I rapporti tra Milano e Lodi e il problema camerale

Il commento di Fabio Milella, direttore di Lodi export

Ho letto con piacere l’articolo con cui il direttore ha aperto un dibattito sullo sviluppo della Città Metropolitana e le sue possibili ricadute sul Lodigiano, dibattito che cerco di arricchire con un contributo personale, da operatore che si sposta con regolarità tra la Provincia di Lodi e l’area di Milano, bruciando chilometri di asfalto e consumando marciapiedi.È vero che si tratta di una tendenza in atto a livello europeo, ma anche le recenti disposizioni quali il rinforzo della ZTL, l’ampliamento dei divieti di circolazione automobilistica e perfino l’estensione dei posteggi a pagamento fino all’estrema periferia a ridosso delle tangenziali, confermano la volontà dell’amministrazione meneghina di disincentivare sempre più il libero accesso alla città nella sua interezza, anche per coloro che si trovano a dover utilizzare i propri automezzi non per spasso ma per poter raggiungere il loro posto di lavoro (che, vale la pena di ricordarlo, rimane in cima ai diritti sanciti dalla nostra Costituzione). In realtà, che le pur legittime esigenze di tutela ambientale siano solo la foglia di fico per coprire inefficienze di sistema e agende di stampo più o meno ideologico è confermato dalla perdurante carenza di mezzi pubblici e dai relativi costi che invece, come ben documentato anche su queste colonne, sono in perenne aumento.

A livello istituzionale, abbiamo sempre visto con scetticismo la “corsa” verso la fusione camerale con Milano, date le distanze molto più marcate di quanto non dica la trentina di chilometri scarsi che ci separano dalla “capitale dell’impero”: sul piano storico, economico, territoriale, culturale.

I fatti si sono facilmente incaricati di confermare questi timori, con la struttura istituzionale locale evaporata o che ha mantenuto un ruolo di pura rappresentanza formale, senza alcun potere di incidere davvero sui processi decisionali importanti, e con i maggiori fondi teoricamente disponibili che spesso risultano difficilmente appetibili per le nostre piccole realtà produttive, in quanto calati dall’alto sulla base di interessi estranei al territorio, gravati da meccanismi complessi, annacquati da tortuose istruttorie e mortificati da un carico burocratico spesso ridondante fino al parossismo.

Non potendo invertire il corso della storia, vediamo con favore la ricerca di sinergie dal basso e convergenze con i territori limitrofi su progettualità concrete, possibilmente assecondate dalla mano pubblica ma anche in grado di muoversi in autonomia rispetto all’ambito sempre più autoreferenziale in cui operano le istituzioni, le quali, oltre a patire una dilagante crisi di consensi e di rappresentatività, soffrono di margini di manovra ridotti, a causa, piaccia o no, della cessione o comunque della progressiva perdita di quote di sovranità a favore di organizzazioni (e interessi) sovranazionali.

Ben vengano quindi anche progetti di sviluppo immobiliare che pongano al centro il benessere delle persone, minato nel territorio milanese da costi proibitivi, servizi di qualità sempre più elitari e degrado delle periferie, e che siano sostenuti da un rilancio delle infrastrutture di collegamento e da nuove opere (di cui lo stadio del Milan a San Donato può essere un esempio), che possano far crescere la rilevanza strategica del territorio e portare lavoro, servizi, turismo e riequilibrare l’interscambio lungo l’asse nord – sud.

Anche per quanto riguarda il mondo produttivo, il nostro osservatorio conferma negli anni il trasferimento spontaneo di diverse attività dalla metropoli nel Lodigiano e nel Sud Milano in genere, e tutt’oggi riscontriamo casi di ditte che ci contattano per chiedere informazioni e riferimenti utili a questo proposito.

Occasioni come il nostro Meeting annuale, che si è celebrato proprio la settimana scorsa, aiutano a promuovere le relazioni tra imprese e operatori del territorio ma anche a coinvolgere soggetti esterni, società e professionisti provenienti da tutta Italia, che grazie a noi spesso “scoprono” con sorpresa (o riscoprono) il Lodigiano, non solo dal punto di vista economico ma anche sociale, culturale, paesaggistico.

A questo riguardo, il nostro Consorzio è altresì impegnato a promuovere un progetto incentrato sulla filiera dell’idrogeno verde, con ricadute occupazionali potenzialmente importantissime.

Insomma, di opportunità da offrire il territorio ne avrebbe tante e, per la parte di nostra competenza, siamo pronti a raccogliere la sfida e ad aiutare le imprese che vogliano sganciarsi dalla metropoli congestionata e investire sul Lodigiano al fine di individuare interlocutori più immediati, maggiore libertà d’azione e servizi su misura per ravvivare le loro ambizioni di espansione sui mercati internazionali. 

Direttore Lodi Export

© RIPRODUZIONE RISERVATA