L’agricoltura che ci piace guarda al bene comune

Il commento di Osvaldo Folli

Affermare che la responsabilità della tutela ambientale è di tutti equivale dire una cosa ovvia e ormai assodata. I cittadini sono chiamati a mutare le loro abitudini alimentari. Gli agricoltori e gli allevatori devono accelerare la transizione delle coltivazioni e degli allevamenti verso un’attività più green. È responsabilità dei decisori politici quella di accompagnare questa “rivoluzione” con incentivi mirati ad aiutare soprattutto le aziende più disponibili ad affrontare e superare gli inevitabili problemi per traghettare queste categorie produttive verso gli obiettivi dettati dal Green Deal fissati dall’Ue.

Ora che le proteste messe in atto dagli agricoltori e allevatori a livello europeo si sono esaurite con il rientro dei trattori nei campi, sembra aprirsi uno spiraglio verso un atteggiamento maggiormente responsabile per affrontare in profondità queste problematiche. Anche i politici e le associazioni di categoria sembrano aver compreso che non si può essere sempre contrari (al netto delle prese di posizione per le prossime elezioni europee) a ogni decisione che scaturisce da Bruxelles in materia di transizione ecologica.

Se sono legittime molte richieste di modifiche del Pac (Politica agricola comunitaria) avanzate dal terzo settore, perché coltivare la terra o allevare mucche sono mestieri faticosi e irti di pericoli, altrettanto lo sono le istanze che salgono dalla comunità civile per mangiare un prodotto sano, di qualità, privo di fitofarmaci tossici e prodotto con bassa emissione di gas serra. «Si apre ora - ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, durante il recente Agrifuturo - una sfida per guardare con fiducia al domani del mondo agricolo italiano». «Come governo - ha aggiunto - abbiamo avviato diverse iniziative per promuovere l’adozione di soluzioni innovative nelle aziende agricole con lo scopo di migliorarne la produttività riducendo l’impatto ambientale, pur garantendo sempre la sostenibilità economica del settore con molteplici misure di sostegno».

Sostanzialmente gli stessi concetti ripresi anche dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni al Vinitaly 2024 quando afferma che «saremo implacabili contro chi pensa di usare il nome italiano per vendere prodotti che non hanno l’eccellenza che l’Italia può vantare».

Un prezioso aiuto a supporto del comparto arriva ora anche attraverso la Regione Lombardia con bandi emessi ad hoc per favorire l’attività delle aziende del Lodigiano, «territorio a vocazione agricola - come dichiarato da Patrizia Boffi, consigliere regionale di Fratelli d’Italia - nella regione più agricola d’Italia».

Purtroppo che qualcosa non funzioni perfettamente nelle politiche Ue in materia, in un quadro d’innovazione e sostenibilità tutto da reinventare, è abbastanza comprensibile. Lo si è ben compreso con i giudizi negativi espressi sul Pac da Francesco Pacchiarini, presidente di Confagricoltura a Lodi, durante il recente incontro organizzato dal Partito Democratico presso il Ptp di Lodi dal titolo “Agricoltura nel bacino padano”. Critiche da cui ha preso le distanze Alessandro Rota, presidente Coldiretti Lodi, cui si sono aggiunti i commenti di Lorenzo Guerini (presidente Copasir) che ha rilevato come sia necessaria «una visione più solidale dell’Europa da cui non si può derogare per fare passi avanti in chiave di transizione ecologica». Se senza Europa non si può andare avanti, c’è anche, come affermato da Fabrizio Santantonio nello stesso convegno, «da ricostruire un rapporto più consono fra i consumatori e il mondo dell’agricoltura che non deve essere visto come un nemico dell’ambiente».

Insomma, è convenienza di tutti evitare una guerra sociale che possa mettere in competizione generazioni e ceti sociali aizzando continuamente il malcontento. Che la direzione di marcia indicata dall’Europa sia giusta c’è ormai poco da discutere. Caso mai possiamo accapigliarci sui tempi e modi per arrivare alla meta in tempo per impedire la morte del pianeta.

Ma, questo è proprio il compito della politica e di chi ci governa ( a livello nazionale ed europeo) per risolvere i problemi e perseguire il bene comune. Ci conforta che le categorie produttive di cui si parla sembra abbiano recepito il messaggio. È questa l’agricoltura che ci piace.

© RIPRODUZIONE RISERVATA