Il pestaggio davanti al liceo: le frasi sbagliate del ministro

«Praticando solidarietà e impegno, voi ragazzi siete una diga contro la violenza e vi ringrazio, perché indica un modello di vita, che si contrappone a quello di prepotenza, sopraffazione, violenza» ha solennemente affermato il Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Parole che hanno rincuorato il mondo della scuola e dell’educazione sfregiato da espressioni, quantomeno insensibili, del Ministro della Pubblica Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. L’antidoto della solidarietà e dell’impegno indicati da Mattarella sono una luce che illumina il cammino di tanti ragazzi, e costringe gli adulti a pensare e a prendere posizione.

La vicenda di quanto accaduto di fronte al Liceo scientifico “Michelangiolo” di Firenze è nota: la violenta aggressione a due studenti di sinistra in via Colonna ad opera di alcuni giovani, poi individuati dalla polizia come appartenenti a Azione Studentesca, formazione politica giovanile di destra vicino a Fratelli d’Italia. Giovani che sono indagati per violenza privata aggravata e lesioni. La magistratura stabilirà come si sono svolti i fatti che hanno creato scompiglio non solo nella città di Firenze e tra i ragazzi di quel Liceo.

L’aggressione è avvenuta sabato 18 febbraio. Martedì 21, la dirigente scolastica del Liceo “Da Vinci” ha inviato una comunicazione agli studenti del suo liceo e per conoscenza a famiglie, docenti e personale tutto della scuola. Un gesto lodevole, sensato, attento e pienamente giustificato dalla sua funzione. La professoressa Annalisa Savino, come donna di scuola ha raccolto il disagio, lo sgomento dei suoi studenti a fronte dell’accaduto e ha fornito strumenti per capire, per leggere la realtà.

«Messaggio sui fatti di via Colonna» l’oggetto della comunicazione. Un tono colloquiale per cercare di argomentare e di spiegare quanto ha colpito e turbato i suoi alunni. A fronte di questa lettera, che in breve ha fatto il giro dei social, sono arrivate le critiche pesanti del Ministro Valditara espresse durante un’intervista televisiva.

«Impropria» così la definisce il Ministro perché «non compete a una preside lanciare messaggi di questo tipo». Anzi ci aggiunge anche un «ridicola» con riferimento al contenuto dello scritto. Si può discutere in mille modi con una persona, anche non essere d’accordo con le opinioni dell’altro, ma il dileggio e peggio il non comprendere che quelle parole umiliano chi la scuola la vive, non dovrebbe sfuggire al Ministro seppur «dispiaciuto per una lettera che non avrebbe voluto leggere».

Si rimane perplessi di fronte alle espressioni del Ministro che contesta e ridicolizza l’azione di un’insegnante che compie esattamente la sua funzione: sta vicino ai suoi alunni, fornisce strumenti per leggere e comprendere ciò che è accaduto sulla soglia del proprio liceo. Scavalca la burocrazia e mette in atto la funzione più nobile del suo ruolo, in altre parole: educa!

Mentre dalla parte di chi dovrebbe custodire questa funzione arrivano addirittura minacce con il rischio che “impropria” divenga l’insegnante, la dirigente scolastica: ma se non compete a un’insegnate di fornire strumenti per comprendere la realtà, sottolineare la necessità di condannare la violenza, ricordare i fondamenti del nostro vivere comune, gli strumenti democratici e costituzionali, a cosa serve la scuola?

Esagerazioni? Non so. Non credo. Certo la scuola ha diverse funzioni ma seguendo il dibattito di questi giorni, se ci scostiamo dalle partigianerie politiche, si prova solo una grande tristezza, una pochezza educativa del nostro mondo politico e mediale, una riduzione della scuola a supermarket del contenuto.

Eppure anche il Ministro Valditara, che pure è docente e uomo di scuola, sembra aver smarrito, forse solo per un momento, la consapevolezza della necessità di avere lo sguardo puntato sui ragazzi, centro e motore della scuola.

L’antifascismo, la repulsione per la violenza, l’orrore verso chi prende a calci un ragazzo a terra, sono valori di tutti, sono presenti nella carta costituzionale e porli come elementi di dibattito, segnalarli al pensiero e alla riflessione degli studenti, di tutti, dovrebbe essere meritorio non improprio.

La violenza va sempre condannata e mai occhieggiata per partigianeria.

Solidarietà e impegno praticati sono una diga contro la violenza, ci ha ricordato il Presidente Mattarella, sono antidoto alla prepotenza, alla sopraffazione, così come lo sono la riflessione, il dibattito, il confronto delle idee e delle posizioni. E per fare questo la scuola fornisce luogo e strumenti. Una scuola autorevole, non autoritaria, perché come simpaticamente e causticamente ricordava nella sua vignetta Lele Corvi venerdì sul “il Cittadino” «è un attimo passare dalla mascherina al bavaglio».

Stefano Gorla

Rettore Collegio San Francesco - Lodi

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