Il confine insopportabile tra vecchi e nuovi italiani

Nel Bel Paese oggi una persona su dieci è straniera

Dopo un periodo di flessione la presenza di cittadini stranieri nel nostro paese è ripresa a crescere. Siamo tornati intorno alle 6 milioni di presenze, circa il 60 per cento di loro proviene da Paesi esterni all’Unione Europea come indica il 28esimo Rapporto Ismu sulle migrazioni. È stata superata un’altra volta l’asticella del 10 per cento della popolazione residente. Il contributo maggiore alla crescita attuale è stato offerto dagli immigrati regolari non ancora residenti. Quelli che - come spiega il Rapporto - non sono ancora registrati all’anagrafe: hanno quindi un permesso temporaneo; un contributo più contenuto è offerto dai cittadini stranieri residenti, mentre il gruppo che contrae la sua presenza è quello degli immigrati irregolari.La crescita è dovuta essenzialmente all’aumento del numero di ingressi per ragioni di lavoro (i permessi sono stati oltre 242mila), invece solo il 12,8 per cento dei nuovi ingressi è dovuto a motivi di asilo e altre forme di protezione.

Però la composizione della popolazione italiana è sempre più variegata anche per altri motivi. Nonostante tutti gli ostacoli che vengono creati per aggiornare la datata legge sulla cittadinanza scritta su logiche, che permettevano di conservare le origini italiane ai migranti che raggiungevano le varie parti del mondo, inizia a essere consistente anche il numero delle acquisizioni di cittadinanza: oltre 121mila persone sono diventati nuovi italiani. Il 41 per cento delle acquisizioni ha seguito l’iter più lungo (10 anni di residenza ininterrotta in Italia), un altro 11,9 per cento è dovuto ai matrimoni con italiani, mentre il rimanente 47 per cento è soprattutto da attribuire alla trasmissione della cittadinanza ai figli dei diritto acquisito dai genitori. Le stime dei ricercatori valutano che oggi in Italia risiedono quasi 1 milione e mezzo di nuovi italiani.

I numeri del rapporto mostrano che le vite di cittadini italiani si intrecciano nel mondo del lavoro, nel quale si contano oltre 2milioni di occupati l’11,2 per cento del totale dei lavoratori in Italia. I loro figli frequentano le scuole: gli studenti con una cittadinanza diversa da quella italiana sono il 10,3 per cento. Secondo poi i dati Istat circa un matrimonio su dieci celebrato nel 2021 vedeva la presenza di almeno un coniuge non italiano.

Tutti questi indicatori che ci fanno vedere la vitalità interculturale in Italia mostrano come la cittadinanza fondata ancora sullo jus sanguinis stia diventando un inconsistente confine che finisce per bloccare parte delle vite di alcune persone invece di integrare la diversità presente nel paese.

*Sociologo, docente di welfare e cittadinanza sociale e assegnista di ricerca presso l’Università di Roma Tre

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