Il maxi fotovoltaico a Codogno: pensiamo anche alle ricadute

Una riflessione dei cattolici alla luce dell’enciclica Laudato Sì

Buongiorno Direttore e grazie per l’ospitalità, ci riferiamo alla vicenda della richiesta di impianto fotovoltaico a terra a Codogno, di cui tanto si è parlato anche sul Suo giornale. Come Associazione, non abbiamo la competenza tecnica e professionale per esprime una posizione a favore o contraria: ci siamo, per questo aspetto documentati e chiesto pareri professionali approfonditi per farci un’ opinione. Ci preme in questo breve scritto, esprimere anche dal nostro punto di vista, motivi di preoccupazione qualora tale insediamento si realizzerà, pur al netto di altre considerazioni quali la necessità sempre maggiore di energia elettrica, la volontà imprenditoriale di un soggetto privato ( nel rispetto delle leggi), altre installazioni già operative e via elencando.

Intendiamo porre qualche elemento di riflessione per i quali prendiamo spunto dall’Enciclica di Papa Francesco del maggio 2015, Laudato Sì.In particolare, partendo dall’Enciclica, chiediamo a tutte le parti in causa, di porre una riflessione non solo tecnica ma anche etica. Dice papa Francesco:

N.56 “… Nel frattempo i poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono ad ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità umana e sull’ambiente”.

Si tratta di ridare senso e significato alle ricadute che ogni scelta , anche quella ambientale , tende ad avere sulle persone umane che vivono in quel contesto, all’ambiente che ci circonda e non solo.

N.106 “…È come se il soggetto si trovasse di fronte alla realtà informe totalmente disponibile alla sua manipolazione. L’intervento dell’essere umano sulla natura si è sempre verificato, ma per molto tempo ha avuto la caratteristica di accompagnare, di assecondare le possibilità offerte dalle cose stesse. Si trattava di ricevere quello che la realtà naturale da sé permette, come tendendo la mano. Viceversa, ora ciò che interessa è estrarre tutto quanto è possibile dalle cose attraverso l’imposizione della mano umana, che tende ad ignorare o a dimenticare la realtà stessa di ciò che ha dinanzi”.

Rivedere l’intervento umano, come accompagnamento dello sviluppo naturale, ove la manipolazione per interessi speculativi di parte trovino sempre meno spazio a favore della valutazione positiva delle ricadute sulle persone che qui vi abitano.

111. La cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma a una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico. Diversamente, anche le migliori iniziative ecologiste possono finire rinchiuse nella stessa logica globalizzata. Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse, e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale”.

In conclusione chiediamo a tutti coloro, privati, Enti Pubblici e chiunque sia parte in questa vicenda, come in altre situazioni simile del nostro territorio ancora aperte, di avere a cuore lo sviluppo complessivo del territorio, principalmente delle persone che in esse vi abitano, uno sguardo non solo nell’immediato ma pensando alle ricadute che le scelte operate, potranno avere per le generazioni a venire.

*Presidente territoriale Azione Cattolica di Codogno

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