La logistica nel Lodigiano e le responsabilità di tutti noi

L’editoriale del direttore del «Cittadino» Lorenzo Rinaldi

Tra l’agosto 2021 e l’agosto 2022 in provincia di Lodi si è registrata una contrazione del 2,9 per cento delle imprese iscritte al registro della Camera di commercio, uno dei dati peggiori di Lombardia (fanalino di coda Cremona). Il calo è legato all’incertezza congiunturale - che accomuna però tutti i territori lombardi - e alla cancellazione d’ufficio delle imprese ferme da tempo. Alla flessione delle imprese non corrisponde una diminuzione del numero di addetti, che al contrario è aumentato. La contrazione delle aziende dunque non è un segnale che al momento va colto con particolare preoccupazione, perché evidentemente sono uscite dal mercato in gran numero realtà che non operavano più da tempo e infatti la ricaduta sul personale non si è avvertita. La ricerca è stata presentata lo scorso 27 ottobre a Lodi, in Banca Centropadana, in un convegno dell’Associazione italiana dei commercialisti. Se il dato del numero di aziende non è particolarmente importante, più interessante sono le dinamiche sottostanti. Nell’ultimo anno si è registrata una contrazione del comparto edilizio: le imprese sono calate del 6,1 per cento e soprattutto si sta sgonfiando la “bolla” creata dai bonus governativi.

Per contro, i settori che dimostrano maggior vivacità sono quello del trasporto e stoccaggio merci (dunque la logistica) e quello della informatica ed elettronica. Il boom degli acquisti online, partito con la pandemia e che non tende a rientrare, fa correre la logistica. Sul fronte informatico la crescita impetuosa della Zucchetti traina l’intero comparto.

Quanto appena illustrato porta a pensare che sul nostro territorio l’economia si muove in maniera disgiunta rispetto alla presunta pianificazione pubblica e risponde semplicemente alle leggi del mercato. Se per la Zucchetti - e in generale per informatica ed elettronica - questo non rappresenta un problema, al contrario permettere che la logistica sia governata dalle sole leggi dell’economia e dalle decisioni di singoli sindaci non è affatto buona cosa.

Cosa sta succedendo da almeno trent’anni nel nostro territorio? Milano sta spingendo fuori dalla sua cerchia lo stoccaggio delle merci, che approdano in maniera sempre più massiccia nel Lodigiano. E la nostra provincia, che ha solo trent’anni di vita essendo stata costituita nel 1992, non è stata in grado di pianificare al meglio lo sviluppo della logistica attorno ai grandi nodi viabilistici. Così ci ritroviamo con un mega polo logistico a Massalengo, lontano dal casello della A1, con una cattedrale nel deserto a Meleti, con un recentissimo gigante di cemento firmato Dhl nel bel mezzo dei campi a Borgo San Giovanni, senza una viabilità adeguata. E sono solo tre esempi. Così abbiamo strade provinciali devastate dai tir e la cui manutenzione è in carico alla collettività, abbiamo poli che sembrano essere stati calati dall’alto in zone senza alcun senso.

E abbiamo - ma non c’è attinenza con gli esempi fatti in precedenza - casi di caporalato, proteste plateali di facchini licenziati dall’oggi al domani, finte cooperative che sfruttano il personale, spesso lavoratori immigrati africani e sudamericani, pericolo di infiltrazioni della malavita organizzata. Questo perché la politica non è stata in grado di pianificare in maniera ordinata lo sviluppo di un settore che - bisogna essere onesti - è impossibile da fermare. Questo perché la società civile spesso ha fatto finta di niente, si è voltata dall’altra parte e, in taluni casi, ha dimostrato di non avere gli anticorpi necessari, forse anche perché il settore della logistica è relativamente nuovo e in fase di forte evoluzione.

Sia chiaro, non tutta la logistica è come quella appena descritta sulla base delle decine di articoli che abbiamo dedicato ai problemi aperti, ma accanto alla buona logistica ci sono purtroppo sindaci che per una manciata di oneri di urbanizzazione hanno buttato alle ortiche il concetto di unità e solidarietà territoriale, non si sono fatti scrupoli di scaricare anche sui comuni vicini centinaia di tir al giorno, hanno permesso di fare scempio del territorio.

La crescita vorticosa del settore e i dati sul commercio online portano a pensare che nei prossimi anni il Lodigiano sarà interessato dall’arrivo di altri poli logistici. Sarà inevitabile e bisogna prenderne atto. Però al tempo spesso possiamo e dobbiamo chiedere ai nostri amministratori pubblici di essere più coraggiosi e meno egoisti. Nei prossimi giorni la Provincia di Lodi chiamerà a un tavolo tutti i sindaci del Lodigiano per far ripartire la pianificazione territoriale. In quella sede sarebbe bello che si riuscisse a definire in maniera condivisa i luoghi strategici in cui la logistica potrà svilupparsi, le aree dismesse da recuperare e le zone in cui, piaccia o meno ai proprietari terrieri, non dovrà essere colato nemmeno un grammo di cemento. Mera illusione? Vogliamo sperare di no. In ogni caso «il Cittadino» continuerà a vigilare con i propri giornalisti, consapevole che spesso chi ha fatto del male al Lodigiano e ai suoi abitanti era il primo a criticare la stampa. Nei nostri archivi abbiamo una tonnellata di esempi a riguardo. La storia non mente.

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