La narrazione dell’Africa fuori dai luoghi comuni

Il commento di Daniele Bellocchio

È una storia controcorrente e di speranza quella Kemisola Bolarinwa, giovane ingegnere nigeriana che ha inventato un reggiseno capace di rilevare il cancro al seno sin dallo stadio iniziale. Una storia che abbatte il pregiudizio per cui l’Africa possa essere foriera soltanto di drammi e tragedie e anche quello che le innovazioni scientifiche e tecnologiche possano essere concepite soltanto nei Paesi del mondo economicamente più sviluppati. Kemisola Bolarinwa infatti è una donna nigeriana, laureata in ingegneria elettronica, fondatrice dell’impresa Nextwear Technology e che grazie all’aiuto del suo professore universitario e sfidando il sessismo dominante nella società nigeriana, ha dato vita a un reggiseno che attraverso gli ultrasuoni riesce a rilevare delle forme tumorali e le donne che lo indossano possono ottenere il referto tramite un’app sul proprio telefono. “Quando mi sono avventurata nella tecnologia indossabile, nel 2019, la prima cosa che avevo in mente era sviluppare un dispositivo in grado di rilevare il cancro al seno nella sua fase iniziale dal momento che mia zia è morta per un tumore di questo tipo diagnosticato tardivamente”.Il cancro al seno è la forma più comune di malattia tra le donne in Nigeria e registra anche il maggior numero di decessi. Nel 2020 a più di 28.000 donne nigeriane è stato diagnosticato un cancro al seno e più della metà è morta. In un Paese di oltre 223 milioni di abitanti, la Nigeria ha meno di 90 oncologi ogni 100.000 malati di cancro. Per le donne a cui viene diagnosticato il cancro i costi della radioterapia e della chemioterapia possono essere spesso proibitivi.

Ogni seduta costa tra i 600.000 e 1,5 milioni di naira (600-1.500 sterline) e di solito sono necessarie almeno tre sedute per il cancro al seno in stadio iniziale. I farmaci contro il cancro possono costare circa 300.000 naira al mese, quasi 10 volte il salario minimo mensile in Nigeria. Bolarinwa, che è anche presidente di Women in ICT, un’organizzazione no-profit che cerca di aumentare la rappresentanza femminile nelle industrie tecnologiche, ha poi così proseguito parlando in merito allo Smart Bra (il nome che ha dato alla sua invenzione): “Credo fermamente che questo dispositivo possa dar vita a una rivoluzione nella prevenzione del cancro al seno a livello globale, non solo in Nigeria, grazie alla tecnologia che io e il mio team stiamo introducendo. L’obiettivo è ridurre dell’80% il numero di donne che muoiono di cancro al seno, in linea con l’agenda di sviluppo sostenibile 2030, utilizzando il nostro dispositivo indossabile”. Il progetto ha ricevuto finanziamenti dal governo nigeriano e dalla banca Standard Chartered e la creatrice vorrebbe che fosse distribuito gratuitamente alle donne che non possono permettersi di acquistarne uno. L’invenzione ha ottenuto il plauso e l’interesse internazionale e la speranza è che lo Smart Bra possa essere il punto di partenza di una nuova lotta contro il tumore e anche contro il pregiudizio permettendoci così di considerare l’Africa sotto un’altra punto di vista: a partire da quello della riconoscenza e della gratitudine.

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