Il “ritorno” di Berlusconi e il suo reale peso politico

Il commento di Paolo Pissavino

«Noi siamo il pilastro essenziale e leale di questa maggioranza, siamo la spina dorsale di questo governo: per questo siamo in campo, per far sì che le sue decisioni siano davvero corrette, giuste equilibrate»: questo il messaggio alto e forte, ancorché la voce fosse flebile, che Silvio Berlusconi ha voluto lanciare dal San Raffaele alla convention che Forza Italia ha inteso celebrare a Milano tra venerdì e sabato. Ancora una volta, con forza e caparbietà il cavaliere ha voluto superare anche la malattia per dare una forte scossa alla “sua” Forza Italia, ma soprattutto per riaffermare il proprio ruolo politico. In verità, a trent’anni dalla fondazione del suo partito, Forza Italia, e dalla sua “discesa in campo”, come ha sempre amato definire la sua scelta di dedicarsi alla vita politica, Silvio Berlusconi resta certamente il leader più longevo a calcare l’arena parlamentare italiana, arena che ha contribuito a trasformare profondamente. Infatti, ripercorrendo il giudizio che, nel 2009, Renato Brunetta (nel saggio Rivoluzione in corso. Il dovere di cambiare dalla parte dei cittadini, Mondadori 2009) diede sulla incidenza da lui esercitata nella storia politica della Repubblica Italiana, non si può non riconoscere che per almeno due decenni Berlusconi è stato “il perno attorno al quale gira la politica italiana, fin dal giorno in cui annunciò la sua discesa in campo e vinse le elezioni del 1994. Su di lui si regge la coalizione di centrodestra, ma grazie a lui si definisce anche quella di centrosinistra. Inutile, insomma, far finta di non vedere che a sinistra il collante vero è l’antiberlusconismo, mentre dall’altra parte neanche sarebbero state immaginabili, senza di lui, quell’evoluzione e quella crescita che pur ci son state”.

Di certo molti elementi dell’arena politica sono da allora cambiati, però resta innegabile che il cavaliere, con Forza Italia, ha dato vita al primo partito personale nella storia della Repubblica, inaugurando altresì la stagione del “direttismo”, ossia quella ricerca del rapporto immediato tra il “capo” e l’elettorato che ha contraddistinto, a più livelli istituzionali (si pensi, ad esempio, all’elezione diretta del sindaco o del presidente di Regione), gli sviluppi del nostro sistema politico all’indomani di Tangentopoli.

Per molti commentatori, proprio per tale prospettiva, il cavaliere ha aperto la strada al populismo, che poi ha trovato ulteriori e più significative manifestazioni nella Lega, in particolare sotto la guida di Matteo Salvini, così come, soprattutto, nel Movimento 5 Stelle.

Per quanto le elezioni politiche del 25 e 26 settembre 2022 abbiano radicalmente trasformato l’assetto del centrodestra, concedendo a Fratelli d’Italia, il partito della premier Giorgia Meloni, la preminenza all’interno della coalizione, è sicuramente vero che Forza Italia, pur di molto ridotta nella sua rappresentanza parlamentare, risulta componente indispensabile per consentire a Giorgia Meloni di guidare l’esecutivo, dando corso a quelle decisioni che Berlusconi pretende siano “equilibrate”.

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