il “peso”.

Gli ambientalisti, Greensando in testa, sono sul piede di guerra ed è stata lanciata una petizione online per dire “no” alla proposta avanzata al Comune dalla società rossonera (e in prima istanza favorevolmente accolta dalla giunta Squeri), snocciolando tutte le conseguenze negative sulla città in termini di erosione di suolo agricolo, cementificazione, viabilità, parcheggi, sicurezza, igiene pubblica... Le forze politiche sandonatesi si stanno posizionando, con maggiore o minore cautela, ma la voce dell’opposizione al progetto, ritenuto troppo impattante per la città e con ricadute positive minime per la stessa, è al momento più forte e c’è già chi chiede un referendum fra i cittadini.

Al netto della reale volontà del Milan di realizzarlo in loco (l’impressione di chi scrive è che sia più una mossa per forzare la mano al sindaco di Milano Beppe Sala sull’area La Maura non lontano da San Siro), il tema “stadio” non è nuovo a San Donato. Già l’Inter nel 2012 aveva incontrato la neo insediata giunta Checchi (centrosinistra) per sondare la disponibilità a ospitare, sulla medesima area (che l’esecutivo di centrodestra guidato da Mario Dompè aveva destinato a terziario), uno stadio da 55/60mila posti, ma non se ne fece nulla.

L’attuale proposta, che è ancora più imponente, arriva però in una fase nuova, dopo che sull’area San Francesco (di proprietà di Asio srl, realtà della galassia Eni partecipata dai fondi Whitehall ma su cui ha un diritto di prelazione la Cassinari & Partners del commercialista sandonatese Giuseppe Cassinari) è stato presentato – nel 2017 – il progetto Sportlife City da parte della stessa società di Cassinari. Un progetto, questo, mai diventato esecutivo, anche per il parallelo via libera a un impianto sportivo con arena (in ottica Olimpiadi) nel limitrofo quartiere Santa Giulia. Esso ha vissuto comunque un passaggio amministrativo nel luglio 2021 quando la seconda giunta Checchi approvò la conformità dello stesso agli strumenti di pianificazione urbanistica, con le prescrizioni di una maggior quota a verde e di un preventivo studio di accessibilità in capo al Comune.

Sportlife City, che prevede spazi per diversi sport, un liceo sportivo, una residenza, aree commerciali e un’arena, suscitò subito non poche reazioni (con un ricorso al Tar da parte del consigliere di FdI Guido Massera), con una coda polemica anche nell’ultima campagna elettorale, soprattutto per l’impatto dell’arena, con i suoi 20/25mila posti, sulla viabilità e i trasporti di zona, e per i legami fra la società proponente e alcuni esponenti politici cittadini.

Entrando nel merito e lasciando a margine la pur decisiva valutazione sull’opportunità, oggi, di sottrarre altro spazio verde all’ambiente, è indubbio che la proposta dello stadio sia più impattante rispetto a quella di Sportlife City e abbia pochi ritorni su San Donato (uno stadio “vive” principalmente nelle occasioni delle partite e ha un’utenza mordi e fuggi), rischiando di creare forti disagi ai residenti senza offrire granché in cambio. L’attuale viabilità andrebbe del tutto ridisegnata e la rete del trasporto pubblico – per altro in capo quasi esclusivamente al Comune di Milano e a Trenord – ampliata non poco, al pari degli spazi per i parcheggi.

Forse ipotizzare una rivisitazione di quel progetto senza arena, se proprio si deve edificare, avrebbe più senso. E in tutto questo resta scoperto il nervo del centro sportivo Mattei, ancora in gran parte da riqualificare dopo anni di annunci e proposte. Che fine farà?

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