Il Terzo settore rimane
uno dei motori del Paese

di Andrea Casavecchia

Le realtà che animano il Terzo settore mantengono la loro capacità di promozione sociale. Si conferma ancora vitale in questo scenario di crisi. La terza gamba del mondo economico - quella che affianca il mercato e l’amministrazione pubblica - è stata sempre vitale in Italia. Questo traspare dai primi dati pubblicati dall’Istat del Censimento permanente delle Istituzioni non Profit.

I risultati mostrano soggetti dinamici che continuano a creare opportunità lavorative, dato che tra gli oltre 360mila enti i dipendenti superano le 870mila unità. Queste realtà sono anche un volano per le attività di volontariato che sebbene in calo rispetto al passato continua a coinvolgere più di 4milioni e 600mila persone. Gli ambiti di impegno si confermano variegati: il più ampio è lo sport che raccoglie il 32,9% delle istituzioni non Profit, ci sono poi le attività culturali e artistiche (15,9), le attività ricreative e di socializzazione (14,3%), l’assistenza sociale e protezione civile (9,9%).

Un tratto interessante del quadro dei risultati che è stato disegnato nella descrizione dei ricercatori è relativo alle prospettive di crescita che emerse dai territori del Mezzogiorno. Dal 2018 infatti il numero delle Istituzioni in quest’area è aumentata in modo più consistente, anche se la distanza con le altre zone del Paese rimane ampia: nel Nord rimane circa il 50% del totale delle realtà, nel Centro il 18,3%, così Sud e Isole si fermano tuttora al 9,9%.

Il report dedica una lettura più approfondita a quella parte di istituzioni non profit che si occupano di situazioni di disagio e di vulnerabilità (il 23% del totale). Tra loro si trovano realtà che svolgono attività con persone con i diversi tipi di disabilità (56%), che svolgono attività per contrastare le difficoltà economiche o lavorative (31%), che svolgono attività per persone in condizione di solitudine o isolamento (25,3%). Dal report si osserva che i loro interventi non sono soltanto diretti all’assistenza o alla salute, ma cercano anche di agire anche per una maggiore inclusione con lo sport o con attività ricreative ad esempio.

La vitalità di queste Istituzioni no profit che mettono insieme professionalità lavorative, volontari, strutture organizzative ci indica che una parte del mondo del volontariato di sta specializzando. Aiutare e promuovere relazionalità sicuramente nasce in maniera spontanea tra le persone che vivono in una comunità, ma appare sempre più chiaro che se si vogliono conservare la professionalizzazione di alcuni servizi diventa necessaria. Sarà importante allora curare la dimensione della gratuità che corre il rischio di essere offuscata.

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