L’immenso patrimonio delle nostre bande musicali

Il commento di Franco Bassanini

Mandate i vostri figli a imparare musica e soprattutto a suonare in una banda. Bisogna sapere che c’è un’enorme differenza tra l’Italia e gli altri stati. Incredibilmente da noi si studia di norma solo nella scuola secondaria di primo grado, in qualche scuola a indirizzo musicale e in quelle specifiche come Licei o Conservatori.

Altrove studiano musica come tutte le altre materie, quindi dai primi approcci dell’infanzia fino all’Università. Un baratro con noi. Chi esce da queste scuole conosce la musica e spesso sa suonare bene uno strumento. Il bello è che il violino, il pianoforte e il melodramma li abbiamo inventati noi. Già ma da noi è tutto più difficile. E qui intervengono le bande musicali che istruiscono gli allievi spesso gratuitamente o comunque con costi irrisori.

Ma cosa offre la banda? Ecco la risposta. Lavoro: migliaia di musicisti provenienti dalle bande e che hanno completato gli studi, sono diventati istruttori, docenti, direttori di bande, componenti di gruppi-complessi-orchestre, anche nel campo corale.

Formazione: imparare a leggere la musica, studiare uno o più strumenti, conoscere il ritmo, gli altri strumenti della banda, le funzioni del direttore, fare master con esperti.

Sport: non è una battuta. Si fanno chilometri di percorsi nelle manifestazioni di ogni genere. Si agisce sempre come una squadra. Viene potenziata soprattutto la capacità polmonare quindi la respirazione a vantaggio della salute.

Socializzazione: e qui abbiamo la sorpresa che non ci sono casi di bullismo. Ognuno rispetta il ruolo degli altri seguendo la parte che hai davanti. Nella banda ci sono maschi e femmine di ogni età e livello sociale, dai nove a novant’anni. Spesso trovi il nonno con un figlio/a e un nipote. Non ti senti inutile da anziano perché hai sempre il tuo posto. Credo sia un caso unico.

Storia e tradizione: le bande sono nate circa 2000 anni fa ovviamente con una caratterista dell’epoca. Oggi ce ne sono circa 5000 nel Paese. Per curiosità, nell’isola di Malta ce ne sono un centinaio a fronte di 500.000 abitanti, in proporzione dovremmo averne 100.000... Abbiamo complessi bandistici che hanno anche 250 anni. In sostanza dopo il Comune e la Parrocchia viene sempre la banda. Nel Lodigiano operano 10 complessi su 63 comuni. Molti in difficoltà proprio per mancanza di allievi. Due quest’anno celebreranno i 100 ed i 180 anni. E di pari passo va la tradizione portata avanti per generazioni.

Presenza sul territorio: la banda si sposta su tutto il territorio dove viene chiamata. In particolare le presenze sono per le processioni, il 25 aprile ed il 4 novembre, il 2 giugno, i carnevali, le fiere, i convegni, i concerti, ma anche in altre regioni per manifestazioni particolari.

Volontariato e Cultura: è tutto compreso in quello che avete appena letto.

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Associazione Nazionale. Aderiscono attualmente tutte le formazioni lodigiane all’ANBIMA, riconosciuta dal Ministero dell’Interno e che collabora con i Ministeri della Cultura, dell’Istruzione e del lavoro. È rete nazionale APS secondo i dettami della legge 117 per il terzo settore. Fa parte di Terzjus, di AGIS e si occupa anche di cori e Majorettes. Gli iscritti sono assicurati. A livello nazionale sono iscritti 1500 bande con circa 70.000 aderenti.

Ricordiamoci che sono state le bande le prime a divulgare il nostro Inno, il Canto degli Italiani, a far conoscere la grande musica che si poteva ascoltare solo nei teatri portandola in mezzo al popolo.

Le bande o gruppi di bandisti erano presenti persino nei campi di concentramento ma anche durante la prima guerra mondiale ed ai caduti si suona il Silenzio con la tromba. Durante il drammatico periodo del Covid era la musica che veniva utilizzata per alleviare i problemi. Il “Vincerò” dalla Turandot di Puccini spopolava per dare stimolo e fiducia nel futuro.

Molti grandi personaggi hanno capito l’importanza della musica: Pitagora riteneva che la musica fosse all’origine del mondo delle sfere quindi dell’Universo, l’imperatore Nerone suonava la cetra ed il flauto, Giacomo Leopardi suonava il flauto, Leonardo da Vinci la viola ed inventava strumenti musicali, Galileo Galilei il liuto,il padre Vincenzo tra gli inventori del Melodramma il liuto, la viola e componeva, Dante Alighieri aveva un’alta concezione della musica e citava nella Divina Commedia il liuto, l’arpa, il tamburo, la cetra, Giuseppe Mazzini prediligeva la chitarra e ha scritto un trattato di filosofia sulla musica, Albert Einstein suonava il violino, Napoleone Bonaparte amava la musica e suonava il pianoforte, Papa Pio XII suonava il violino mentre Papa Benedetto XVI il pianforte tutti i giorni e in particolare musica di Mozart, Gabriele d’Annunzio il violino, il regista Woody Allen il clarinetto così come l’attrice Julia Roberts e il regista Pupi Avati. L’ex presidente Bill Clinton prediligeva il saxofono come Maurizio Costanzo, e chi più ne ha più ne metta. Giuseppe Verdi e Pietro Mascagni hanno iniziato dirigendo una banda. Perché questi personaggi che hanno fatto la storia o sono socialmente importanti suonavano? E che dire della reazione incredibile da parte delle piante, e degli animali a dimostrazione dell’effetto della musica? Della Musicoterapia e del perché viene usata negli ospedali, nelle RSA e con esperienze anche in sala operatoria? Che dire che siamo immersi nella musica da prima di nascere e poi per tutta la vita e che parliamo con uno strumento musicale chiamata voce? E potremmo continuare all’infinito... Non dite nulla, rispondete all’invito.

Franco Bassanini

Presidente Interprovinciale ANBIMA (Associazione nazionale delle bande musicali italiane autonome) Lodi Cremona

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