Il Lodigiano in dieci anni si scopre molto più anziano e con molti meno ragazzi under 15. La nostra società cambia: un appello ai candidati sindaci in vista del voto di primavera

L’editoriale del direttore del «Cittadino» di Lorenzo Rinaldi

A dicembre 2022 la provincia di Lodi contava 227.868 residenti.

Di questi 7.000 non erano autosufficienti e i malati cronici erano 79.000, la maggior parte ultra 65enni. La popolazione complessiva degli ultra 65enni era composta da 50.320 persone (quasi un quarto dei residenti totali) di cui 15.280 avevano più di 80 anni e 9.474 vivevano soli.

Nel 2013 la popolazione con meno di 15 anni era composta da 32.485 persone, nel 2023 è scesa a 30.095, con un decremento di 2.390 persone (-7,36 per cento)

Tra il 2013 e il 2023 la popolazione della provincia di Lodi è rimasta sostanzialmente stabile, facendo registrare un piccolissimo incremento di circa trecento unità. Ma è cambiata in maniera evidente la composizione di questa popolazione, la cui “piramide rovesciata” oggi risulta molto meno equilibrata.

Vediamo come. Nel 2013 la popolazione con meno di 15 anni era composta da 32.485 persone, nel 2023 è scesa a 30.095, con un decremento di 2.390 persone (-7,36 per cento). Discorso opposto per la fascia “matura”. Nel 2013 gli ultra 65enni erano 43.787, nel 2023 sono saliti a quota 51.019, con un incremento significativo di 7.232 unità (+16,52 per cento). Crescita percentuale ancora maggiore per gli ultra 80enni, le persone il cui costo sociale è teoricamente più elevato, soprattutto sul fronte sanitario: erano 11.829 nel 2013, sono arrivati a 15.452 nel 2023, con un aumento di 3.623 persone (+ 30,63 per cento). L’ultimo dato che illustra il cambiamento della società lodigiana è quello degli stranieri: nel 2013 i residenti regolari erano 22.690, dieci anni dopo sono 29.251, 6.561 persone in più (+28,92 per cento).

Questi dati certificano che la società lodigiana è cambiata in maniera significativa nel corso dell’ultimo decennio e questa evoluzione deve interrogare tutti noi perché avrà influenza sulla vita futura di ognuno

Questi dati certificano che la società lodigiana è cambiata in maniera significativa nel corso dell’ultimo decennio e questa evoluzione deve interrogare tutti noi perché avrà influenza sulla vita futura di ognuno. Si tratta di informazioni che dovrebbero diventare patrimonio comune di tutti i candidati sindaci che la prossima primavera si contenderanno la guida di 49 Comuni lodigiani, su un totale di 60.

Possiamo identificare tre fronti di cambiamento.

Il primo è quello degli anziani. Il loro forte incremento (l’aumento percentuale degli ultra 80enni è notevole) porta con sè tre emergenze. 1) Abbiamo necessità di un numero maggiore di case di riposo con posti accreditati (i costi del privato puro sono inaccessibili per una buona parte della popolazione).

2) Dobbiamo potenziare i servizi sociali comunali per stare maggiormente vicini a quelli che sono autosufficienti ma vivono soli.

Occorre rafforzare il sistema della medicina di base (i medici di famiglia) oggi drammaticamente in crisi e al tempo stesso dobbiamo rendere realmente funzionali le Case di comunità, attualmente realtà poco comprensibili

3) Infine sappiamo che una quota significativa dei malati cronici rientra nella fascia degli anziani e da questo deduciamo che occorre rafforzare il sistema della medicina di base (i medici di famiglia) oggi drammaticamente in crisi e al tempo stesso dobbiamo rendere realmente funzionali le Case di comunità, attualmente realtà poco comprensibili e, da quanto ci dicono gli stessi medici, in alcuni casi prive di funzioni reali. Si è deciso di fare un investimenti in questa direzione, occorre crederci e implementarli. Così come è necessario ripensare il modello del Pronto soccorso, che oggi mischia inevitabilmente persone con patologie gravi e anziani - magari non gravissimi - ma con condizioni di fragilità. Il Ps è un luogo di frontiera che attualmente accoglie tutti, anche quanti non ricevono risposte adeguate dalle altre strutture sanitarie.

Il secondo fronte del cambiamento è quello dei ragazzi (la fascia di popolazione sotto i 15 anni). Ne abbiamo sempre meno (tra 2013 e 2023 ne abbiamo persi quasi 2.400, un paese intero) e dunque dobbiamo impegnarci a sostenerli e accompagnarli nel miglior modo possibile, perché senza le ragazze e i ragazzi di oggi il nostro territorio non ha futuro. Anche in questo caso possiamo identificare tre ambiti di intervento.

1) Preoccupa la quota dei Neet, coloro che negli anni delle scuole superiori non studiano e non lavorano: la situazione nel Lodigiano è una delle più gravi in Lombardia e non possiamo permettercelo.

2) Il cambiamento della società lodigiana e il suo progressivo invecchiamento portano a pensare che occorre riorientare almeno parzialmente i percorsi formativi dei nostri ragazzi perché una parte di loro in futuro lavorerà nel socio assistenziale e nel comparto sanitario. Oggi il mercato del lavoro già lo chiede, domani lo imporrà.

Oggi le singole amministrazioni comunali possono mettere in campo politiche amiche della famiglia - dagli asili nido agli spazi gioco

3) Pochi ragazzi oggi, significa che ieri abbiamo fatto meno figli. Invertire questa dinamica richiederà investimenti importanti a livello nazionale e un numero di anni elevato. Ma già oggi le singole amministrazioni comunali lodigiane possono mettere in campo politiche amiche della famiglia - dagli asili nido agli spazi gioco, dalla calmierazione delle spese per i bambini a una politica fiscale agevolata - e magari guardare a quel che avviene vicino a noi, come nelle valli bergamasche, dove si sta contrastando la denatalità e lo spopolamento con progetti coraggiosi che mettono insieme più comuni.

Il terzo fronte del cambiamento è quello degli stranieri.

1) Non si tratta di affrontare il tema dal punto di vista ideologico, ma di prendere atto della realtà dei fatti: oggi la società lodigiana è composta per una quota significativa da persone che non sono nate in Italia. E dunque occorre lavorare per una maggior integrazione, investendo risorse economiche - a partire dalla scuola - ma al tempo stesso è necessario richiedere uno “sforzo di integrazione” ai nuovi arrivati, perché il tema dei doveri è fondamentale.

2) Gli stranieri integrati saranno parte attiva della nostra nuova società e questo permetterà a tante nostre piccole comunità di poter contare su risorse inattese, anche dal punto di vista economico. Non dimentichiamoci che l’integrazione passa anche dal lavoro e chi lavora è un contribuente.

3) Già oggi una parte degli stranieri residenti nel Lodigiano lavora nel comparto sociale e socio-sanitario. Vengono dall’estero moltissime badanti, un numero non indifferente degli operatori assistenziali delle case di riposo e di infermieri dei nostri ospedali. Fino a qualche decennio fa questo era un quadro inimmaginabile. Oggi questo scenario si sta consolidando in fretta. Domani sarà la normalità.

(I dati citati nell’articolo sono stati diffusi in occasione del convegno delle sigle dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil a Montanaso Lombardo)

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